La mia terza visita nel Xinjiang (Parte II)
  2012-11-23 22:24:58  cri

Il Xinjiang, la regione dell'ovest cinese di cui vi stiamo parlando, è abitata da gente coraggiosa, abituata alla dura vita nei deserti e sui monti. Però forse non sapete che un tempo questi deserti erano lussureggianti foreste popolate da enormi dinosauri. Come ho ricordato nel programma precedente, nel corso della mia visita nel Xinjiang nel 2007 mi sono avventurata nel deserto della Zungaria, visitando il sito dove è stata ritrovata una grande quantità di ossa di vari tipi di dinosauro. Gli scavi sono ancora in corso, portati avanti dai ricercatori dell'Istituto di Paleontologia di Beijing, che vengono qui tutti gli anni d'estate per alcuni mesi. D'inverno la temperatura del deserto scende a decine di gradi sotto zero! Nei pressi si trova la seconda foresta pietrificata del mondo dopo quella dell'Arizona, negli USA, in cui si possono ammirare degli spettacolari resti pietrificati di radici e tronchi d'albero.

In una zona desertica sconfinata, con dei monti brulli in lontananza, qua e là spuntano dei tronchi pietrificati enormi. Mi hanno anche detto che i monti sono cosparsi di ossa di dinosauro, che è molto difficile proteggere dalle razzie dei ladri. Però, nel corso della mia recente visita nel Xinjiang, ho scoperto che non è più necessario attraversare il deserto per ammirare le ossa e le uova di dinosauro, anche se gli amanti dell'avventura lo faranno lo stesso, basta visitare il Museo dei Dinosauri di Changji, una città situata 35 km a ovest di Urumqi.

Di forma avvenieristica, simile a quella di un dinosauro, il museo è stato inaugurato nel maggio del 2009. E' del tutto gratuito, e ospita i resti di moltissimi tipi di dinosauri, fra cui l'enorme Mamenchisaurus sinocaradorum, lungo 26 metri e pesante fino a 50 tonnellate, vegetariano, e di altri esemplari carnivori. All'ultimo piano, un film animato in 4D sulla vita e morte dei dinosauri riempie di eccitazione il pubblico, visto che nelle scene di terrore le poltrone si spostano a destra e sinistra e in alto e basso, e si sente su viso il soffio dei dinosauri. A parte questo, non mancano le attività per i bambini, quindi il museo è diventato una delle mete favorite delle gite domenicali delle famiglie di Changji e della vicina Urumqi. 

In realtà Changji offre molte altre attrattive oltre al Museo dei Dinosauri. Fra queste spicca la Strada della Gastronomi. E' un quartiere ricostruito nello stile tradizionale dell'etnia Hui, dominato da un grande arco tradizionale di ingresso, che si apre su uno spiazzo su cui si affacciano botteghe e trattorie di specialità locali. Fra queste spiccano i dolci fritti con ripieno di pasta di soia, gli involtini con ripieno di verdura, la zuppa di vermicelli di riso, carne di manzo e verdura, gli onnipresenti spiedini di carne di montone, il tè al latte, ecc. Davanti a certe botteghe la gente fa addirittura la fila, un segno del prestigio di cui godono i loro prodotti. Non mancano le botteghe di prodotti artigianali, per cui una visita vale davvero la pena.

Nei pressi della Strada della Gastronomia si trova un altro interessante sito da visitare: il Museo del Magazzino dei Cereali, costruito nell'anno 1758, durante il regno dell'imperatore Qianlong, che serviva a rifornire la locale guarnigione militare. Nelle sale interne sono esposti dei vecchi attrezzi agricoli e per la fabbricazione di formaggio di soia, olio di sesamo e aceto. I militari secoli fa dovevano provvedere a tutto, visto che erano così isolati, in pieno deserto. Però, durante la mia recente visita, ho scoperto che Changji, situata in una zona desertica, è una modernissima città industriale costellata di piacevoli quartieri residenziali immersi in meravigliosi giardini fioriti, con stagni, laghetti e padiglioni, una vera meraviglia se si considera l'aridità della zona.

Adesso la città è molto popolata, per via delle molte fabbriche presenti. Fra questi spicca il colosso cinese degli impianti elettrici, la TBEA, che costruisce trasformatori per centrali idroelettriche, termiche e nucleari, sistemi di trasmissione e distribuzione, ecc., e che ha delle filiali in molte altre città cinesi e progetti in tutta la Cina e all'estero (Kirkizistan, Pakistan, Kazakistan, Filippine). La sede di Changji è interessante sia per la sua tecnologia avanzata, che per il fatto che è un'industria-giardino. E' immersa in prati verdissimi, e ha un personale giovane e dinamico a cui l'azienda offre un ottimo trattamento salariale e facilitazioni per l'acquisto di alloggi e anche per convolare a nozze. Infatti, visto che il personale è prevalentemente maschile, la fabbrica organizza degli incontri con ragazze di fabbriche locali a manovalanza femminile, e dei matrimoni collettivi per le coppie così formate.

Ho accennato all'attenzione per il verde che caratterizza la città di Changji, posta non lontano da Urumqi, capoluogo della regione autonoma del Xinjiang Uygur. Questa attenzione trova anche espressione nel Parco statale di scienze e tecnologie agricole costruito da poco su un'enorme superficie alla periferia della città. Dal direttore Liu Huairang, che ci ha fatto da guida nella visita, ho saputo che il Parco collabora con l'Accademia di Agricoltura di Beijing e con altri istituti di ricerca di tutta la Cina per effettuare degli esperimenti sui più avanzati tipi di coltivazione (idroponica, ad irrigazione controllata, ecc.) di verdure e piante, adatti ai climi aridi, che vengono messi a disposizione dei contadini locali in modo da migliorare le loro condizioni economiche.

Queste moderne tecniche di coltivazione sono presentate in decine di modernissime serre di vetro, dove da dei lunghi tubi bianchi di metallo spuntano verdi ciuffi di insalata e di piante ornamentali, che crescono nell'acqua, senza bisogno di terra. Le serre ospitano anche una grande varietà di piante tropicali, alcune delle quali rarissime, come l'antichissima felce Shaluo, che ho visto per la prima volta. Straordinario anche un bonsai di sandalo, che cresce molto lentamente, per cui, anche se ha ormai cent'anni di vita, il tronco contorto non raggiungeva il mezzo metro di altezza, ed emanava un leggero profumo.

Per la Festa Nazionale cinese del primo ottobre, il Parco ha organizzato una mostra di crisantemi su circa un ettaro di terreno, una vista straordinaria per via delle fasce di colori bianco, giallo e porpora dei fiori.I crisantemi non siano tipici della regione, infatti sono stati introdotti dall'entroterra, per indurre i contadini locali a coltivarli a loro volta per l'esportazione. Infatti, lo scopo principale del parco è studiare nuove tecniche e tipi di coltivazione per favorire la popolazione locale, da sempre svantaggiata dal clima arido del posto, e che quindi fino a poco tempo fa era ancora molto povera. Ora invece, grazie ai progressi della scienza e tecnologia agricola, può coltivare in serra verdure, fiori e frutta, da offrire estate e inverno sui mercati delle città.

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