Il mercato è un'energia rinnovabile
  2014-10-04 20:45:33  cri

La Cina vuole uno sviluppo sostenibile e il governo garantisce gli incentivi. Il mercato è immenso e impegnativo, ma la capacità di innovazione e la duttilità delle imprese italiane ne avranno ragione. Conversazione con Guido Giacconi.

La Cina è impegnata in una grande trasformazione. Dopo aver tratto una lezione dall'inquinamento ambientale e dal cambiamento climatico indotti dal modello di sviluppo tradizionale, basato su petrolio e carbone, il governo sta spostando l'attenzione verso lo sviluppo sostenibile e le energie rinnovabili. Rispetto ai paesi avanzati l'industrializzazione delle rinnovabili in Cina è partita in ritardo e la tecnologia è piuttosto arretrata. Tuttavia, per le sue abbondanti risorse naturali, l'enorme potenziale del mercato e gli incentivi del governo, il settore attira molti investimenti, pur avendo necessità crescente di ottenere dall'estero tecnologia avanzata, come quella vantata dall'Italia – che ha infatti inserito le rinnovabili nel pacchetto delle collaborazioni con la Cina. In che modo dunque i due Paesi lavoreranno insieme in questo settore? Guido Giacconi è il presidente di In3act, da anni consiglia gli investitori italiani che operano in Cina nel mercato delle rinnovabili ed è un estimatore della politica cinese di incentivazione. Ha analizzato il meccanismo della cooperazione bilaterale e lo ha spiegato a Cinitalia.

La Cina ha l'opportunità storica di diventare una potenza in campo energetico. Il programma per le rinnovabili varato dal governo nel XII Piano quinquennale afferma che queste occuperanno una quota consistente nella futura industria energetica. Il governo promuove, ad esempio, la costruzione di infrastrutture per "l'attivo e ordinato sviluppo del settore idroelettrico", "l'efficace e sicuro sviluppo dell'energia nucleare", "l'accelerazione dello sviluppo dell'energia eolica e delle altre energie rinnovabili" e "la promozione della costruzione di una rete elettrica intelligente e di impianti di ricarica per auto elettriche". In tale contesto politico quali sono le prospettive del mercato cinese delle rinnovabili?

La Cina ha in programma di quadruplicare da qui al 2020-2030 la propria potenza d'installato delle rinnovabili, che, escluso l'idroelettrico, dovrà arrivare a circa 300 gigawatt d'installato. Lo sviluppo delle rinnovabili in Cina è un evento planetario. La maggior parte dei 300 gigawatt sarà di origine eolica, assegnando quindi all'eolico una preminenza nel piano energetico, sebbene il XII Piano quinquennale e tutte le nuove normative d'incentivazione riguardino tutte le fonti rinnovabili (eolico, solare, biomasse) anche con l'obiettivo di realizzare un serio risparmio energetico. Nelle rinnovabili viene annoverato l'idroelettrico. La fonte idrica è rinnovabile per definizione e la Cina, insieme all'Italia, qui vanta una leadership mondiale storica. Per spazi e prospettive l'attuale mercato delle rinnovabili è immenso.

Il governo cinese si sta impegnando a creare un ambiente politico favorevole ed incoraggia l'apertura del mercato, promuovendo le rinnovabili grazie alle nuove tecnologie. Con l'intento di investire, da qualche anno un numero sempre maggiore di imprese di Paesi sviluppati vengono a sondare il terreno in Cina e tra queste non poche sono le aziende italiane. Il Pacchetto per la collaborazione sino-italiana nel settore delle tecnologie ambientali e dello sviluppo sostenibile riguarda per la maggior parte le rinnovabili e nel contempo i due governi stanno promuovendo dibattiti sulla cooperazione nel settore, facilitando i contatti tra le imprese. In quali ambiti del mercato cinese le imprese dei due Paesi hanno maggiori opportunità di collaborazione?

La Cina non inizia ora ad investire nelle rinnovabili, esiste già una tecnologia nazionale di buon livello, in alcuni casi di ottimo livello, con cui difficilmente le aziende italiane possono competere. La Cina è il primo produttore mondiale di pannelli fotovoltaici e ha ormai un'esperienza di pale eoliche e di turbine assolutamente all'avanguardia. Questo non significa che non esistano dei settori di nicchia, di avanguardia, di continua innovazione. Ad esempio, nell'eolico c'è l'enorme ostacolo dell'impredicibilità della produzione eolica e una buona parte degli impianti eolici cinesi purtroppo non produce perché la rete nazionale è abbastanza obsoleta. Quindi, ad esempio, in tutto il segmento delle smart grids, dell'evoluzione della rete elettrica cinese, le aziende italiane occupano uno spazio assai rilevante. Poi c'è il tema delle biomasse, dove la Cina è un po' indietro tecnologicamente e l'Italia è molto avanzata. Le biomasse sono tipicamente impianti di piccola-media taglia che potrebbero essere utilizzati per la produzione dell'energia elettrica soprattutto nelle aree rurali, dove l'Italia può giocare un ruolo strepitoso.

Anche le aziende di altri Paesi avanzati investono in Cina nelle rinnovabili… il governo cinese consulta numerosi Paesi e ciascuno ha il suo punto di forza. Secondo Lei, dove l'Italia è più competitiva?

Nel campo delle rinnovabili l'Italia non è l'unica ad avere tecnologie d'avanguardia a livello globale, è ovvio, storicamente anche la Germania offre soluzioni avanzate ed è senz'altro il maggiore concorrente dell'Italia in Cina. Un punto di forza dell'Italia è la maggiore flessibilità delle sue PMI, che permette una migliore capacità di adattamento alle esigenze locali cinesi. Un altro fattore che ci rende competitivi, in particolare rispetto alla Germania, è la continua capacità di innovazione e di creatività. Ovviamente l'ha anche la Germania… ma l'Italia ha una abilità creativa e innovativa molto diffusa tra le piccole aziende e la ritengo superiore a quella dei grandi gruppi tedeschi. Inoltre, abbiamo alcuni segmenti dove anche i nostri enti di ricerca pubblici producono soluzioni all'avanguardia.

Che consigli darebbe alle aziende italiane interessate alle rinnovabili in Cina? Quali difficoltà devono considerare?

Il primo problema è… conoscere la Cina. E' un mercato emergente, complesso, non serve un approccio tradizionale. Quello che sta accadendo in Cina, non solo per le rinnovabili ma in tutti i settori, è un evento epocale, mai verificato prima nella storia dell'umanità... L'ostacolo quindi che l'Italia deve affrontare è anzitutto di comprensione, che non significa soltanto capire gli elementi e le dinamiche del mercato, ma anche gli aspetti culturali e le complessità che esso implica. Dico sempre che non esiste un mercato cinese, ne esistono molti compenetrati a livello geografico e all'interno della stessa geografia esistono molti layers di segmenti di mercato e devono essere conosciuti, altrimenti si rischia di fare un buco nell'acqua. L'altro fattore che le aziende devono valutare è la prospettiva. La Cina non è un paese di breve termine: vista la dimensione del mercato, bisogna investire tempo e risorse e avere la capacità di attendere l'evoluzione delle opportunità che la Cina presenta.

Il mercato cinese delle rinnovabili è dominato dalle aziende statali, ma grazie agli incentivi politici centrali e locali anche alcune PMI stanno acquistando rilevanza. Chi è il partner cinese ideale per l'investitore italiano e quale modello di partnership potrebbe essere più efficace?

Esistono in Cina molte tipologie di aziende e, come lei diceva, ad oggi il segmento più importante rimane quello statale, le cui imprese hanno assai spesso un mandato politico e non solo industriale a sviluppare le energie rinnovabili. Sono pochi i soggetti privati attivi e poi esiste, come in Italia, una miriade di PMI padronali, probabilmente ancora non pronte ad una partnership con operatori occidentali. Questo assetto però si sta evolvendo rapidamente, c'è discussione anche a livello governativo su quale debba essere il ruolo economico delle State-owned enterprises nei prossimi 10-20 anni e quale sarà il loro processo di parziale privatizzazione: l'assetto industriale cinese perciò sicuramente muterà. Al momento è impossibile per un italiano in Cina lavorare da solo nel settore delle rinnovabili, perché laddove si debba operare con incentivi (fiscali, ad esempio) un'azienda italiana non può farlo da sola. La partnership con i cinesi è secondo me indispensabile. Un altro dilemma riguarda la partnership: con aziende statali o private? In questo momento ritengo che quella con un'azienda statale o semi-statale sia ancora da privilegiare. Anche se le imprese statali cinesi sono burocratiche, grandi, con processi decisionali lunghi e strutture organizzative molto complesse, tuttavia, se si ha la possibilità di iniziare una tale collaborazione e la si sviluppa, l'implementazione delle soluzioni tecnologiche risulterà facilitata. Soprattutto sarà semplice l'accesso alle incentivazioni, alle tariffe incentivate, alle defiscalizzazioni. E così via…

 Forum  Stampa  Email  Suggerisci
Messaggi
Dossier
• Concorso a premi sul tema "Amo studiare la lingua cinese"
Cari amici, con il continuo crescere della febbre per lo studio della lingua cinese, ora nel mondo coloro che tramite vari canali studiano la nostra lingua superano ormai i 40 milioni, ivi compresi molti italiani. La sezione italiana di RCI sta esplorando nuovi canali per aiutarvi ad apprendere e migliorare il vostro cinese in modo più facile e comodo...
Angolo dei corrispondenti
Foto
Eventi
• 60 anni della Nuova Cina
• Primo convegno letterario italo-cinese
• Amo il cinese
© China Radio International.CRI. All Rights Reserved.
16A Shijingshan Road, Beijing, China. 100040