Il distretto di Milin ("oasi verde", in tibetano), posto una settantina di km a sud-ovest di Bayizhen, è noto sia per la sua abbondanza di erbe medicinali che per la presenza dell'etnia minoritaria Luoba, che da millenni vive nei boschi, occupandosi di caccia. Questa mattina, tuttavia, per incontrare i Luoba non siamo andati a cercarli sui monti, ma nella circoscrizione Luoba di Nanyi, posta a 5 km da Milin, in un villaggio in cui si sono trasferiti verso la metà degli anni '80 per iniziativa del governo locale. E' stato impressionante incontrare un Luoba nel suo costume tradizionale di lana di pecora nera, con in capo un cappello rotondo di canne intrecciate, al collo una pesante collana di pietre azzurre, e in spalla una faretra di legno piena di frecce... Le donne invece indossano abiti di lana nera, mollettiere rosse e gialle alle gambe, pesanti collane e decorazioni rotonde di ottone in vita. Prima di trasferirsi nel villaggio, i Luoba erano cacciatori, si nutrivano di frutta selvatica e di selvaggina, e vivevano una dura vita in casette di legno e di pietra sui monti. Ora invece sono pastori d'estate e raccoglitori di Dongchong Xiacao (un'erba medicinale pregiata selvatica) in primavera, inoltre guadagnano qualcosa con il turismo, l'intreccio di canestri e la tessitura a mano di stoffe colorate. Vivono nel villaggio in belle case a un piano costruite con i sussidi governativi, i giovani vanno a scuola e alcuni addirittura riescono a frequentare l'università, il che costituisce un cambiamento radicale rispetto al passato.
Nel distretto di Milin, non solo i Luoba vivono una vita migliore, ma anche i tibetani locali: una visita al villaggio Gongbu, presso il canyon del fiume Yarlong Zampo, ci ha rivelato la nuova realtà di benessere della comunità tibetana. Le strade asfaltate del villaggio sono affiancate da salici e noci secolari, fra cui spiccano case nuove a due piani, con degli splendidi portali e finestre in legno scolpiti in stile tradizionale. Accanto si notano alcune vecchie residenze, con la stalla al pian terreno, i quartieri di abitazione al primo piano e i granai sotto il tetto: le pareti nere della cucina recano motivi decorativi bianchi (realizzati con lo yoghurt) di matrice buddista, molto interessanti, mentre qua e là spiccano mestoli, pentole e attrezzi da lavoro. Che differenza rispetto alle case nuove! Una di queste è adibita a guest-house, e serve i turisti che visitano il grande canyon vicino. Il padrone di casa è un tibetano sui 45 anni, con due figli che vanno a scuola nell'entroterra cinese. Pare che il villaggio vanti molti ottimi studenti: una ragazza di 17 anni, a casa in vacanza, ci ha detto di aver appena terminato le superiori a Shanghai e che sta per partire per un'università del Guangdong; una ragazza di 13 anni invece, che abbiamo incontrato mentre era festeggiata con un pranzo di addio in un ristorante di Milin, sta per partire per Hefei, nella provincia dell'Anhui, per frequentare le medie-superiori secondo il piano statale di sostegno all'educazione dei giovani tibetani. Questi giovani paiono felici di lasciar casa e di vedere altre realtà, come tutti i giovani del resto del mondo: ritorneranno chi medico, chi informatico, dando una mano all'ulteriore progresso della loro terra.