La sera a Bayizhen la gente si raduna nello spiazzo rotondo del giardino pubblico e danza gioiosamente il "Guozhuang", un ballo folcloristico tibetano: uomini, donne, anziani e bambini girano in tondo al suono della musica, le anziane in costume e le giovani in pantaloni lunghi. Uno spettacolo davvero entusiasmante! Alle 10 di sera, le strade della cittadina brulicano ancora di auto e di gente, fra cui turisti provenienti da Beijing e dal Liaoning, insomma dal capo opposto della Cina, qui per visitare lo straordinario spettacolo del grande canyon del fiume Yarlong Zampo. Infatti il fiume, che arriva da ovest, è costretto a fare un'enorme deviazione verso nord per la presenza del massiccio del Nanga Parbat, alto 7782 metri, formando il canyon più profondo, stretto e lungo del mondo. Il canyon è inserito in un parco nazionale visitato ogni giorno da migliaia di turisti. Lo spettacolo è unico. Per cominciare, i 120 km di strada da Bayizhen sono spettacolari per i monti boscosi, i pascoli, i campi e i villaggi: è in corso la raccolta del grano, effettuata a mano o con piccole mietitrici, mentre porcellini neri, cani e mucche attraversano a piacere la strada, incuranti del traffico, anche se spesso i cani fanno una brutta fine...La zona è abitata dalle minoranze Luoba e Menba, un tempo cacciatori, mentre ora molti sono impiegati nel parco nazionale come guardie, mentre le donne vendono oggetti di artigianato sulle bancarelle. Il canyon è stato sviluppato da una compagnia turistica, che ha asfaltato i 70 km di strada che portano ai principali punti panoramici. Visto che si tratta di un parzo nazionale, i turisti possono vederne solo una minima parte, per tutelare la fauna e la flora pregiata locale. Sono stati però attrezzati alcuni sentieri nella foresta, uno dei quali porta a Muoto, una remota cittadina fino a poco tempo fa priva di collegamento stradale, l'ultima della Cina. Il trekking, effettuato con guide e portatori, dura 3-4 giorni, e la sera si riposa presso le case dei montanari o in tenda. Nel tratto precedente le rapide, il canyon si può anche percorrere con i motoscafi della compagnia turistica, che, da come abbiamo visto oggi, fa degli affari d'oro. Ha fra l'altro realizzato un centro di accoglienza che ha vinto un premio internazionale di architettura: del tutto in pietra, nello stile locale, contiene un ampio ristorante, servizi e sale di libri e souvenir, decorate con bellissime foto della zona risalenti agli anni '50, quando era ancora allo stato originale: cacciatori con arco e frecce, carovane di uomini e animali in marcia sui ghiacciai, donne in costume, uomini che coi picconi scavano una strada lungo il ripido pendio di un monte, e ricchi trasportati a spalle da poveri portatori, un simbolo del sistema schiavista praticato nel posto fino alla liberazione pacifica. Insomma un vero e proprio libro di storia di questa zona remota, che negli ultimi anni ha visto un cambiamento radicale con il turismo legato alla bellezza del suo paesaggio. Ma non è finito: queste meravigliose vallate boscose sono sempre state ricche di erbe medicinali, al punto che la farmacia tradizionale tibetana è nata proprio qui nell'8° secolo d.C., quando il grande medico Yutuo vi costruì un centro di studio e vi compilò il "Classico di medicina in 4 parti", il canone nella medicina tibetana. La casa farmaceutica "Qizheng", situata a Bayizhen e che ha ereditato lo spirito di Yutuo, prepara farmaci ormai venduti in tutta la Cina. Infatti, secondo l'illustrazione del responsabile Bianba, la medicina tibetana presenta molti contenuti etici legati al Buddismo, e un concetto di cura sia fisica che spirituale della persona, molto avanzato se si pensa che risale a più di mille anni fa. La casa farmaceutica dà anche lavoro a una cinquantina di disabili locali, e si distingue per gli impianti avanzati e una continua innovazione, al punto che possiede centri di ricerca e sviluppo anche a Lhasa e prossimamente a Beijing. L'entusiasmo per la causa della farmacia tibetana di Bianba e dei giovani della casa farmaceutica "Qizheng" mi sembra un segno della completa rinascita in atto della cultura tibetana, del che non si può non compiacersi.
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