L'ambasciatore cinese: Roma capitale degli eventi del nostro Anno Culturale
  2010-10-22 17:15:25  cri
«Stiamo lavorando a più di cento iniziative tra spettacoli, mostre, forum, meeting e concerti. E Roma sarà la capitale di questo Anno Culturale della Cina in Italia».

Parla con tono solenne Ding Wei, che da questa primavera è il nuovo ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese, forte di un master in letteratura e di esperienze di studio, oltre che di incarichi diplomatici, che lo hanno portato a vivere prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti. Dai vertici del Ministero della cultura, a Pechino, ha preso il timone dell'Ambasciata di via Bruxelles carico di buone intenzioni, «perché c'è ancora molto lavoro da fare per approfondire la conoscenza reciproca tra i nostri popoli, stemperare le conflittualità che traggono linfa dalla diffidenza e radicare sempre più i sentimenti di amicizia e condivisione che hanno legato i nostri due Paesi in questi quarant'anni di relazioni diplomatiche».

La prossima settimana sarà a Roma la presentazione ufficiale dell'Anno Culturale, insieme a un grande ricevimento per i 40 anni dei rapporti diplomatici Cina-Italia. Il primo di ottobre ricorrerà anche l'anniversario della fondazione della Repubblica Popolare. Cosa vi aspettate da questa fase di grande esposizione diplomatico-culturale della Cina?

«Che si riducano le distanze. Come è avvenuto in Cina quando nel 2006 abbiamo celebrato l'Anno Culturale dell'Italia, che ha consentito al grande pubblico di conoscere e apprezzare le vostre qualità, la storia, l'arte... in Occidente si sa troppo poco della Cina, soprattutto di quella Cina che si è aperta al mondo dagli anni Ottanta e che, spesso, è molto diversa da come viene descritta».

Arriveranno anche delegazioni d'imprenditori, per stringere accordi economici?

«Certamente. Sigleremo importanti intese commerciali. E il 7 ottobre, sempre a Roma, premieremo dieci personalità italiane che si sono distinte per aver incoraggiato e sostenuto in modo rilevante i rapporti tra i nostri Paesi in diversi settori. Poi ci saranno mostre, spettacoli, incontri sulla cooperazione ambientale e l'innovazione tecnologica, iniziative congiunte tra i giovani cinesi e italiani, a Roma come a Milano, Torino, Firenze, Napoli, nelle Marche...».

Tutte queste iniziative giocheranno un ruolo importante, ma non pensate si possano migliorare le nostre relazioni facendo qualcosa di più anche per arginare la contraffazione? A Roma ormai è all'ordine del giorno l'individuazione di magazzini gestiti da cinesi con merci false e nocive alla salute...

«E' un fenomeno che danneggia tutti. La Cina condanna fermamente ogni forma di falsificazione e di alterazione che mini la qualità dei prodotti. L'importante, però, è non fare di tutte le erbe un fascio, perché la realtà cinese in Italia non è certamente solo quella della contraffazione».

Roma è anche capitale dei diritti, con il suo cuore pulsante al Colosseo che si illumina regolarmente contro la pena di morte e mobilitazioni di piazza che coinvolgono i più alti rappresentanti delle istituzioni oltre alla gente comune. Cosa ne pensa, rappresentando un Paese al top per il numero delle esecuzioni capitali?

«Sempre più Paesi aboliscono la pena di morte, ma molti la conservano. Penso che non possa esserci un modello unico valido per tutti e che ogni Stato debba essere libero di scegliere quello che risponde maggiormente alla propria storia, tradizione, cultura, realtà sociale. La Cina presta grande attenzione alla tutela del diritto alla vita e decide con molta cautela sulla pena capitale attraverso una procedura giuridica severa che rimette la parola definitiva alla sola Corte Suprema».

Quindi, non dovrebbe esserci nessuna mobilitazione sociale per l'iraniana Sakineh, condannata alla lapidazione, nè un dibattito internazionale aperto sull'esecuzione dell'altra notte a carico di Teresa Lewis, in Virginia...

«Ogni Paese deve poter decidere autonomamente se applicare o meno la pena capitale e definire la procedura giuridica per comminarla. In Cina si è animato un dibattito sociale su larga scala sulla pena capitale. E la tendenza è quella di arrivarci con sempre maggiore cautela».

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