Renato Papale: Amo studiare la lingua cinese
  2009-10-24 17:52:22  cri

amo studiare la lingua cinese

piě héng shùgōu tí xiégōu piě diăn

Davanti a me il foglio bianco.

La mia mano tiene dritto il pennello, in un gesto che da principio mi è estraneo.

Lo poso, si muove.

Prima incerto e goffo, poi più deciso e lanciato.

Un'umida scia nera lo insegue, si staglia nitida sul fondo lucente.

Lentamente si asciuga; rimane.

Un tratto breve verso me; uno più lungo, in senso contrario.

Da una lunga gambetta balza verso l'alto un piedino.

Si fissa sul foglio il mio gesto, nel sollevare il pennello.

héng shù héng  shù héngzhé héng  diăn piě héng  shù héngzhé héng

héngpiě diăn  piě hénggōu piě nà

È un piacere conquistare pian piano confidenza col nuovo strumento.

Il segno si allarga.

Oppure avanza sottile, a seconda che io prema o che scorra leggero.

Soddisfatto proseguo.

Un tratto, poi l'altro.

Una croce, una bocca squadrata; due tratti, una linea.

Congiunti, staccati, incrociati.

Sono segni a formare altri segni, sovrapposti o di lato schierati.

Ciascuno sta, misurato, nel suo spazio assegnato.

diăn diăn piě piě hénggōu  héngpiě wāngōu héng

héng zhégōu  diăn tí

Studio, sperimento l'effetto del gesto sul foglio di carta.

Gradualmente mi accorgo che imparo.

Il movimento si fa più sicuro.

Sciolgo il polso, la mano, le dita.

Il pennello si sposta con loro, amplifica il gesto, lo traduce in un'orma.

L'impronta d'inchiostro descrive per sempre il passaggio di un pensiero fugace.

Sulla carta rimangono spazi, equilibri di bianchi e di neri.

Sono cenni ritmati.

Sembrano immagine dell'animo di me che li traccio.

diăn diăn tí  héngpiě nà

diăn héngzhétí  héng shù héngzhé  héng  shù héngzhé héng

In italiano si dice che un segno vale mille parole.

Nella lingua cinese ogni parola è già un segno.

Ciascuno esprime, da solo, un concetto. Insieme una frase, un discorso.

Tre gocce d'acqua sovrapposte, in colonna: radice del Popolo che nacque dal Fiume.

Caratteri dal carattere forte.

Tradizione di segni che imprigionano gesti e pensieri.

Movimenti uguali, interpretati diversi ogni giorno.

Da uomini e donne, da millenni e millenni.

E anche adesso, da me. Che apprendo ad amarli.

Ho finito.

Sollevo il foglio. Rileggo:

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