Danila Comastri Montanari
MORITURI TE SALUTANT
Capitolo 1
Anno 798 ab urbe condita - Vigilia delle Calende di giugno
(31 maggio del 45 d.C.)
Il senatore Publio Aurelio Stazio sedeva un po' rigido accanto a Servilio, nella tribuna coperta dietro al palco imperiale.
L'anfiteatro di Statilio Tauro, al Campo Marzio, era già pieno da scoppiare, ma altra gente continuava a riversarsi dai vomitoria, i larghi corridoi di accesso per la plebe. I giochi di quel giorno sarebbero stati memorabili: Claudio, grande appassionato di ludi, non aveva badato a spese per offrire al popolo romano quanto di meglio si fosse visto fino a quel momento in fatto di combattimenti di gladiatori. L'arena era addobbata da larghi teloni che difendevano il pubblico dal sole cocente e, al suo centro, un monte artificiale ricostruiva fedelmente l'angolo di foresta tropicale da cui i campioni avrebbero dovuto stanare le belve; tutto attorno un largo anello di sabbia aspettava il passo trionfante dei vincitori e il sangue dei perdenti.
Tito Servilio, eccitatissimo, additava all'amico Aurelio i vari trucchi di scena, pregustando l'attesissimo spettacolo. Il senatore, dal canto suo, contemplava l'arena con un misto di curiosità e di disgusto: non amava i massacri, per quanto coreografici, e solo l'impossibilità di sfuggire ai suoi doveri sociali lo aveva indotto a occupare il posto, solitamente vuoto, che gli era riservato nella tribuna.
Il suo sguardo, vagando tra la folla nel tentativo di sottrarsi al fascino macabro del palcoscenico di morte apprestato nell'anfiteatro, finì col fermarsi sul podio imperiale, là dove il maturo Claudio, avvolto in una ricchissima veste di porpora, era intento a scommettere somme ingenti coi cortigiani più adulatori. Al suo fianco, sotto un baldacchino di broccato, le spalle fiere e regalmente perfette, sedeva la bellissima e chiacchierata imperatrice, Valeria Messalina. Aurelio riusciva ad intravederne, in mezzo alle nuche ben rasate dei funzionari, solo la cascata dei capelli d'ebano e un piccolo scorcio del purissimo profilo da bambola orientale.
"Eccoli, eccoli!" lo tirò per la manica Servilio, indicando il cancello da cui i gladiatori entravano, tra le ovazioni della folla.
Un primo gruppo di combattenti, vestiti di pelle di leopardo, passava in quel momento davanti al palco d'onore, seguito a ruota dai traci armati con la parma, il piccolo scudo rotondo destinato a frapporsi, unica difesa, tra loro e la morte. In un bagliore di corazze, fecero la loro comparsa i mirmilloni dai muscoli guizzanti e ben unti d'olio.
Davanti a quell'abbondanza sfacciata di robuste braccia virili, le matrone emisero sospiri soffocati, languidi di promesse per chi, scampato alle Parche, avesse riportato la palma della vittoria.
"Ecco Chelidone, l'asso dell'arena!" escalmò Servilio.
"Là, in mezzo ai reziari: guarda come li domina tutti con la sua statura!"
Aurelio Stazio dette un'occhiata distratta alla massa di carne che torreggiava sotto la tribuna: Chelidone, "rondinella", che nome ridicolo addosso a quella macchina per uccidere!
Un grido della folla lo riscosse: erano entrati tre lottatori biondi e imponenti, coi capelli disciolti sulle spalle poderose. li guardò meglio: i corpi atletici, sommariamente ricoperti da una tunichetta corta, avevano qualcosa di strano, un gonfiore inconsueto nei fasci muscolari del torace, come un vago accenno sgraziato di seno femminile. No, non si stava sbagliando: i vigorosi gladiatori britanni erano indubbiamente delle donne!
La più alta delle atlete alzò in quel momento il capo davanti al divino Cesare e dalla chioma stopposa emerse un viso rubizzo in cui spiccavano due occhietti rotondi e crudeli. Begli esemplari di armonia muliebre, pensò Aurelio disgustato!
In quel momento la folla tacque. Lo schieramento era ormai completo e i gladiatori già alzavano le loro armi verso la tribuna imperiale.
Dalle gole riarse uscì un sol grido.
"Ave, Caesar, morituri te salutant": "Ave Cesare, quelli che stanno per morire ti salutano!"
***
"Aspetta almeno che combatta Chelidone!" lo supplicava Servilio.
"Senti Tito, mi annoio! Sono ore che mi tocca vedere un solo spettacolo, ripetuto all'infinito: la morte! E poi questo odore di sangue mi nausea!" L'amico non seppe come replicare: il tanfo in effetti aveva già raggiunto da un pezzo anche le gradinate più alte e né i coni d'incenso, né i bastoncini d'ambra che le signore si passavano sotto il naso, riuscivano più a depurare l'aria. "Ci sono ancora le Britanne, e poi arriva il campione. Sarebbe un insulto a Cesare se te ne andassi adesso: sai quanto ha speso per questi giochi!" tentò di convincerlo Servilio.
Rassegnato, Aurelio riprese di malavoglia il suo posto e si decise a guardare.
Morituri te salutant! Ma chi glielo faceva fare, a quei pazzi? Molti non erano nemmeno schiavi, ma professionisti che rinnovavano più volte il contratto con l'arena, per avere il privilegio di rischiare quotidianamente la pelle in cambio di una buona borsa di denaro. Un mestiere come un altro, d'accordo, ma il senatore non poteva impedirsi di provare una forte simpatia per le belve... E non si era neanche a metà, valutò esasperato, accogliendo con sollievo il breve intervallo della gustatio. Mentre gli schiavi passavano coi rinfreschi, Aurelio cercò di consolarsi con la vista delle matrone in abiti succinti, che offrivano uno spettacolo più consono ai suoi gusti.
"Aurelio, caro!" lo salutò una famosa cortigiana "Perchè non vieni più a trovarmi?"
"Mi farò vivo, Cinzia" mentì il patrizio, che non giudicava le prestazioni dell'etera all'altezza dei suoi prezzi esorbitanti.
"Senatore Stazio, me lo avevano detto che non ti intendi di giochi" lo apostrofò un collega della Curia "Ma davvero mi stupisco che un uomo della tua qualità sia tanto privo di spirito sportivo! Sempre col pollice sollevato: fosse per te, bisognerebbe graziarli tutti!"
Questo è troppo, pensò Aurelio: non basta starsene lì buono ad annusare il lezzo del sangue, avrebbe dovuto anche gongolare dall'entusiasmo!
"Ecco che ricomincia: i corni stanno suonando" lo chiamò Servilio "Adesso viene il bello!"
Le chiacchiere vennero rapidamente interrotte da saluti affrettati. Per un attimo, tra lo svolazzare delle toghe, Aurelio captò lo sguardo altero e misterioso della bella Messalina. Il patrizio si inchinò, con un breve sorriso di intesa "Stai tranquilla, divina Augusta, non sarò io a tradire i tuoi segreti!" pensò con sarcasmo.
"Ah, facciamo conquiste in alto loco. Quando lo saprà Pomponia..." commentò Tito Servilio.
Aurelio sobbalzò: la moglie del buon cavaliere era la più informata malalingua dell'Urbe e per nessuna ragione doveva sospettare che qualcosa era intercorso, anche se di sfuggita, tra lui e la spregiudicata Venere imperiale, oggetto preferito dei pettegolezzi delle matrone.
Cercò quindi di sviare in fretta l'attenzione dell'amico, riportandola verso i ludi: "Guarda, hanno contrapposto le amazzoni della Britannia agli etiopi!" disse indicando i corpi neri degli africani che contrastavano violentemente con la bianchezza delle nordiche.
"Già: molto scenografico!" apprezzò il cavaliere, mentre il combattimento aveva inizio.
Una delle virago cedette improvvisamente ed ebbe il collo spezzato da un secco fendente. Anche la seconda giacque presto nella polvere, raggiunta da un colpo di spada. Rimaneva solo la terza, con due avversari ancora in piedi, perché l'ultimo africano era già caduto sotto il suo ferro. Senza esitare, l'amazzone si gettò sul gladiatore meno forte, ingaggiando una lotta accanita, mentre l'altro accorreva in aiuto del compagno.
Fu un attimo: affondata la spada nel torace dell'avversario, la gigantessa la estrasse con rapidità fulminea e si volse come una furia verso l'etiope superstite. Il povero africano, già lanciato nella corsa, vedendosi venire addosso quella Erinni, non resitette: gettato il gladio nella polvere, prese a scappare per tutta l'arena, inseguito dalla donna urlante.
"Arduina, Arduina!" plaudiva il pubblico e col pollice verso chiedeva la giusta pena per il vile. "Iugula!" urlava la folla "Sgozzalo!"
La vincitrice non se lo fece dire due volte.
Già gli schiavi libitinarii, in abito da Caronte, portavano via i cadaveri e rimestavano la sabbia per cancellare le tracce dei caduti.
In quella, un grido unanime segnò l'ingresso di Chelidone. Il reziario entrò in trionfo, brandendo il tridente, mentre il disgraziato destinato ad affrontarlo attendeva a testa bassa un destino già segnato: il grande campione era imbattuto e nessuno mai dei suoi avversari era uscito vivo dall'arena. La lotta cominciò, impari: poco aveva da opporre all'asso dei giochi lo sconosciuto col suo misero gladio. In men che non si dica il poveretto fu avviluppato nella rete e il tremendo reziario avanzò verso di lui.
Lo sconfitto, il viso nella polvere, chiuse gli occhi. Vide avanzare i calzari infangati di sangue e sabbia e le punte minacciose del tridente gli oscurarono per un attimo l'ultimo sole.
Allora chinò il capo, rassegnato. Un boato assordante segnò la sua fine.
Poi aprì un occhio. Qualcosa non andava: era ancora vivo.
Sollevò la testa, cautamente. A pochi pollici dal suo naso i calzari di Chelidone erano immobili nella polvere, ritti sul tallone.
Dietro i calzari, le gambe e Chelidone, riverso sulla sabbia col tridente ancora in mano. Morto.
《壮士赴死》
(意)达妮拉•科玛斯特里•蒙塔纳里
于雪风 译
第一章
(公元45年5月31日)
在皇帝宝座后方的包厢里,元老普布里奥•奥莱留•斯塔齐奥端坐在塞尔维里奥的身边。
塔乌罗圆形剧场里已是人山人海,但仍不断有观众向入口的宽阔走廊里涌过来。当日的比赛一定会不比寻常的精彩,一定会让人难以忘怀。克劳迪奥是位竞技表演的狂热爱好者,他不惜斥重金让罗马人看到一场迄今为止最为精彩的斗兽表演。剧场上方支起了巨大的顶篷,为观众们遮挡住炎炎烈日。舞台中心搭建了一座假山,模拟热带森林的一角,野兽将从这座"山"里被赶出来。周围是一片沙地,获胜者将在这片沙地上得意的踱步,失败者在这里血溅沙场。
此时,提都•塞尔维里奥兴奋异常,向他的朋友斯塔齐奥留指点着舞台布景的机关,对即将到来的大戏无比期待。斯塔齐奥注视着舞台上的一切,有点好奇,又有点厌恶。他不喜欢杀戮,尽管它被装典的声势浩大,甚为壮观。他根本不想来看这所谓的比赛,只是因为考虑到这是个社会活动,他不应缺席,所以才来到这里,而在平常情况下他是不会来的。
所有人都在关注舞台上那血淋淋的厮杀场面,而斯塔齐奥去不想看,于是他的目光游走在人群之间,最终停留在皇帝宝座那里。那个已经长大成熟的克劳边奥,身披名贵的大红袍,正全神贯注地与身边几位谄媚的下属下重金打赌谁将是赢家。在他身边,在锦缎华盖之下,瓦莱里•娅梅萨丽娜皇后坐在那里与人闲聊。斯塔齐奥一眼望去的是百官们的后脑,其间隐约能见皇后那乌黑的头发如瀑布般倾泻而下,和一个如同东方娃娃般姣小的身影。
"来了,来了。"塞尔维里奥拉着他的衣袖,指着角斗士们入场的铁栅栏口说道。这时人群也开始骚动起来。
第一组角斗士穿着豹皮,从贵宾席前走过,身后跟着战车,车上放着一种圆形的、不大的盾牌,这里他们唯一的防护武器。角斗士们站在闪闪发光的马车上,出现在人们的面前。他们一个个身形魁梧,身上还抹了油。
面对着这众多的坚实臂膀,贵妇人们轻轻叹气,似在允诺,这些逃离死亡的角斗士们,如果能打赢比赛,就能身获自由。
"看,卡利多内,他是这个舞台上最棒的。"塞尔维里奥叫了起来。"在那儿,在那儿,在那几个角斗士之间。看哪,光是身材他就把其他人都比下去了。"
斯塔齐奥漫不经心地看了看台下方那群浑身是肉的斗士们,卡利多内,用"小燕子"来称呼一个杀戮机器是多么可笑啊!
观众们的欢呼声让他为之一震,这时进来三个身材无比键硕的斗士,金色的头发散披在宽阔的肩膀上。他又仔细地看了看,他们有着运动健将的身材,身着短衣,但有一些地方显得很奇怪:他们胸部有处隆起,就象是妇女的乳房。不,他没有看错,这些布立吞的角斗士们正是女人。
此时,她们当中最高的斗士昂起头,朝向凯撒行礼,金黄色的头发里露出一张健康的脸庞,她的圆圆的眼透露出冷酷的光芒。这真是女性和谐的典范啊!斯塔齐奥想到这,心里十分不悦。
此时观众开始安静下来。所有布置已经完毕,角斗士们朝向皇帝宝座扬起了手中的武器。
他们用嘶哑的声音喊道:"伟大的凯撒陛下,身将赴死的斗士向您致敬!"
***
"等等吧,你至少等卡利多内比完啊!"塞尔维里奥央求着。
"你听着,提都,我烦了。就这么个表演,一遍又一遍的,我已看了几个小时了,没别的东西,就是死亡。这里的血腥味让我恶心。"提都不知该如何回应了,的确,那腥臭味早已四处弥漫,即便是站在最高的台阶处也能闻到,熏香的牛角和妇女们放在鼻下的龙涎香棒再也盖不住这浓烈的腥味。"还有布立吞女斗士没比,然后就到了冠军赛了。如果你现在走了,那么对凯撒来说是很没面子的事。你要知道他为这场比赛花了无数的银子。"塞尔维里奥试图留住他。斯塔齐奥留被说服了,不情愿地回到座位上,继续看着比赛。
身将赴死的斗士向您致敬!是谁让那些疯子这么干的呢?他们中很多人并不是奴隶,他们是一些职业角斗士,与比赛的主办者签定合同,用身家性命做赌注,以此换取赏银。与其他各种职业一样,这也只不过是一种职业罢了。但尽管如此,斯塔齐奥对这些角斗士还是禁不住产生了深深的同情。他琢磨着,这比赛真长,演到现在还没到一半呢。正想着,到了中场休息的时候,他这才松了口气。当奴隶们端着水杯走过的时候,斯塔齐奥把目光移向了那些着装暴露的贵妇人身上,他更喜欢这些。
"奥莱留,你好!"一位名妓向他打招呼,"你怎么不下来找我?""青齐娅,我会找你的。"他觉得她的要价总是太高,便如此敷衍着。
朝廷里的一位同事说:"斯塔齐奥先生,我听说你不喜欢比赛。我很诧异,象你这样一位杰出人士怎么会缺乏竞技精神呢?你总是如此善良,要让所有的斗士都免于一死,如果由你决定,你肯定会将把他们全部都赦免了。"
斯塔齐奥想,光是好好地待在那里,闻着那刺鼻的血腥味还不够,还要让人表现出狂喜的样子,这也太过了吧。
"下半场开始了,号角已经吹响。"塞尔维里奥叫了他一声,说"最好看的时候到了。"
闲聊被匆匆忙忙的问候打断了。突然间,在长袍飘飘中,斯塔齐奥看到了美丽的皇后那傲慢又有点神秘的目光。斯塔齐奥颔首致意,微微一笑,似乎在说"别担心,尊敬的皇后陛下,我不会泄露您的秘密。"
提都市塞尔维里奥说:"啊,我们能狠狠赢一把了,要是我老婆庞波尼娅知道了…"
斯塔齐奥吓了一跳,提都的夫人是城里消息最灵通的长舌妇,他与皇后之间的秘密决不能让她知道一丝一毫,这些贵妇人们就喜欢把皇后的事拿来说三道四。
他想让提都的注意力转移到角斗士上来,于是指着肤色黝黑的非洲女斗士及北欧白种斗士说:"你看,不列颠的女斗士们和埃塞俄比亚已摆好阵式了。"
"是啊,真好看!"提都赞道,这时比赛开始了。
一位女斗士突然一下子倒在地上,原来是她的脖子被砍断了。第二位很快也被一剑刺倒在地。只剩下第三个人了,她的两个对手站在面前,而最后一个非洲斗士也已倒在利器之下。只见这人毫不犹豫地扑向其中一位身形稍弱小的对手,开始了你死我活的厮杀,而另一位同伙立刻跑过来救援。
说时迟,那时快,一把利剑已插入对手的胸口,获胜者以迅雷不及掩耳之势将剑拔了出来,杀气冲冲地奔向幸存的埃塞俄比亚斗士。那个可怜的非洲人,看到对手冲着自己杀来,立刻丢下武器,吓得四处逃跑,获胜者在后面咆哮着狂追。
观众们将大拇指朝下,并大声喊着:"杀死懦夫!杀死懦夫!"顷刻间,懦夫便命丧黄泉。
这时一群奴隶很快跑上舞台,抬走尸体,并用沙子掩埋地上的血迹。
突然斗兽场内众人齐声欢呼,原来是凯利多内入场了。他指高气扬地走了进来,手里挥动着三齿叉,而他的对手则低垂着脑袋,似乎知道命丧黄泉已是不可避免,因为凯利多内是不可战胜的,他的对手没有一人活着走出赛场。比斗开始了,这是一场力量悬殊的较量。这位不知名的选手拿着一把短剑,而瞬间凯利多内就用绳索将之缠住,并奔了过来。
战败者倒在地上,脸埋在灰土里,绝望地闭上了眼睛。他看见对手那双沾满了血与沙的鞋,尖锐的三齿叉挡住了他人生的最后一缕阳光。
他低下头,万念俱灰。周围响起震耳欲聋的声音,死已离他不远了。
也不知过了多久,他睁开一只眼睛,觉得有什么不对劲,他还活着。他小心翼翼地抬起头,在离他咫尺处,他看见凯利多内的战鞋立在那里,一动不动。
在鞋子后面,他看到了凯利多内的大腿,看到了他的身体,凯利多手中紧握三齿叉,一动不动地趴在沙土里,死了。