Intervista all'ambasciatore d'Italia in Cina Riccardo Sessa
  2009-09-29 14:23:18  cri

1. L'anno prossimo ricorrerà il 40° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Cina e Italia, Lei vorrebbe far una valutazione generale sui rapporti bilaterali fino ad oggi?

Credo che in questi 40 anni i rapporti tra Italia e Cina, che esistevano peraltro anche prima da tempo, sono andati crescendo ed hanno raggiunto un livello soddisfacente in tutti i campi, politico, economico, culturale, ma soprattutto, quello che mi preme più sottolineare, nel settore dei rapporti personali ed umani tra i due popoli. Accanto alla crescita di quelli scientifici, economici, politici, culturali, tecnologici, sono aumentati soprattutto i contatti tra i popoli. Il numero di cinesi che si recano in Italia per turismo, affari e studio cresce sempre più ed è sempre più importante; lo è anche il numero di italiani che vengono In Cina per lavorare, fare affari e studiare. E' questo il risultato che mi preme più di sottolineare, proprio alla vigilia del 40esimo anniversario dello stabilimento dei rapporti diplomatici. Le cifre lo dimostrano: nel settore turistico, siamo il primo paese europeo per numero di visti che rilasciamo per turismo individuale o di gruppo ed in campo commerciale stiamo crescendo moltissimo. I nostri governi nel 2006 si erano prefissati l'obiettivo di 40 miliardi di dollari di interscambio; abbiamo superato in 3 anni già i 38, a dimostrazione che stiamo correndo, nella migliore tradizione delle migliori automobili italiani, come in altri settori. Fare l'elenco sarebbe lunghissimo.

2. Il suo collega, l'ambasciatore cinese in Italia Sun Yuxi ha affermato tante volte che "attualmente i rapporti sino-italiani si trovano in un migliore periodo storico", Lei è d'accordo con lui? Perché?

Sono d'accordo con il mio collega; è una valutazione fatta poco prima che partisse per Roma. Sicuramente i rapporti complessivi tra le due parti stanno affrontando una delle fasi più dinamiche, se non la più dinamica. Proprio per i motivi sopra elencati.

3. Negli ultimi anni le visite reciproche d'alto livello tra Cina e Italia sono molto frequenti. L'anno scorso il presidente del Consiglio italiano Berlusconi ha visitato la Cina poco dopo il suo insediamento e presenziato all'Asem. Mentre quest'anno, il presidente del comitato permanente dell'ANP cinese Wu Bangguo e il presidente cinese Hu Jintao hanno visitato successivamente l'Italia, secondo lei , le visite dimostrano in modo migliore il livello di sviluppo dei rapporti sino-italiani? A suo parere, le visite reciproche d'alto livello riveste che significato per lo sviluppo delle relazioni sino-italiane?

Come lei ha affermato, le visite e gli scambi sono come la benzina ad un motore di un'automobile. Servono a rafforzare e a rilanciare il rapporto bilaterale; più il visitatore è elevato di rango, più i risultati sono importanti. Quella compiuta dal presidente Hu Jintao ai primi di luglio in Italia, alla vigilia del G8, svolto sotto la presidenza italiana, è stata estremamente importante, innanzitutto perché erano tanti anni che un presidente cinese non si recava in Italia in visita, ma anche perché è arrivata dopo un periodo che i rapporti tra i due paesi erano cresciuti e maturati, e c'era quindi bisogno di una visita ad alto livello. Il presidente Hu Jintao si è recato in Italia accompagnato da un'importate delegazione di oltre 250 imprese cinesi che hanno stipulato intese ed accordi per cifre estremamente considerevoli. Tutto ciò ha vivificato e rilanciato i rapporti: le visite sono essenziali ed utilissime, e noi siamo orgogliosi che tra Italia e Cina vi sia questo intenso programma di scambio di visite che si arricchisce di membri del governo, delegazioni culturali, economiche e scientifiche.

4. Lei è in Cina da qualche anno, e in questo periodo, ha avuto delle nuove conoscenze sulla Cina? Ha percepito di persona qualche sviluppo e cambiamento del nostro paese?

Sono in Cina da quasi 3 anni, e certamente ho avuto la fortuna ed il privilegio di essere osservatore e testimone della straordinaria crescita del vostro paese, popolo, istituzioni, società. E' un paese che sta attraversando una fase estremamente dinamica; se, festeggiando i 60 anni dalla fondazione della Repubblica Popolare cinese, vi guardate indietro per fare un bilancio, vi accorgerete che non può che essere positivo. Per uno straniero, essere testimone di questa straordinaria corsa non può che essere un fatto estremamente importante.

5. Lei ha parlato della fondazione del 60° anniversario della fondazione della R.P.C., come valuta la strada di sviluppo della Cina negli ultimi 60 anni?

Se pensiamo a cosa era la Cina 60 anni fa, da dove è partita, e guardiamo dove è arrivata, dove siete arrivati, la valutazione non può che essere positiva. Un percorso che ha risentito certamente della vita delle relazioni tra gli stati e la Cina, con il paese che ha saputo proiettarsi all'esterno e per un lungo periodo concentrarsi fortemente sull'interno, per crescere e rafforzarsi, ed essere in grado, come ora, di porsi come uno degli attori principali sulla scena internazionale. Un percorso di riforma ed apertura di cui le giovani generazioni devono essere grate alla classe dirigente cinese, che con lungimiranza, intelligenza e senso politico, negli anni passati ha saputo lanciare questo progetto di riforma che era innanzitutto una grande sfida e che 30 anni dopo consegna loro un Paese che è, seppur in via di sviluppo, con grandi contraddizioni sociali ed economiche, uno dei più grandi emergenti, delle più grandi economie e merita il rispetto della comunità internazionale.

6. Il sistema politico, il modo di sviluppo ecc. della Cina sono molto diversi da quelli dei paesi occidentali, quale sarebbe la sua opinione in merito? Secondo lei, quale sarebbe l'avvenire dello sviluppo della Cina?

Dalla mia posizione non posso dare ovviamente dei giudizi sul sistema politico cinese. Posso dire che ogni popolo ha il governo che è necessario in una determinata fase storica; credo che il sistema attuale cinese rappresenti una combinazione estremamente intelligente delle possibilità che vi sono oggi per la Cina di aprirsi al mondo, alla realtà internazionale, di confrontarsi con gli altri paesi su un piano di parità, nel rispetto di quelle che sono le tradizioni millenarie della Cina ed in armonia con delle scelte che sono state compiute 60 anni fa, il tutto con un grande pragmatismo che è necessario in qualsiasi sistema politico e qualunque latitudine, e mi pare che la dirigenza cinese stia dimostrando, guardando i risultati che state ottenendo. Ovviamente questo è un percorso lungo, una lunga marcia, e non credo che la Cina possa pretendere dopo 60 anni di essere arrivata alla fine. Essendo lunga, richiede tantissimo tempo: sono certo che il popolo e la dirigenza cinese sapranno marciare ancora per raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi e poter inserire la Cina a pieno titolo nel contesto internazionale secondo modelli di sviluppo e funzionamento della società, che sono ormai quelli universalmente riconosciuti ed apprezzati dal mondo intero.

7. In seguito allo sviluppo economico e rafforzamento della potenza cinese, la teoria "minaccia della Cina" si fa sempre più diffusa, secondo lei, quali sarebbero le influenze apportate al mondo da una Cina sviluppata e forte? Come valuta la proposta di costituire un mondo armonioso avanzato dal governo cinese?

La proposta di costruire un mondo armonioso è nel cassetto di ogni governo e nelle ambizioni e nei sogni delle classi dirigenti di qualsiasi paese, perché significa un mondo nel quale le contraddizioni sociali, economiche e culturali sono scomparse, nel quale i conflitti tra gli stati non ci sono più o vengono risolti tramite le regole del vivere civile accettate dalla comunità internazionale. E' un obiettivo che non può che essere condiviso da tutti; per i motivi detti prima, ritengo che la classe dirigente cinese sia effettivamente sulla buona strada ed abbia compiuto un percorso in maniera estremamente positiva. Essendo un percorso, non è ancora finito, ci sono ancora tante tappe perché la realizzazione di una società armoniosa è soprattutto una sfida, che presuppone un forte impegno sul piano interno, e questo le autorità cinesi lo stanno dimostrando. Il popolo cinese l'ha capito, ma significa anche accettare di confrontarsi permanentemente con la realtà che ci circonda. Oggi si parla di globalizzazione; significa in realtà un mondo che sta diventando sempre più piccolo.

8. Vorrebbe porgere i suoi auguri per l'anniversario?

Porgo a nome mio, dell'Italia, delle migliaia di italiani che lavorano in Cina e che sono integrati perfettamente con la comunità ed il popolo cinese, i nostri più sinceri auguri, con tanta amicizia. Auguri di ulteriori grandi successi; 60 anni sono pochi nella vita di una nazione, soprattutto di una che ne ha migliaia di storia alle proprie spalle. Sono 60 anni di una Nuova Cina che ha raggiunto obiettivi estremamente importanti; auguro che per i prossimi 60 sappia compiere ancora più progressi di quelli già ottenuti. Nei prossimi, l'Italia e gli italiani vi saranno vicini per sostenervi e aiutarvi, se necessario, e per affrontare insieme le ulteriori sfide, che non saranno solo della Cina o del suo popolo, ma sempre di più della comunità internazionale e di tutti i popoli del mondo.

9. Come valuta le misure intraprese dalla Cina per la risposta alla crisi finanziaria globale? Secondo lei, le misure cinesi possano svolgere un ruolo positivo per la ripresa dell'eocnomia mondiale?

Il governo cinese ha adottato misure abbastanza tempestivamente, finalizzate da un lato ad affrontare il calo delle esportazioni che la crisi economica ha provocato, e per un paese come il vostro molto proiettato sull'esportazione sicuramente sono state conseguenze estremamente importanti. Allo stesso tempo il governo cinese ha avuto la saggezza di un piano di stimoli molto importanti per puntellare e sostenere fortemente la domanda interna, compensando per molte industrie il calo delle esportazioni. Allo stesso tempo, le grandi riserve valutarie di cui la Cina dispone, unite al piano e alle misure, hanno consentito di risentire percentualmente in maniera meno drammatica, rispetto ad altri, come l'Europa, della crisi. Lo prova il fatto che i tassi di crescita dell'economia cinese hanno cominciato a risalire complessivamente secondo valori che sono superiori anche alle stesse stime del governo cinese e delle autorità monetarie e finanziarie internazionali. La crisi non è terminata: se la Cina ha ricominciato a correre abbastanza velocemente, non significa che ne siamo usciti tutti. Ha colpito tutti quanti secondo dimensioni e tipologie diverse rispetto ad altre crisi internazionali passate; ha confermato e dimostrato che il mondo è piccolo. Quanto succede da qualche parte ha ripercussioni ovunque, dato che le nostre economie sono fortemente interdipendenti; basta pensare ai rapporti tra Cina ed i maggiori partner internazionali, come gli Usa. Significa che le misure adottate e le difficoltà affrontate ed in parte superate dal paese, servono anche fortemente a contenere gli effetti della crisi economica internazionale nelle altre parti del mondo.

10. Di pari passo con il continuo sviluppo degli scambi e cooperazione tra Cina e Italia, si scoprono anche delle voci non armoniose, per esempio il conferimento del titolo di cittadinanza onoraria al Dalai Lama da parte del governo municipale di Roma; inoltre, la Cina e l'Italia hanno anche delle divergenze e frizioni nei settore commerciale, etc, secondo lei, questi elementi potrebbero influenzare il quadro generale della partnership strategica tra i due paesi? Le due parti devono trattare le diverse opinioni e interessi in che modo?

Non credo assolutamente che tra Cina ed Italia vi sia alcun contenzioso; in campo politico, commerciale e culturale. Ci sono a volte percezioni diverse di eventi che si verificano in un paese o in un altro, come succede in tutte le famiglie; noi lo siamo, ed è normale che a volte i membri di questa possano non andare d'accordo, ma niente di serio, che intacchi la solidità del rapporto tra Cina ed Italia. Possono esserci stati episodi non riconducibili al governo italiano e centrale che possono aver suscitato delle preoccupazioni nel governo ed opinione pubblica cinese. Sono cose che succedono; i rapporti tra i nostri popoli sono così forti, le scelte del governo italiano nei confronti dell'indipendenza e sovranità della Cina sono così chiare, cosa che i nostri governanti hanno ripetutamente confermato ai più alti livelli a quelli cinesi, ed io stesso l'ho ripetuto, che non ritengo che episodi del genere possano minimamente disturbare il rapporto tra le due parti. L'Italia ha una tradizione di confronto ed apertura con tutte le culture, tutte le civiltà, e questo la pone a volte in posizione difficile, che deve essere capita, che ci porta ad accogliere sul nostro territorio le personalità più diverse, nel nome dell'universalità della cultura e del rispetto degli altri di cui il mio paese da millenni è orgoglioso, ma che non può minimamente intaccare, ritengo, il rapporto di stima, fiducia e rispetto che esiste tra l'Italia e la Cina.

11. L'anno prossimo si terrà in Italia l'Anno culturale della Cina, qual'è la sua aspettativa in merito? Secondo Lei, che ruolo svolgerà l'evento per la promozione dello sviluppo dei rapporti sino-italiani?

Le mie aspettative per l'anno culturale cinese in Italia sono altissime, perché eventi di questo tipo, che la Cina ha già organizzato con altri paesi, che anche noi anche abbiamo fatto in Cina nel 2006/2007, sono estremamente importanti per rafforzare il rapporto e rilanciarlo. L'anno della Cina in Italia, come è stato per quello dell'Italia in Cina, serve a far conoscere di più e meglio la Cina. Malgrado gli intesi scambi tra i due popoli, sono ancora tanti i cinesi che non si sono mai recati in Italia e tanti gli italiani che non si sono mai recati in Cina e che hanno bisogno di conoscere meglio questo paese, per capire che, contrariamente a quanto molti sostengono, non è una minaccia, ma, come altri, è aperto al confronto e alle dinamiche internazionali. L'anno della Cina in Italia significa portare in Italia quanto questa può oggi offrire di meglio in campo culturale, industriale, scientifico e tecnologico; si aprono quindi prospettive estremamente interessanti che non possono che rafforzare ed approfondire la conoscenza tra i due paesi.

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