Tre elementi non possono mancare nella vita dei tibetani: la tzamba, gli incensi ed i tappeti. La tzamba per nutrirsi, gli incensi per accompagnare la preghiera, e i tappeti per adornare i salotti, o da sistemare sulla groppa dei cavalli.
Data l'altezza sul livello del mare e il clima secco, il Tibet un tempo mancava di ortaggi, quindi l'alimentazione si basava sulla tzamba, sul tè al burro di yak e sulla carne secca di yak, facili fa trasportare sulla groppa dei cavalli nel corso degli spostamenti. La tzamba è farina di orzo tostato che si mescola a tè al burro di yak o a vino di orzo, e si consuma a colazione o durante gli spostamenti. Un'immagine tipica che abbiamo visto in questi giorni sono gruppi di uomini e donne seduti attorno ad un focolare accanto alla strada, che si preparano il tè e la tzampa per ritemprarsi durante il cammino. Il tè è confezionato in mattonelle facili da trasportare, e la tzamba in sacchetti di tela. Stamattina, nei pressi di Xigatze, abbiamo visitato un mulino ad acqua per la fabbricazione della tzamba, gestito da un tibetano rotondetto, che ci ha invitati a consumare la sua tzamba, che lo mantiene così in forma, e a gustare la sua carne affumicata di yak: un delizia!
Quanto agli incensi, i tibetani li offrono nei monasteri e nel corso delle preghiere in casa. Durante una visita ad un laboratorio presso Xigatze, abbiamo saputo che vengono realizzati con ben 40 tipi di erbe medicinali, macerate e ridotte in una pasta scura e trasformate in listarelle, che poi si fanno asciugare. Hanno un profumo intenso di erbe aromatiche, molto piacevole.
Quanto ai tappeti di lana, sono coloratissimi, a strisce, come i grembiuli delle donne locali, oppure con motivi di leoni, leopardi, draghi, fiori, ecc. Nella fabbrica Gang-Gyen di Xigatze, che abbiamo avuto il piacere di visitare, decine di donne locali filano e tessono a mano stupendi tappeti, borse a tracolla, coperte da letto e coperture per cavalli. E' stato impressionante vederle lavorare all'arcolaio di legno, un ricordo di altri tempi che associamo spesso al Mahatma Gandhi. Il Gandhi del Tibet è stato il 10° Panchen Lama, che nel 1988 a promosso la costruzione della fabbrica per mantenere la tradizione dell'artigianato tibetano e dare lavoro alle donne locali, molte delle quali portano sul petto la sua immagine, e filano e tessono cantando. I tappeti vengono venduti nell'entroterra cinese ed all'estero, specie in Europa.
Dei bellissimi tappeti originali li abbiamo visti nella tenuta della famiglia nobiliare Pala, situata presso Jiangze, ad un centinaio di km da Xigatze. Sistemati su cassapanche in legno, accanto a cuscini imbottiti, brillavano per i colori ed i meravigliosi motivi, insieme al lussuoso vasellame in porcellana ed argento usato dalla famiglia, una delle più prestigiose del vecchio Tibet. La casa padronale, a tre piani, si trova accanto alla residenza dei servi della gleba, misere stanzette buie allineate intorno ad un cortile. La cosa impressionante è che dopo il 1959, con la riforma agraria in Tibet, i servi sono andati ad abitare nella casa signorile, ed ora i loro discendenti vivono in case a due piani nelle vicinanze. Sono per lo più contadini e pastori e la loro vita è lontana anni luce da quella dei loro nonni o genitori.
La cittadina di Jiangze, posta a circa 4000 metri di altezza, è circondata da fertili campi di orzo non ancora maturo, e da villaggi immersi nel verde. L'agglomerato urbano è dominato dal tempio del Parkor-Chode, famoso per la pagoda tibetana del Kumbum, e dal forte, sito in cima ad un monte, e che nel 1904 è stato sede del famoso assedio degli inglesi, in cui morirono un migliaio di difensori tibetani. Ai suoi piedi si trova la città vecchia, con stretti vicoli e case tradizionali bianche, dai magnifici ingressi colorati, accanto ai quali sono legate delle mucche. Nel frattempo, le scene rustiche delle donne nei costumi tradizionali, dello sterco di yak messo a seccare sulle pareti delle case e dei venditori di formaggio secco in cubetti ci immergono nell'atmosfera del passato, facendoci sognare.