I 470 km che separano Zhangmu da Xigatze ci hanno richiesto ben 10 ore, in cui il paesaggio del Tibet si è dispiegato davanti a noi in tutto il suo splendore. Lasciati i monti verdeggianti della zona di confine col Nepal, sui 2000 metri, la strada statale n.318 ha cominciato a salire il pendio dell'altopiano, portandoci in breve sui 4-5000 metri. Il verde è sparito, lascando il posto ad aride distese sassose. Quando c'è acqua, invece, subito compaiono campi di orzo, ed i primi insediamenti, case isolate o in piccoli aggregati. All'alba, il fumo usciva dai comignoli, le donne andavano ad attingere l'acqua, ed i pastori portavano fuori le greggi di pecore, e le mandrie di yak e cavalli. Delle scene davvero idilliache. Ma il massimo dell'emozione è arrivato con la vista delle cime innevate del Qomolagma (Everest), del Lotze , del Cho-oyo e del Makalu, i quattro "ottomila" allineati all'altezza di Dingri. Essendo mattino presto, le cime erano libere da nubi, che invece le coprono regolarmente il pomeriggio e la sera. Cosa dire? L'immensità dell'arida prateria, coronata in lontananza dai monti innevati più alti del mondo, induce al silenzio e alla riflessione: la dimensione in cui vivono i tibetani è lo slancio verso il cielo e l'infinito, da cui nasce la loro ricca cultura spirituale che li rende unici al mondo.
Lasciato a malincuore il bianco immacolato della neve del Qomolagma, abbiamo continuato il nostro cammino in tratti di praterie verdi in cui pascolavano yak e pecore e cavalcavano i ragazzi i più liberi del mondo. I loro genitori invece si spostano in moto o su trattori, i mezzi moderni che hanno sostituito il cavallo presso tutte le etnie nomadi della Cina e del mondo. Nei villaggi di una certa dimensione, spiccano nuovi e moderni edifici scolastici, insieme a molte case di abitazione nuove, ma che mantengono elementi tradizionali, come le corna di yak sulla porta d'ingresso e le decorazioni colorate sulle pareti bianche.
A Xigatze, la seconda città del Tibet, ormai del tutto moderna, un giovane laureato in zootecnia di etnia tibetana ci ha parlato dei suoi sogni per il futuro: lavorare per i pastori locali, ma con base in città. Anche i giovani tibetani amano la modernità!