Questo nostro viaggio in Tibet, di appena dieci giorni, in cui abbiamo percorso circa duemila km in vallate e praterie punteggiate di yak, sarebbe stato molto meno comodo senza il volo diretto Beijing-Lhasa e le veloci strade asfaltate che percorrono la regione. Una quindicina di anni fa, quando ho fatto la mia ultima visita, la strada statale n.318 che porta a Zhangmu, al confine col Nepal, era ancora sterrata, mentre ora è un' arteria veloce, del tutto asfaltata, che attraversa vallate, praterie e villaggi. Ho notato con piacere che molti villaggi sono composti da case nuove, anche se nello stile tradizionale, dotate di luce elettrica e di TV, lo si nota dalle parabole, mentre non mancano i pannelli fotovoltaici, che a volte spuntano anche accanto alle tende dei pastori. Nei villaggi maggiori, gli edifici piu´ moderni sono quelli scolastici, mentre i ragazzi con le tute blu giocano nei cortili come quelli di città. Veniamo a sapere che i genitori tibetani assegnano una grande importanza all´ istruzione dei loro figli, per cui sognano delle lauree e una vita migliore della loro, come tutti i genitori del mondo. In questa regione pero´, il tetto del mondo, un avvenire migliore è particolarmente significativo, visto che la maggior parte dei tibetani sono contadini e pastori, quindi si tratta di un salto di qualita´ enorme. Ho incontrato un giovane laureato in zootecnia di Xigatze, figlio di contadini, che spera di fare il veterinario, ma con base in citta´. Il nostro autista, invece, anche lui di campagna, dopo quindici anni di duro lavoro si e´ comprato l´ alloggio a Lhasa, ha due figli piccoli che vuole far studiare, e si dice molto felice della sua vita attuale: guadagna bene e vuole comprarsi una jeep nuova per mettersi in proprio, portando in giro i turisti dell´entroterra cinese e stranieri, in continuo aumento. Anche lui, naturalmente, ha un´ esperienza diretta del miglioramento delle strade tibetane, un tempo sterrate e polverose, ed ora comode e veloci, affiancate ai due lati da file di alberi.
In Tibet, infatti, lo sforzo per la tutela dell´ ambiente è evidentissimo: lungo le strade e i fiumi sono state piantate distese di alberi, per rafforzare il terreno e contrastare gli straripamenti durante la stagione delle piogge. Questa opera di rimboschimento è particolarmente evidente nei dintorni di Lhasa e di Xigatze, sulle rive dello Yarlongzangbu, da cui partono anche molti canali per l´ irrigazione dei campi di orzo circostanti. L´impegno per la tutela ambientale e´ infatti uno dei punti forti del programma di sviluppo del governo cinese per l´intero Paese, e il Tibet non fa eccezione. Quindi in futuro vedremo un Tibet sempre più verde, con cieli sempre più azzurri, grazie all'impegno statale.
Dall'illustrazione del vice-governatore della regione Baimachilin, per motivi di sostenibilità ecologica, è stato deciso di chiudere tutte le miniere d'oro e di altri minerali locali, che un tempo, oltre allo sfruttamento legale, attiravano folle di avventurieri che, coi loro metodi brutali, hanno provocato gravissimi danni all'ambiente. Sappiamo anche che il Tibet sta compiendo un'ardua lotta per salvare le sue antilopi dai bracconieri, creando delle aree protette apposite. Inoltre, per tutelare l'area del monte più alto del mondo, il Qomolagma, è stata annullata la precedente decisione di costruire una superstrada per il campo base, posto a 5500 metri di altezza, per facilitare l'arrivo dei turisti e degli scalatori. Sono perfettamente d'accordo: il Tibet deve rimanere, per quanto possibile, un'area privilegiata del mondo, unica per le sue bellezze paesaggistiche e per il suo patrimonio culturale e spirituale. Un accesso troppo facile potrebbe distruggere tutto ciò.
Quanto alla sempre più forte urbanizzazione, evidente a Lhasa, Xigatze e Jiangze, da noi visitate, la dirigenza si sta impegnando per creare delle aree residenziali moderne al di fuori dei centri storici, in modo da preservarne l'aspetto originale. Durante la nostra visita a Xigatze, ho notato che l'area intorno al Tempio Tashilumpo è stata risanata ed abbellita, ed il tempio stesso è stato restaurato, per cui la visita risulta ancora più piacevole. Anche a Lhasa, il capoluogo, famoso per i Patrimoni Mondiali del Palazzo Potala e del Tempio Jokang, è stato fatto un gran lavoro di restauro del centro storico. Nei miei ricordi, il circuito rituale del Barkor, intorno al Jokang, era affiancato da edifici tibetani malridotti, anche se ricchi di colore locale, che ora sono stati restaurati. Anche il Potala ha subito una grande ristrutturazione: anni fa la sua parte anteriore era occupata dal quartiere di Schol, con case tradizionali e vicoli in cui si aggiravano liberamente pecore e cani. Ora invece molti edifici non d'epoca sono stati distrutti, lasciando solo le due stamperie di testi sacri, le scuderie, gli uffici degli amministratori, ecc. In questo modo emergono meglio l'ingresso e le mura monumentali, prima oscurati anche da una fila di negozi di souvenir, che sono stati a loro volta demoliti. Guardandolo dalla grande piazza antistante, il Potala si presenta quindi in tutta la sua maestosa bellezza. File di pellegrini lo visitano ogni giorno, pagando un prezzo simbolico di 1 yuan, in contrasto coi comuni visitatori che ne pagano ben 100. I fedeli tibetani continuano a percorrere i loro circuiti rituali del Barkor e del Lingkor (il circuito intorno alla città di Lhasa), ed intorno ai templi maggiori e minori della regione. Le festività religiose tradizionali vengono preservate, ad esempio l'esposizione della grande tangka di Budda al monastero di Drepung, il primo giorno del Festival Shoton, a cui abbiamo avuto il piacere di assistere insieme a migliaia di fedeli tibetani. Dal canto loro, i monaci portano avanti i loro studi nei monasteri, applicandosi, oltre che nello studio delle Scritture sacre, anche in quello delle lingue cinese ed inglese, un grande segno di progresso per questa regione così remota. I monaci che abbiamo incontrato si sono dimostrati molto vivaci e desiderosi di apprendere, facendo sfoggio di un ottimo cinese ed inglese. Ecco il nuovo Tibet: giovani laici e religiosi amanti delle tradizioni, ma al tempo stesso aperti verso il mondo, e decisi di sviluppare la loro terra, rendendola sempre più bella e ricca, materialmente e spiritualmente.