La nostra terza giornata in Tibet ci ha visti questa mattina, 21 agosto, in visita al Tempio di Tashilunpo, a Xigatze, eretto nel 15° secolo dalla setta Gialla Gelug del Buddismo tibetano e sede ufficiale dei Panchen Lama. La nostra guida, il giovane monaco Laba, che parlava un ottimo cinese, oltre che tibetano e inglese, ci ha portato in visita al complesso, formato da 5 sale principali, e che ospita anche gli stupa funerari dei Panchen Lama, dorati e ricoperti di preziosi gioielli. Fra questi spicca quello del 10° Panchen, mancato proprio a Xigatze nel 1989, per la cui costruzione i fedeli tibetani, che lo amavano molto, offersero quantità enormi di oro e pietre preziose. Impressionante anche l'enorme statua di rame dorato di Maitreya, il Budda del futuro, eretta all'inizio del 19° secolo, che guarda dall'alto i pellegrini con i suoi grandi occhi azzurri, colmi di compassione. Ed effettivamente i pellegrini tibetani non mancavano: donne dalle lunghe trecce sottili, provenienti dal Qinghai, giunte qui dopo una settimana di viaggio, giovani dello Yunnan dall'aria da businessmen, un gruppo di anziane di un villaggio, commosse per la loro prima visita a questo grande centro religioso, ecc. Non mancavano i visitatori cinesi e stranieri, con una media di 1500 al giorno. Il giovane monaco Laba portava al petto una spilla rappresentante il giovane 11° Panchen Lama, per cui nutre un profondo rispetto e grandi speranze. Mi è sembrato un ragazzo intelligente, aperto verso il mondo e desideroso di apprendere, simbolo della nuova generazione di monaci a cui è affidata la rinascita in senso moderno del Buddismo tibetano nel XXI secolo.
Rispetto alla mia ultima visita di 14 anni fa, ho trovato che il complesso del tempio è molto più ordinato, è stata rifatta la pavimentazione dei cortili, e molte sale sono state restaurate o sono in via di restauro. Anche la città è molto cambiata, ora ci sono ampie strade alberate, edifici moderni, negozi e supermercati. Intorno al tempio è stata creata una zona pedonale che offre una cintura di quiete ai suoi circa 800 monaci lungo-residenti.
Xigatze è collegata dalla strada statale n.318 a Zhangmu, al confine con il Nepal, la nostra prossima tappa, distante 470 km! La strada è un vero miracolo di ingegneria, perchè percorre zone a più di 5000 metri di altezza (i passi di Jiacuola e di Tangla), a cui hanno lavorato generazioni di operai Tibetani, Han e di altre etnie dell'intero paese. Prezzo Latze, ho notato una targa commemorativa dei 5000 km che separano il posto da Shanghai, che ha mandato molti volontari a lavorare alla strada. Questa è affiancata da file infinite di pali della luce e del telefono, mentre sulle cime dei monti spiccano i tralicci delle antenne della TV e dei cellulari, col risultato che il segnale non manca quasi mai, mi dicono i colleghi cinesi. Un altro aspetto della modernizzazione del Tibet: la luce elettrica, il telefono, e la TV nei villaggi, che permettono ai contadini e ai pastori di por fine al loro isolamento, e di collegarsi con il mondo.
Il paesaggio circostante è impressionante: cieli azzurri sconfinati, monti rocciosi, e nelle vallate campi di orzo, praterie verdi punteggiate di mandrie di cavalli, yak, mucche e pecore, con accanto le tende nere dei pastori guardate dai grandi mastini tibetani; laghetti in cui nuotano gru e anatre, villaggi di case a uno-due piani, con le bandierine di preghiera che sventolano sul tetto... Un'emozione speciale è stato vedere in lontananza il Monte Qomolangma (Everest), innevato e incappuciato di nubi in vetta, e molte altre cime innevate nelle vicinanze, la cui perfetta bellezza ci trasporta in altre dimensioni.
Dopo la cittadina di Nyelam, nei pressi della quale visse e meditò il grande poeta e santo tibetano Milarepa, la strada comincia a scendere rapidamente fra pareti a strapiombo e boschi verdeggianti, in forte contrasto con le vertiginose altezze da cui proveniamo. Per via delle piogge recenti, ci sono state delle frane, per cui gli operai stavano lavorando al buio per ripararla. Verso mezzanotte, abbiamo raggiunto finalmente Zhangmu, la nostra meta, posta in una stretta valle al confine con il Nepal. Il posto è vivacissimo, con negozi ancora aperti e file di camion cinesi e nepalesi parcheggiati lungo le strette strade che si inerpicano lungo la valle. Cosa ci riserverà? Lo sapremo domani!