L'antica città di Pingyao
  2013-04-12 16:09:45  cri

E' una cittadina con una storia di 2800 anni, dotata della più completa cerchia di mura di tutta la Cina e di oltre tremila residenze di epoca Ming e Qing. Un secolo fa è stata il centro finanziario della Cina e possiede le sculture policrome più antiche del paese. Oggi conta 40 mila abitanti ed è ormai un patrimonio comune dell'umanità.

Pingyao è un'antica cittadina del centro della provincia dello Shanxi, che negli anni '90 del secolo scorso ha attirato l'attenzione del mondo intero.

Per illustrare la sua storia, dobbiamo ritornare a 2800 anni fa, quando il generale della dinastia Zhou, Yin Jipu, costruì la città allo scopo di resistere alle invasioni dei nomadi del nord. Oggi sulle mura di cinta est possiamo ancora vedere il tempio eretto in suo onore 600 anni fa dai locali. Trecento metri all'esterno delle mura est, c'è una tomba che si dice conservi le sue reliquie. Quindi si può dire che Yin Jipu sia il fondatore dell'antica città di Pingyao.

Le antiche mura sono l'inizio e il simbolo della storia di Pingyao: 2800 anni fa, la dinastia Zhou stanziò delle truppe nella zona, ed eresse delle case e una linea di difesa di terra. Ecco l'origine delle mura di Pingyao.

Nell'anno 1368, la Cina iniziò ad essere governata dalla dinastia Ming, che fece restaurare e ricostruire la Grande Muraglia e cinse di mura molte importanti città del paese. In questo periodo era già possibile utilizzare come materiale da costruzione delle enormi quantità di grandi e solidi mattoni di pietra.

Nel 1370, le antiche mura di terra di Pingyao vennero sostituite da mura di mattoni e pietre, un lavoro che durò una decina d'anni. Le mura che oggi appaiono agli occhi dei visitatori sono lunghe 6162,7 metri, alte 12, e ampie alla base una decina di metri e in cima da 3 a 6. Il fossato di difesa è profondo 3 metri. Dopo che il canale si è disseccato, si può solo più vedere qualche tratto del letto. All'esterno delle varie porte della città si trovano degli spazi quadrati con mura alte come quelle della cinta, chiamati Wengcheng, dotati di due porte, interna ed esterna, usate per controllare il flusso di passanti. In caso di guerra, si potevano lasciar entrare un certo numero di nemici, e poi chiudere le porte, permettendo ai difensori di eliminarli subito dall'alto.

L'ultima volta che le mura di Pingyao vennero usate come sistema difensivo è stato il 13 febbraio 1938. Quel giorno, le truppe d'invasione giapponesi crearono un varco nelle mura est con dell'esplosivo, entrarono nella città e la occuparono. Il sistema di difesa, progettato 600 anni prima, perse totalmente il suo ruolo sotto l'impatto delle armi moderne. Oggi, all'angolo sud-orientale delle mura, sono ancora visibili le tracce dei colpi di cannone delle truppe giapponesi.

Nei 500 anni delle dinastie Ming e Qing, le mura di Pingyao vennero restaurate 26 volte. Dopo gli anni '80 del secolo scorso, il governo centrale e le autorità locali hanno stanziato circa 10 milioni di Rmb per delle ulteriori opere di restauro.

L'antica città di Pingyao ha forma quadrata e una superficie di soli 2,25 kmq. La strada che attraversa il centro urbano da nord a sud costituisce l'asse centrale. Al centro si erge una torre alta 18,5 metri, mentre quattro grandi strade che portano nelle 4 direzioni, 8 stradine e 72 vicoli formano un'ordinata rete di trasporto. Gli edifici governativi e i templi, dalle tegole di maiolica gialla e verde, e le distese di case dai tetti grigi sono il simbolo di un rigido sistema gerarchico.

All'inizio degli anni '80 del secolo scorso in Cina è iniziato un grande movimento di riforma economica. Per mancanza di conoscenza degli edifici del passato o perché impedivano il piano dello sviluppo urbano, molti complessi tradizionali finirono così sotto le ruote dei bulldozer, ivi compresa la città di Pingyao. Al tempo, infatti, venne elaborata una pianificazione urbana volta ad aprire diverse strade nel centro storico, scavare 8 varchi nelle mura e costruire una serie di alti palazzi. Questo progetto, che avrebbe distrutto la città vecchia, venne avviato nel 1981, ma andò a rilento per mancanza di finanziamenti. Saputa la notizia, alcuni esperti di antica architettura si rivolsero al governo per salvare la città. La richiesta fu accettata, e l'antica città di Pingyao si salvò per l'arretratezza economica durata decine di anni. Oggi, tra le 4 mila città e cittadine cinesi, Pingyao è l'unica in grado di presentare la disposizione e l'aspetto originali delle antiche città cinesi.

Le residenze popolari di Pingyao hanno la forma dei cortili quadrangolari dell'etnia Han del nord della Cina. Ogni cortile ha delle mura esterne alte 7-8 metri, un'altezza favorevole a resistere al vento e alla sabbia del nord. Inoltre le finestre rivolte a sud mirano ad una migliore illuminazione degli interni.

Una caratteristica degli edifici residenziali di Pingyao è che l'ala principale mantiene la forma delle case-grotte del nord-ovest della Cina. Non sono più grotte scavate nelle pareti dei monti, ma costruite con mattoni in superficie, con 3-5 aperture. Fuori dall'edificio viene aggiunto un corridoio coperto in legno per proteggere dal vento, dalla pioggia e dal sole, dotato di ricchi motivi decorativi scolpiti e di dipinti colorati. Sull'ala principale, le grandi famiglie erigono un secondo piano per ricevere gli ospiti o da usare come studio. Vari tipi di mura e padiglioni del Fengshui si trovano sul tetto dell'ala principale, in modo da superare l'altezza delle case dei vicini e proteggere il Fengshui interno.

Il più antico edificio di Pingyao è la residenza della famiglia Ji, che si dice costruita in epoca Yuan, che presenta degli ampi cortili di stile rustico.

Oggi gli abitanti di Pingyao vivono per lo più in edifici di epoca Qing, ossia dal 17° all'inizio del 20° secolo. Verso la metà della dinastia Qing, l'artigianato e il commercio videro un forte sviluppo, molti locali si arricchirono e nella città comparvero molte case di ricchi mercanti e proprietari terrieri. Negli ultimi anni, per mancanza di cure e il notevole aumento degli abitanti, molte residenze si presentano disordinate e cadenti.

Le porte di ingresso delle case di Pingyao sono particolari: possono essere ad arco, oppure alte e strette con portico, ma le più belle sono quelle dotate di un tetto curvo molto elaborato.

I motivi decorativi delle case presentano le caratteristiche delle varie epoche storiche. Nella città vecchia si trovano ancora degli altarini intatti di mattoni scolpiti. Sulla porta di ingresso di una residenza si trova anche una scultura in mattone simile a una meridiana??

Nella città vecchia rimangono più di 400 residenze delle epoche Ming e Qing, piuttosto ben conservate.

Il padiglione Kuixing, che si erge sulle mura di cinta sud-orientali della città, prende nome dalla prima stella dell'Orsa maggiore, che secondo la tradizione taoista decideva l'andamento degli esami per diventare funzionari. Le tremila buche per il tiro con l'arco e le 72 torri di guardia e depositi di armi che si trovano lungo le mura simboleggiano i tremila discepoli che si fece Confucio nel corso dei suoi viaggi di insegnamento e i suoi 72 allievi migliori.

Fra il centro della città e il padiglione Kuixing si erge il Tempio di Confucio, la cui sala principale Dacheng venne eretta nell'anno 1163, il che ne fa il Tempio di Confucio più antico della Cina. Oggi questo è occupato dalla scuola media di Pingyao, la migliore della zona.

Sulla parete posteriore della sala Dacheng si trova un enorme carattere "kui". Si dice che qui un tempo si trovasse un grande tamburo che poteva essere battuto solo dai primi arrivati all'esame imperiale. Anche se nella città nessuno ottenne mai questo titolo, nelle opere locali non mancano storie di letterati che superano una serie di difficoltà e alla fine riescono vincitori.

L'opera di epoca Jin "Sanniang insegna al figlio" racconta come un adolescente che ha perso il padre da piccolo, grazie alla severa educazione della matrigna e degli anziani della famiglia, dopo dieci anni di durissimi studi alla fine ottenga il primo posto agli esami imperiali.

Nell'ultimo millennio in Cina, gruppi di esperti di marziali si occuparono della scorta di beni preziosi in cambio di alti compensi economici. Queste organizzazioni erano chiamate "Biaoju".

All'inizio del 19° secolo, anche versando forti somme ai Biaoju, i mercanti di Pingyao che operavano nelle varie parti della Cina non riuscivano a garantire l'arrivo di loro beni. Una casa di materiali per tintura di Pingyao aveva aperto filiali in tutte le province del nord del paese e molti mercanti della zona depositavano il loro denaro in queste filiali, e una volta tornati a Pingyao, con un attestato potevano ritirare i contanti alla sede centrale della casa, versando in cambio un compenso. Lei Lutai, il direttore della casa di materiali per la tintura, ne previde le enormi opportunità commerciali, e dopo anni di preparativi, riuscì a creare una nuova forma di gestione monetaria, sostituendo il trasporto d'argento con un documento di vaglia, senza dover più portare con sé grandi quantità di contanti.

Nel 1823, Lei Lutai propose ufficialmente a Li Daquan, padrone della casa di materiali per tintura, di trasformare l'attività in una banca, chiamata "Rishengchang" (ricchezza che cresce col sorgere del sole). Come investitore, Li Daquan immesse 30 mila liang d'argento (15 mila kg), il ricavato del lavoro di diverse generazioni della famiglia. Li Daquan e Lei Lutai si accordarono che la gestione fosse del tutto affidata a Lei Lutai, a cui andarono anche una parte delle azioni. I clienti principali erano i grandi negozi, che con una serie di vaglia potevano spostare capitali in modo sicuro e anche saldare i conti, il che cambiò il metodo di pagamento tradizionale in contanti. Di ogni vaglia esisteva una copia unica, in mano al cliente, in base alla quale veniva effettuato il pagamento. Venne anche fissato un sistema in codice formato da caratteri della scrittura, riconoscibili solo dai membri più importanti della banca. La regola del pagamento rinviato di 3-5 giorni permetteva a chi aveva perso un vaglia di denunciarne la perdita. Ogni vaglia era compilato da personale apposito, la cui scrittura era nota a livello interno, ma la cosa più importante era il continuo cambiamento dei codici, difficile da decifrare ancora oggi.

In base alla distanza, la banca esigeva dal 2-3‰ al 7-8‰ dell'importo delle rimesse. Vista l'arretratezza dei mezzi di trasporto del tempo, spesso per i pagamenti occorreva del tempo, quindi la banca utilizzava questo periodo per offrire dei prestiti a basso interesse ai mercanti. Adesso è impossibile verificare la somma specifica dei profitti della banca, tuttavia i 30 mila liang d'argento immessi all'inizio da Li Daquan, in un secolo crearono per la famiglia un profitto netto di 15 milioni di liang.

Ogni giorno i conti delle filiali e della sede centrale venivano consegnati alla contabilità, il cui direttore era responsabile di tutti i conti, affiancato da due assistenti, ciascuno incaricato di conti specifici.

La banca aveva anche un completo sistema di rapporto, il cui esponente principale era il "direttore delle lettere", un posto spesso occupato da letterati arrivati primi agli esami imperiali, che godevano di un'alta posizione e di un ottimo compenso. Ogni giorno le relazioni delle filiali venivano inviate per lettera alla sede centrale, che ne riceveva un centinaio al giorno, decine delle quali esigevano una risposta immediata. L'intera struttura era controllata dal direttore generale e da due assistenti. Il direttore della contabilità presentava il quadro delle entrate e uscite quotidiane, e il direttore delle lettere avanzava la situazione della gestione della sede centrale e delle filiali al direttore generale, le cui indicazioni venivano trasmesse alle filiali attraverso "l'ufficio delle lettere".

Durante il periodo di massimo splendore della banca Rishengchang, la sede centrale era formata da 14-15 persone, con 3-5 persone per ognuna delle 35 filiali in tutto il paese, quindi l'intero personale non superava le 150 unità.

Circa la scelta del personale, la banca aveva delle regole molto severe: dovevano essere ragazzi tra i 13 e i 15 anni, di bell'aspetto, che erano sottoposti a prove di uso dell'abaco e di bella scrittura e raccomandati da compaesani, garantendo che le loro famiglie non presentassero rapporti di reati per tre generazioni. Nei tre anni dall'ingresso nella banca, i ragazzi non ricevevano stipendi, solo vitto e alloggio gratuiti. Per un certo periodo dopo i tre anni di apprendistato, lo stipendio non veniva consegnato al dipendente, ma direttamente ai suoi genitori. La banca assumeva a vita, e una volta che i ragazzi impiegati diventavano maturi, venivano mandati nelle filiali e dopo un anno di lavoro, potevano disporre di una quota speciale di azioni. I dieci direttori generali della banca iniziarono tutti la carriera come apprendisti.

Durante la dinastia Qing, i trasferimenti dei funzionari erano frequenti, da cui la necessità di trasportare grandi somme in contanti. Di conseguenza, questi funzionari diventarono i clienti privati più fedeli delle banche. Con il fiorire di queste strutture, sia i finanziamenti governativi di soccorso alle calamità che le tasse che le autorità locali dovevano versare al governo centrale, fino ai rimborsi di guerra, venivano tutti inviati nella capitale Beijing nella forma di vaglia, e cambiati in denaro contante nelle filiali delle banche, che poi finiva direttamente nelle casse dello Stato.

Verso la metà del 19° secolo, il settore bancario cinese entrò nel suo periodo di massimo splendore. La maggioranza delle banche era originaria della provincia dello Shanxi: su una quarantina, 22 erano di Pingyao, il che rese la cittadina il centro finanziario nazionale, che controllava quasi la metà dei contanti in circolazione nell'intero paese. E' interessante notare che nella storia della banca Rishengchang, non ci furono mai casi di emissione di vaglia contraffatti. Anche per il severo sistema di controllo, ora è difficilissimo reperire dei vaglia usati, tranne un esemplare di un secolo fa, forse annullato per un errore di compilazione. Un registro del 20mo anno di regno dell'imperatore Daoguang, ossia del 1840, registra una parte del bilancio della banca. Si tratta del più antico registro di conti finora scoperto in Cina.

Tra la fine del 19° secolo e l'inizio del 20°, le forti agitazioni sociali in Cina provocarono degli enormi danni alle banche, al punto che negli anni '20 del secolo scorso, quelle di Pingyao chiusero tutte i battenti. Dalla nascita di Rishengchang nel 1823 alla chiusura di Baofenglong, situata proprio di fronte a Rishengchang, le banche di Pingyao resistettero un secolo esatto.

Il tempio Shuanglin, situato 6 km a sud-ovest della città vecchia di Pingyao, occupa un'area di 11 mila mq. Tutte le sue sale sono decorate di statue policrome di argilla, in tutto 2050, la più grande alta 3 metri e la più piccola una decina di cm. Fra queste, 1566 sono ben conservate, e vennero erette in un periodo di 6-700 anni, il che fa del tempio Shuanglin un tesoro della statuaria in argilla delle epoche Song, Yuan, Ming e Qing.

Entrati nel tempio, si incontra subito la Sala dei Re celesti, con quattro enormi statue, alte più di 3 metri, dei re celesti. Gli occhi di vetro colorato, un tipo di arte decorativa tipica cinese, le rendono molto espressive. Al centro della Sala di Sakyamuni, nel primo cortile, si trova una statua seduta del Budda Sakyamuni, con ai lati i Bodhisattva Samantabadra e Manjusri. Le pareti sono del tutto decorate di statue policrome che raffigurano la vita di Sakyamuni, dalla nascita all'illuminazione, fino al nirvana. Oltre 200 statue, diverse per soggetto ed espressione, sono inserite fra monti ed edifici, in una composizione straordinaria.

Nel primo cortile si trova anche una piccola Sala degli Arhat, che contiene le statue dei 18 Arhat, ossia di santi buddisti. Gli artigiani cinesi del passato, con la loro immaginazione e talento, hanno reso questi Harhat una prova del passaggio dal modello fisso alla caratterizzazione dei personaggi della statuaria policroma buddista cinese.

La Sala Daxiong (dell'eroe), nel secondo cortile, è il maggiore edificio del tempio Shuanglin, ed è chiamato così perché il Budda riesce a sconfiggere tutti i demoni. Le tre grandi statue al suo interno raffigurano tre forme di Budda.

La Sala dei Mille Budda si trova a est della Sala Daxiong e contiene oltre 500 statue policrome. La statua principale, il Bodhisattva Avalokitesvara, ha una posa rilassata e un'espressione tranquilla, il che ne fa un capolavoro assoluto. La statua laterale del divino protettore Weituo è considerata la più bella del genere della Cina. Alta 1,6 metri e con un' espressione e degli occhi particolarmente vivaci, presenta la bellezza maschile di un vero guerriero, il che ne fa un capolavoro della statuaria del tempio. Sulle quattro pareti interne, oltre 500 statue creano insieme uno splendido mondo buddista.

La Sala di Bodhisattva, di fronte alla Sala dei Mille Budda, è riservata alla statua di Avalokitesvara dalle mille braccia. Per i cinesi, Avalokitesvara è la divinità della compassione, e la sua immagine assomiglia a quella di una giovane donna, bella ed elegante, che apre mille braccia per salvare l'umanità sofferente.

Dodici km a nord-est di Pingyao, si trova un altro celebre tempio, Zhenguosi, costruito nel 963 d.C. e restaurato più volte nel corso delle varie dinastie. Rivolto in direzione sud, comprende due cortili, con una superficie di circa 13 mila mq.

La Sala dei Diecimila Budda, costruita più di mille anni fa, mantiene completamente lo stile architettonico della dinastia Tang. La sua maggiore caratteristica è la forma quadrata, con un enorme tetto arcuato, come delle ali pronte a volare. Si tratta di uno dei più antichi edifici in legno rimasti in Cina. All'interno si trovano 11 statue policrome del Budda e dei suoi discepoli, l'unico esempio di statuaria policroma del 10° secolo rimasto in Cina, il che ne fa un tesoro nazionale. Il Padiglione dei Tre Budda, nel secondo cortile, fu eretto in epoca Ming, e contiene 37 statue policrome e 52 dipinti murali originali. Le statue di Budda e dei 4 Bodhisattva, dalle pose belle e naturali, sono delle tipiche opere del 14° secolo, in epoca Ming. I dipinti murali sulle pareti laterali raffigurano paesaggi, fiori, uccelli e figure umane, e in forma di fumetti e con tecniche tradizionali, narrano la straordinaria vita del Budda. L'antico albero di sofora nel cortile ha più di mille anni, quindi ha visto il passaggio di generazioni di monaci. Alto non più di 3 metri, è famoso per la sua forma particolare.

Pingyao si trova nella zona tradizionalmente agricola del nord della Cina, con una clima continentale, ossia inverni freddi e secchi ed estati calde e piovose. I cereali principali sono grano, sorgo e mais, coltivati su circa 53 mila ettari di terreno. Fino alla fine del secolo scorso, la zona era autosufficiente come cereali.

Più della metà della popolazione di Pingyao ha ancora l'anagrafe contadina, ma da tempo non ha più terra da coltivare, e la maggior parte si occupa di piccolo commercio, che costituisce l'attività principale della città vecchia.

La vita procede con i ritmi di sempre, mentre una varietà di suoni pervade le strade.

La vita è una realtà vivace e appassionante.

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