La variopinta cultura dello Yunnan
  2009-11-18 16:25:10  cri
La provincia dello Yunnan, posta ai confini sud-occidentali della Cina, ha il poetico soprannome di "terra a sud delle nuvole colorate". Dall'antichità, qui vivono numerose minoranze etniche, le cui usanze e culture particolari si sono trasmesse di generazione in generazione, per cui ancora oggi è possibile goderne il fascino unico.

Durante le dinastie Qin e Han, più di 2 mila anni fa, nei pressi del lago Dianchi, nell'attuale Yunnan, viveva una grande tribù chiamata "Dian", dall'artigianato molto sviluppato, soprattutto la fusione del bronzo. Nel corso di scavi archeologici condotti nel secolo scorso, qui venne scoperta una gran quantità di bronzi Dian, la cui elegante manifattura e vivace plastica dimostrano il ricco contenuto della vita sociale e l'alto livello artistico raggiunto dall'etnia. Nel museo provinciale, il vassoio in bronzo per offerte raffigurante due buoi e una tigre attira gli sguardi dei visitatori. L'insegnante del museo, signora Guo Jia, ci ha illustrato:

"La concezione è straordinaria: una grande mucca con la parte centrale vuota con all'interno un vitello, e una tigre che si arrampica dalla parte della coda. Secondo una spiegazione, la mucca simboleggia la madre che protegge il figlio con il proprio corpo, quindi è un'ode allo spirito di sacrificio e all'amore materno."

La mucca generosa, il simpatico vitello e la crudele tigre compongono una scena drammatica e commovente che riflette il particolare stile artistico dei Dian.

Col passare del tempo, molte etnie si sono trasferite, insediate e sviluppate sulla terra dello Yunnan, formando così una cultura multi-etnica. Il vice direttore del Museo etnico dello Yunnan Zhang Zhiwen ha illustrato:

"In realtà nella nostra provincia vivono 55 etnie, una parte delle quali con una scarsa popolazione. In generale, le etnie lungo-residenti con più di 5 mila persone sono 26, 7 delle quali con meno di 100 mila persone, e 15 tipiche dello Yunnan, ossia con più dell'80% della popolazione ivi residente."

La concentrazione di molte etnie ha dotato la cultura dello Yunnan di un sostrato vario e profondo, il che si esprime a fondo nei costumi etnici. L'etnia De'ang, una delle più antiche della provincia, ha dei costumi sono molto particolari. Nella sala dell'abbigliamento del Museo etnico dello Yunnan, abbiamo visto un costume femminile De'ang con una speciale cintura di fibre di canna e fili d'argento. In merito il vice direttore del museo Zhang Zhiwen ci ha detto:

"Esiste una leggenda su questo tipo di cintura, secondo cui gli antenati dell'etnia uscirono dall'interno di una zucca, e subito dopo le donne se ne volarono via. Gli uomini, per fermarle, escogitarono questa cintura, che oggi si è trasformata in un simbolo, per esempio d' amore. Se un ragazzo ama una ragazza, le regala una cintura, che lei indossa. Se le cinture sono molte, vuol dire che una ragazza ha molti ammiratori..."

Nella sala degli strumenti musicali etnici, abbiamo notato dei pezzi di legno e di bambù recanti delle incisioni, due foglie che combaciano sul diritto, e dei bulbi d'aglio legati con una corda. Zhang Zhiwen afferma che sono tutti oggetti simbolici delle minoranze:

"Visto che parte delle etnie dello Yunnan non possiede la scrittura, la trasmissione della cultura avviene solo per via orale. Certe cose impossibili da registrare vengono quindi espresse con degli oggetti. La guerra, i debiti, ecc., vengono incisi sul legno o sul bambù. Quanto all'amore, due foglie accostate sul rovescio significano che due persone non vanno d'accordo. Certe cose difficili da dire di persona, in mancanza della scrittura, vengono espresse con degli oggetti."

Oltre agli oggetti che ricordano silenziosamente la storia, molti patrimoni culturali immateriali delle minoranze dello Yunnan si sono tramandati fino ad oggi in modo commovente. Ad esempio molte etnie hanno delle proprie attività sportive e abilità uniche. Nel villaggio etnico situato alla periferia di Kunming, abbiamo incontrato il ragazzo di etnia Lisu Wang Shunfeng che stava presentando al pubblico la tecnica di "salire sul monte di coltelli".

Al centro dell'area della dimostrazione, si ergono due pali di legno alti 18 metri, su cui sono infilate decine di coltelli affilati con la lama rivolta verso l'alto, così da formare due scale di coltelli. Al suono dei gong e dei tamburi, il ragazzo sale in cima ad un palo a mani e piedi nudi. Egli afferma che questa tecnica è stata tramandata di generazione in generazione dagli avi dei Lisu, quindi occorre tramandarla, nonostante la difficoltà.

"Il dolore ai piedi c'è, ma non può accadere nulla per la protezione dei nostri avi. Ho imparato da mio nonno quando avevo 15 anni, adesso ne ho 18, quindi pratico da tre anni. Col tempo, sotto i piedi si formano dei calli."

Nonostante alcune tecniche culturali tradizionali delle minoranze etniche si siano conservate, alcune sono in pericolo di estinzione. Fortunatamente, negli ultimi anni i governi locali hanno rafforzato la tutela dei patrimoni culturali immateriali in pericolo. Nel villaggio etnico, abbiamo visto la tecnica di manifattura di abiti di corteccia d'albero, chiamati "abbigliamento fossile", secondo la quale un albero Antiaristocicaria viene privato dell'intera corteccia, trasformata dopo diversi processi artigianali in un tessuto con cui si confezionano degli abiti. Nel 2005 Zhang Weiping e Huang Yan, una coppia di etnia Hani unica erede della tecnica nella provincia dello Yunnan, sono stati invitati nel villaggio etnico, dove hanno aperto uno studio. Parlando della tecnica della corteccia d'albero, la signora Huang Yan ha detto:

"In realtà, nell'antichità, noi Hani utilizzavamo questa corteccia d'albero per difenderci dal freddo, tuttavia per un lungo periodo nessuno lo sapeva più. Mio marito ha scoperto per puro caso sotto un letto di casa un vecchio pezzo di corteccia. Neanche suo padre l'aveva fatto, ma solo visto e sentito, ed in seguito gliene parlò. In questo modo la tecnica si è lentamente ripristinata."

Zhang Weiping afferma che per confezionare un abito di corteccia, occorre innanzitutto trovare un albero di Antiaristocicaria. Si sale sulla cima, svellendo poco per volta la corteccia con un punteruolo fino il basso alla radice, poi si abbatte l'albero, togliendo la corteccia a forma di cilindro, che in seguito si immerge nell'acqua, si percuote, si pulisce e si fa asciugare. Nel suo studio di meno di 20 mq sono esposte varie sue creazioni di corteccia, tra cui abiti, decorazioni e oggetti da appendere. Il signor Wang, venuto dalla provincia del Guangdong, esprime un forte interesse per questa tecnica artigianale.

"In passato ho già visto degli oggetti di corteccia. Trovo che questo artigianato debba essere tramandato, perché adesso è molto raro. E' naturale, e dà un senso di bellezza."

Adesso Zhang Weiping e la moglie hanno già due allievi, a cui vogliono trasmettere la tecnica, tuttavia hanno un desiderio ancora maggiore:

"Il mio maggiore desiderio è creare un museo personale. Ho già costruito una sala di 120 mq, la mia base, dove sistemare le mie opere."

A sud delle nuvole colorate, su questa terra straordinaria, di generazione in generazione le varie etnie hanno immesso nella vita quotidiana le loro sensazioni più semplici e naturali, creando la profonda cultura locale, che va sperimentata ed apprezzata.

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