Beijing: il messaggio di Matteo Renzi agli imprenditori italiani in Cina
  2014-06-12 15:40:59  cri

A mezzogiorno del 12 giugno all'Ambasciata d'Italia a Beijing, il Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi ha rivolto un messaggio agli imprenditori italiani in Cina.

Ricordando la tappa di Shanghai, dove ha visitato il Padiglione Italia, ha detto: "A Shanghai abbiamo visto il Padiglione Italia, che quattro anni fa molti di noi abbiamo visitato, sette milioni di persone, il secondo padiglione più visitato dell'Expo, il primo era quello cinese, un risultato che dimostra una volta di più quanta fame di Italia ci sia nel mondo. L'incontro con il sindaco di Shanghai, che come sapete è gemellata con Milano, è testimone di uno scambio con Milano legato all'Expo, ed espressione della proprietà di Shanghai Electric, che ha acquistato Ansaldo Energia, un business molto importante".

Renzi ha quindi illustrato i suoi incontri con i leader cinesi a Beijing: "A Pechino abbiamo incontrato il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio e il presidente dell'APN. La Banca del Popolo cinese ha fatto diversi investimenti in Italia, due sopra la soglia, dichiarati, Eni e Enel, segno evidente di un interesse importante. L'intervista a 'Dialogue', una trasmissione molto seguita alla TV cinese, e l'incontro-chiave, il Business Forum, con la firma di alcuni importanti accordi che abbiamo potuto presentare ieri alla presenza del Presidente del Consiglio cinese e dei co-presidenti del Business Forum, per noi il Ceo di Luxottica, Andrea Guerra. Molti di voi sono imprenditori, businessmen".

Renzi ha così incoraggiato gli imprenditori italiani in Cina: "Un punto centrale è che chi viene a investire in Cina non può essere accusato di delocalizzare. Chi viene a investire nell'est, nel sud-east, nel far-east, viene a internazionalizzare le proprie aziende, ma... qualcuno fa il furbo! Ma lo fanno anche in Italia, indipendentemente dalla latitudine o longitudine. Il punto centrale è che dobbiamo guardare con rispetto a queste persone, a chi porta alta la voce della cultura italiana. Noi siamo una superpotenza, non dal punto di vista militare, anche se i nostri prodotti per la difesa funzionano bene, ma dal punto di vista della cultura, e quanto c'è bisogno di reinvestire nella nostra mente sulla importanza di ciò che siamo! Camminando lungo la Città Proibita, ho trovato che è interessante che i mandarini avevano quella forza di meritocrazia che in Italia spesso non cè. Dobbiamo avere consapevolezza di ciò che noi siamo dal punto di vista culturale, di cosa noi siamo per la bellezza dell'italiano, per il fascino e l'evocazione che le nostre realtà hanno. Anche con i nostri limiti, che sono quelli di una mancata capacità di fare gioco di squadra, in alcuni casi.

Un giornalista cinese mi ha chiesto scherzando: che giocatore dell'Italia preferisci ai mondiali? Gli ho detto: Cesare Prandelli, perché ci vuole un allenatore più che un giocatore. Noi siamo pieni di giocatori che possono fare gol, anche a sorpresa... Ma abbiamo delle straordinarie offerte dal punto di vista economico, culturale, imprenditoriale, ci manca talvolta la capacità di fare squadra. Quindi un lavoro che devono fare, e lo fanno, le istituzioni, le ambasciate, i consolati, e che dobbiamo fare di più noi a Roma, a Palazzo Chigi, ma consapevoli che se si vince, si vince insieme. Perché le cose funzionino, vorrei lasciarvi con un pensiero, di gratitudine, ma anche di sfida: io vorrei che noi giocassimo a fare i duri, non ne posso più dell'idea di un'Italia rassegnata, rannicchiata, impaurita, basta con questa logica per cui noi guardiamo soltanto alle cose che non vanno. Basta con l'atteggiamento per cui noi siamo spesso i peggiori direttori commerciali di noi stessi, immaginate un negozio dove il titolare dice: non entrare da me, perchè mi dai un sacco di problemi! Questo atteggiamento sarà tanto più serio quanto noi politici saremo capaci di dimostrare che la musica è cambiata davvero, che le riforme non si annunciano, si fanno, che la semplificazione della burocrazia è giunta finalmente al momento chiave. Un impegno reciproco che vi invito a prendere è questo: puntate in alto, noi da parte nostra vi garantiamo che non molliamo di mezzo centimetro, di una virgola, noi andiamo avanti convinti, costi quello che costi, a cambiare il paese. E non lasciamo a nessuno il diritto di veto, conta molto più il voto degli italiani che il veto di qualche politico che vuole bloccare le riforme. Siccome contano più i voti dei veti, vi garantisco che andiamo avanti a testa alta.

A voi però chiedo di avere questa ambizione nel cuore: voi siete qui non a rappresentare le vostre aziende, i vostri sogni o le vostre circostanze, qui, indipendentemente da quello che voi pensate del vostro paese, siete considerati l'Italia, un popolo che non è un popolo di casinisti, anche se sanno che un po' casinisti siamo, che non è un popolo pieno di problemi, anche se sanno che qualche problema c'è, ma il popolo della genialità, dell'intelligenza, dell'innovazione, della fantasia e, lasciatemelo dire, della bellezza! In bocca al lupo ad ognuno di voi!".

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