Dopo l'annuncio da parte del governo libico della morte del figlio minore di Muammar Ghedaffi, Saif al-Arab e dei 3 nipotini nei raid aerei su Tripoli attuati dalla coalizione internazionale, il primo maggio la NATO ha pubblicato una dichiarazione, negando di aver considerato Ghedaffi o i suoi familiari come obiettivi dei raid. Il primo maggio, il Ministero degli Esteri russo ha emesso un comunicato, nel quale ha espresso la preoccupazione della Russia per i morti e i feriti civili, chiedendo un armistizio immediato e l'avvio del processo di soluzione politica del problema libico senza alcuna condizione. Alle prime ore del primo maggio, le sedi delle ambasciate italiana e britannica sono state attaccate. Gli analisti riferiscono che se la notizia sulla morte del figlio di Gheddafi dovesse essere confermata, le tensioni tra il regime di Gheddafi e la NATO saranno indubbiamente intensificate, rendendo la situazione libica ancora più complicata e confusa.
Dopo gli ultimi raid, il primo maggio un gran numero di civili si è riversato per le strade di Tripoli per protestare e sfogare la propria rabbia per gli attacchi aerei della coalizione contro le residenze civili, mostrando sostegno e compassione verso Gheddafi ed i suoi familiari. Secondo quanto riportato dalla BBC, gli uffici delle Nazioni Unite e le ambasciate britannica ed italiana sono state danneggiate dai manifestanti infuriati. Fonti riportano che gli attacchi alle sedi diplomatiche italiana e britannica potrebbero essere opera dei civili locali fedeli a Muammar Gheddafi.
Il ministro degli Esteri britannico William Hague sul sito web del Ministero ha espresso la sua condanna agli attacchi contro l'ambasciata britannica e quelle di altri paesi. Hague ha deciso di espellere l'ambasciatore libico di stanza in Gran Bretagna, ordinandogli di lasciare il paese entro 24 ore. Lo stesso giorno, il primo ministro britannico David Cameron ha affermato che la politica sulla scelta degli obiettivi da parte della NATO e dei suoi alleati è assolutamente chiara e corrisponde alla risoluzione n.1973, che prevede come bersagli solo le strutture militari e di comando del governo Gheddafi, non individui, in modo da evitare danni ai civili.
Dall'altra parte, la notizia della morte del figlio di Gheddafi nei raid aerei della NATO ha suscitato grande gioia a Bengasi, centro dei ribelli, alcuni dei quali hanno dubitato della veridicità della notizia.
Lo stesso giorno, la NATO ha emesso un comunicato, nel quale, citando le parole del comandante delle azioni militari dell'Alleanza Atlantica sulla Libia, Charles Bouchard, afferma che la notte del 30 aprile la NATO ha effettuato attacchi mirati contro un centro di comando e di controllo a Tripoli, e che tutti gli obiettivi degli attacchi sono "militari". Bouchard ha osservato che la NATO continuerà i suoi attacchi mirati al regime di Gheddafi. Il New York Times afferma che nonostante la NATO sottolinei che gli obiettivi dei suoi raid non siano Gheddafi o i suoi familiari, si tratta del secondo attacco della coalizione in una settimana che "appare" mirato direttamente contro il leader libico. Il figlio minore del Colonnello, morto nei raid aerei, non aveva svolto un grande ruolo all'interno del regime. Attualmente, i rivoltosi sperano di confermare la veridicità della notizia, ritenendola una cortina di fumo lanciata da Gheddafi per suscitare compassione. L'Associated Press ha riportato la notizia degli attacchi alle ambasicate italiana e inglese in Libia. Secondo il reportage, anche se i due paesi non hanno ancora parlato di perdite, si tratta evidentemente di un atto di vendetta contro i raid aerei della NATO.