Il 24 marzo, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon in un rapporto al Consiglio di Sicurezza, ha parlato della situazione in Libia e dell'applicazione della Risoluzione N.1973, affermando che attualmente non ci sono ancora dei segnali che dimostrano che il governo libico ha cessato il fuoco dopo la richiesta della risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Mentre le condizioni umanitarie nel paese continuano ad aggravarsi, la comunità internazionale deve adottare iniziative rapide e decise per affontare tale situazione.
Ecco di seguito il nostro reportage dettagliato.
Dopo la sua visita in Egitto e in Tunisia, e dopo la riunione dello scorso weekend a Parigi per valutare l'attuazione delle risoluzioni, il 23 marzo il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon è tornato alla sua sede generale a New York, il 24 ha presentato un rapporto al Consiglio di Sicurezza sugli ultimi sviluppi della situazione in Libia e sull'attuazione della Risoluzione 1973.
Nel rapporto Ban Ki-moon afferma che nonostante che il governo libico abbia ripetutamente dichiarato di aver cessato il fuoco, e che gliel'abbia riconfermato questo punto il ministro degli Esteri libico in una telefonata del 19 marzo del ministro degli Esteri libico, attualmente non ci sono ancora prove evidenti che possono dimostrare la verità, anche perchè ad Ajdabiya, Misurata e in altre località libiche, continuano a verificarsi violenti scontri tra le truppe governative e i ribelli.
"Noi non abbiamo visto nessun segnale che ci può far pensare ad un cessate il fuoco. In poche parole, al momento non c'è nessun segnale che dimostra l'iniziativa del governo libico a rispettare i regolamenti delle risoluzioni N.1970 e N.1973."
Nel rapporto Ban Ki-moon riferisce che il governo libico ha imputato le cause degli scontri ad Al Qaeda e ai terroristi islamici, dichiarando che questi ultimi lo hanno costretto a contrattaccare. La NATO ha già avvisato l'Onu di aver deciso di adottare delle iniziative congiunte in sostegno ai regolamenti sull'attuazione dell'embargo delle armi del Consiglio di Sicurezza.
Ban Ki-moon ha ribadito che la risoluzione N.1973 mira a difendere i civili libici dagli attacci del regime di Gheddafi, sottolineando che oltre ad approvare la no-fly zone in Libia, nella risoluzione si sottolinea anche la tutela dell'integrità territoriale e sovranità della Libia.
Ban Ki-moon ha indicato che dato che le condizioni umanitarie in Libia rimangono gravi, la comunità internazionale deve continuare ad affrontare la situazione con iniziative rapide e decisive.
"La comunità internazionale ha già avviato iniziative congiunte prevenendo una possibile crisi umanitaria ancora più grave. Spero che la comunità internazionale continuerà ad impegnarsi per evitare ulteriori vittime tra i civili e danni connessi."
Ban Ki-moon ha detto che l'Onu è "molto preoccupato" per le attuali condizioni di sicurezza civile e per la fornitura dei beni di prima necessità.
"Ci preoccupano molti aspetti, tra cui la sicurezza dei civili e la violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Al momento ci impensieriscono anche la sicurezza dei civili e la fornitura dei principali beni quotidiani nelle zone bloccate per motivo di guerra."
Secondo le statistiche dell'Onu, fino al 21 marzo, l'Organizzazione Internazionale per la Migrazione e l'Ufficio dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani dell'ONU hanno già evacuato oltre 60 mila persone dalla Libia. Per quanto riguarda la richiesta delle Nazioni Unite del fondo d'emergenza regionale di 160 milioni USD, l'ammontare ha già raggiunto il 63% del totale. Ban Ki-moon ha affermato che l'Onu si impegnerà ancora per rispondere con urgenza all'imminente esodo di 200/250 mila rifugiati.
Ban Ki-moon ha anche ricordato che il 25 di questo mese Abdul Ilah Khatib, emissario speciale per la questione libica del segretario generale dell'Onu, andrà ad Addis Ababa, capitale etiope e sede generale dell'Unione Africana, per partecipare ad una conferenza dell'Unione sulla questione libica, con l'intento di spingere la Libia all'armistizio e cercare soluzioni politiche. Alla riunione saranno presenti i rappresentanti del governo libico, delle forze anti governativi, dei paesi e delle organizzazioni regionali interessati.