Il 21 marzo le truppe occidentali hanno continuato i raid aerei sulla Libia, il che ha approfondito i timori della comunità internazionale per le possibili conseguenze umanitarie all'interno del paese.
Negli ultimi giorni, la coalizione internazionale ha attaccato i sistemi antiaerei della capitale Tripoli e di altre zone della Libia. Secondo quanto riportato dai media libici, la contraerea del paese risulta gravemente danneggiata. Le forze terrestri del colonnello Gheddafi hanno pressoché interrotto l'avanzamento verso Bengasi, centro nevralgico delle forze antigovernative, il che ha ridotto le possibilità di penetrazione nella città e di conquista della vittoria militare. Durante la giornata del 21, il quadro bellico nelle varie località libiche pareva calmo, tuttavia la sera nella parte sud di Tripoli si è sentito il rumore di una forte esplosione, seguita da fitti colpi della contraerea. Inoltre, secondo dei testimoni oculari, è stata bambardata una caserma 30 chilometri ad ovest di Tripoli.
La parte militare Usa ha affermato che lo stesso giorno la coalizione internazionale ha inviato 70-80 caccia in missione nei cieli della Libia, più della metà dei quali americani. Alcuni giorni di guerra dimostrano che le forze antiaeree libiche intendevano attuare la difesa con la contraerea, difendendo lo spazio aereo della capitale Tripoli, ma con degli scarsi risultati, visto che alcuni edifici accanto alla residenza di Gheddafi sono stati distrutti, ivi compresi i centri di comando e di controllo delle forze armate libiche.
Attualmente, oltre ai raid dei caccia di Gran Bretagna, Francia, Usa e Italia, anche Danimarca e Canada, e due paesi arabi, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, hanno annunciato l'intento di unirsi all'operazione militare della coalizione internazionale. Si prevede che la coalizione pianificherà le iniziative collegate alla creazione della no-fly zone, mentre l'esercito Usa rimane responsabile del coordinamento. Nel frattempo si fanno sempre più forti i timori della comunità internazionale per un possibile incremento del numero dei morti e dei feriti per l'intervento militare adottato da alcuni paesi.
Dopo alcuni giorni consecutivi di bombardamenti sulla Libia da parte della coalizione internazionale, le organizzazioni e i paesi di alcune regioni hanno espresso opposizione in merito. Il segretario generale della Lega Araba Amr Mussa ha criticato i paesi occidentali perché i loro raid superano la sfera di attività sostenuta dai paesi arabi per la creazione della no-fly zone sulla Libia. La Commissione speciale dell'Unione africana per la questione libica ha emesso una dichiarazione, che richiede a Usa, Francia, GB, ecc. di cessare immediatamente l'operazione militare e invita la comunità internazionale a mantenere l'autocontrollo, così da evitare delle gravi conseguenze umanitarie. Nel frattempo, all'interno della NATO risultano fortissime le divergenze fra i 28 paesi membri sul sostegno o meno all'attacco militare contro la Libia.
La parte americana sta cercando con impegno il sostegno dei vari paesi all'operazione. Negli ultimi giorni, il team del presidente Barack Obama ha contattato per telefono diversi leader arabi, spiegando ai paesi arabi che l'intervento militare in Libia mira solo ad "impedire che Gheddafi colpisca i civili". Il 21, nel corso di una visita in Russia, il segretario alla Difesa Usa Robert Gates ha invitato la Russia ad entrare a far parte dell'operazione militare attuata dai paesi occidentali. Tuttavia, rivolto ai giornalisti al seguito alla partenza per la sua missione in Russia, Gates ha osservato che l'aumento degli obiettivi dell'operazione creerà molti problemi. Egli spera di passare il comando ad altre parti entro qualche giorno; l'esercito americano continuerà a partecipare come membro della coalizione, ma non come forza principale. Il primier britannico David Cameron ha definito "corretta" l'iniziativa della parte britannica di intervenire in Libia. Tuttavia, vista la lezione delle guerre in Iraq e in Afghanistan, Usa e GB hanno entrambi affermato che non invieranno delle truppe di terra nel paese.
Secondo l'opinione pubblica, il motivo di proteggere i civili avanzato dall'Occidente per l'operazione militare in Libia è evidentemente forzato, e la continuazione dell'intervento armato non potrà che rendere più agitata e complessa la situazione nel paese. Gli analisti osservano che se, come affermano i paesi occidentali, l'intervento non mira ad eliminare Gheddafi, è ancora da vedere quale aspetto assumerà il quadro politico libico e come si giocheranno gli interessi le varie fazioni interne al paese.