A partire dal 15 febbraio, quando a Bengasi, città orientale della Libia, sono scoppiate le prime rivolte, la situazione nel paese continua ad essere turbolenta e ha già fatto numerose vittime. Il 10 marzo, le forze fedeli a Muammar Gheddafi hanno sferrato la loro controffensiva a Zawiyah, città occidentale del Paese, e a Ras Lanuf, importante terminale petrolifero. Allo stesso tempo, il 10 marzo i ministri degli Esteri dei 27 paesi dell'UE hanno tenuto una riunione straordinaria nella sede dell'UE a Bruxelles per discutere della situazione in Libia, decidendo di inasprire ulteriormente le sanzioni contro il paese.
Dopo giorni di accesi scontri, a Zawiyah, città occidentale a circa 50 km dalla capitale Tripoli, la sera del 9 marzo gli scontri sono sostanzialmente terminati. Più tardi lo stesso giorno, il portavoce del governo libico Mussa Ibrahim ha affermato che l'esercito verde ha ripreso il controllo della città libica di Zawiyah. Qui, il 10 marzo la situazione è stata relativamente tranquilla e i sostenitori di Gheddafi hanno tenuto una grande manifestazione per celebrare la loro vittoria. Nella parte orientale del paese, la città di Misurata, situata tra Tripoli e Sirte, resiste ancora all'avanzata delle forze governative e vive in una calma generale. Allo stesso tempo, il centro petrolifero di Ras Lanuf, a 200 km a est di Sirte, per alcuni giorni è stato colpito da bombardamenti e raid aerei delle forze di Gheddafi. Ancora il 10 marzo, l'esercito governativo si è fatto strada dalla periferia occidentale di Ras Lanuf fino al centro della città, con il sostegno di carri armati e veicoli blindati. Per la mancanza di mezzi pesanti, la maggior parte delle armate dei ribelli ha già abbandonato la resistenza ed è scappata dalla città. Tuttavia, secondo quanto reso noto, una piccola parte delle forze di opposizione è rimasta in città e si prepara ad iniziare la guerriglia contro le forze di Gheddafi.
La comunità internazionale nutre grande preoccupazione per la situazione in Libia. Il 10 marzo, i ministri degli Esteri dei 27 paesi dell'UE hanno tenuto a Bruxelles una conferenza straordinaria sul problema della Libia, durante la quale hanno deciso di inasprire le sanzioni contro il paese nordafricano.
Il 28 febbraio, infatti, l'UE aveva già approvato delle sanzioni contro la Libia, che comprendono l'embargo delle armi, il congelamento dei capitali e la limitazione delle immigrazioni. I ministri degli Esteri UE hanno inoltre ampliato ulteriormente l'ambito del blocco dei fondi di Tripoli. Inoltre, l'11 marzo, i leader dei 27 paesi dell'UE terranno un Vertice speciale per discutere della questione della Libia.
Il 10 marzo, il governo francese ha ufficialmente riconosciuto il Consiglio Nazionale libico come unico rappresentante del popolo, diventando il primo governo ad aver reso pubblici i suoi rapporti con la nuova leadership dei ribelli libici. Lo stesso giorno, i ribelli hanno accolto la dichiarazione dall'Eliseo e hanno lanciato un appello affinché gli altri paesi europei facciano lo stesso. Il governo libico non ha tardato a dare la sua risposta, affermando che la mossa del governo Sarkozy è "estremamente stupida" e affermando di prendere in considerazione di troncare completamente le relazioni diplomatiche con la Francia.
Inoltre, di recente Muammar Gheddafi ha anche incaricato un certo numero di inviati speciali di recarsi in Europa per iniziare la mediazione, così da attuare una guerra diplomatica contro i ribelli. Finora, gli inviati speciali del governo libico hanno incontrato i funzionari dell'Egitto, di Malta e del Portogallo. Tuttavia, secondo quanto riferito da alcuni media europei, i ministri della Difesa dei paesi della NATO e i leader e ministri degli Esteri dell'UE hanno rifiutato di incontrare la delegazione del governo libico.
Nel passato recente, l'UE, gli Stati Uniti ed altri paesi occidentali hanno anche discusso della necessità di imporre una no-fly zone nello spazio aereo libico, per fermare i raid aerei delle truppe di Gheddafi. In proposito, alcuni paesi tra cui Francia e Gran Bretagna hanno dato il loro sostegno e stanno cercando di spingere l'UE e l'ONU a fare altrettanto. Anche l'Italia ha affermato che, se l'ONU, la NATO o l'UE approveranno il piano della no-fly zone in Libia, la parte italiana accorderà completamente il proprio sostegno, mettendo a disposizione anche le proprie basi militari. Tuttavia, gli USA affermano che le azioni militari devono essere condotte nei termini stabiliti dalla NATO e che allo stesso tempo bisogna anche guadagnarsi il sostegno della maggioranza degli Stati Arabi. Alcuni paesi europei, tra cui la Germana, affermano invece che l'UE non dovrebbe intervenire prima di avere chiara la verità sui conflitti in Libia.
A causa dei disaccordi tra UE e alcuni paesi occidentali come gli USA sull'imposizione della no-fly zone, il 10 marzo la NATO ha anunciato la sospensione di questo piano, che non verrà applicato se non espressamente autorizzato dall'ONU.