Continuano gli scontri in Libia, USA pensa ad intervento militare
  2011-03-08 14:18:12  cri

Ancora il 7 marzo continuano in Libia gli scontri tra le truppe fedeli a Muammar Gheddafi e le milizie anti-governative. La situazione nel Paese ha portato l'Onu, l'UE, gli Stati Uniti ed altri paesi ad esprimere in diverse occasioni la propria preoccupazione.

Fino ad oggi continuano gli scontri nell'est e nell'ovest della Libia. A est, il 6 marzo le forze fedeli al leader Gheddafi hanno riconquistato Javad, città a soli 160 km da Sirte, luogo di nascita del leader libico, precedentemente occupata dalle milizie anti-governative. L'esercito verde continua ad avanzare su Ras Lanuf, importante terminale petrolifero a 60 km a est di Javad. Gli insorti sono stati costretti a ritirarsi a Las Burnouf. Secondo quanto reso noto dall'Agenzia France-Presse, la mattina del 7 marzo Las Burnouf è stata colpita da un raid aereo. A Misurata, terza città più grande della Libia a 200 km ad ovest della capitale, testimoni hanno riportato che il 7 marzo le truppe governative sono entrate nel centro della città a bordo di carri armati e impugnando altre armi, mentre i ribelli hanno intensificato il contrattacco intorno alla città. Secondo i centri sanitari locali, 21 persone di entrambe le fazioni hanno perso la vita ed oltre 100 feriti sono stati ricoverati in ospedale.

La situazione della Libia viene seguita da vicino dalla comunità internazionale, che per la maggior parte lancia voci di condanna al leader Gheddafi per aver soppresso i manifestanti con la forza. Il Colonnello ritiene invece che la situazione in Libia non sia così grave come la descrivono dall'esterno e spera che le organizzazioni internazionali si rechino in Libia per indagare sulla verità. Dopo aver invitato l'Onu e altre organizzazioni internazionali, il 7 marzo Gheddafi ha avuto un colloquio telefonico con il presidente del Sud Africa Jacob Zuma, che ha affermato che l'Unione Africana deve prendere delle misure risolute per indagare sulla crisi in Libia, così da riportare al più presto la sicurezza e la stabilità sul territorio. Zuma ha sottolineato che la comunità internazionale non dovrebbe credere solamente ad alcuni resoconti fatti dai media stranieri, stabilendo la sua posizione sulla loro base, ma dovrebbe ascoltare anche la voce della Libia. Inoltre, Zuma e Gheddafi sperano entrambi che l'Unione Africana invii al più presto una commissione d'indagine in Libia.

Il 6 marzo, il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon ha rilasciato una dichiarazione tramite il suo portavoce, nominando l'ex ministro degli Esteri della Giordania Abdul Ilh Khatib inviato speciale in Libia. Inoltre, la mattina dello stesso giorno, Ban Ki-moon ha parlato per telefono con il ministro degli Esteri libico Mussa Kussa, sollecitando la Libia a "sospendere immediatamente le violenze ed attuare appieno la risoluzione 1970 approvata dal Consiglio di Sicurezza sulla questione della Libia", proteggendo la sicurezza personale di tutti i cittadini stranieri. Le due parti hanno convenuto ad inviare il più presto possibile in Libia una missione umanitaria d'inchiesta.

Il 6 marzo, l'UE ha già inviato una missione d'indagine in Liba. Tuttavia, parlando del compito reale del gruppo, il 7 marzo l'Alto rappresentante per gli affari esteri e per la politica estera dell'UE Catherine Ashton ha affermato tramite il suo portavoce che la missione d'indagine non avrà nessun contatto con il governo libico o con l'opposizione, ma si limiterà a valutare la situazione e le esigenze della zona e a fornire rapporti sulle discussioni relative al Vertice dell'UE che si terrà l'11 marzo.

Il 7 marzo, il presidente statunitense Barack Obama ha annunciato che la NATO sta considerando tutte le opzioni, incluso l'intervento militare per affrontare la situazione in Libia. Obama ha sottolineato che gli USA si oppongono alla violenza del governo libico e avverte i sostenitori di Gheddafi di essere responsabili delle loro azioni. Il Segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen ha affermato che la NATO è pronta a tutto e, allo stesso tempo, che le azioni della NATO devono essere autorizzate dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

Riferendosi alle posizioni forti della NATO e degli USA, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha espresso la sua opposizione a qualsiasi intervento straniero contro la Libia, compreso l'uso della forza. Egli crede che questi metodi non possano risolvere l'attuale crisi, che dovrebbe invece essere risolta dal popolo libico stesso.

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