La conferenza di Copenaghen sarà un nuovo punto di partenza
  2009-12-23 15:22:52  cri

Giorni fa, dopo l'approvazione dell'Accordo di Copenaghen, si è conclusa nella città la conferenza dell'ONU sui cambiamenti climatici. Anche se non è stato firmato un documento finale con effetto legale, la conferenza ha gettato buone basi per il rafforzamento della cooperazione a livello di comunità internazionale, per cui diventerà un nuovo punto di partenza della risposta dell'umanità ai cambiamenti climatici.

Grazie all'impegno congiunto delle varie parti, la conferenza ha fermamente tutelato il quadro e i principi fissati dalla "Convenzione quadro dell'ONU sui cambiamenti climatici" e dal "Protocollo di Kyoto", facendo un nuovo passo avanti quanto all'applicazione avanzata dai paesi sviluppati della riduzione obbligatoria delle emissioni e all'adozione avanzata da quelli in via di sviluppo dell'attenuazione autonoma, e raggiungendo ampi consensi sui problemi focali degli obiettivi a lungo termine, del sostegno finanziario e tecnologico e del livello di trasparenza. L'Accordo di Copenaghen approvato dalla conferenza ha gettato le basi per il futuro raggiungimento da parte dei vari paesi del mondo di un vero accordo globale sulla limitazione e riduzione delle emissioni di gas serra. Nel gennaio 2010 i vari paesi dovranno sottoporre il testo ai rispettivi organi legislativi per l'esame ed approvazione, cercando di farne un documento legale durante la nuova sessione della conferenza che si terrà nel corso dell'anno a Città del Messico. In questo processo, le varie parti devono rafforzare la cooperazione sotto i seguenti tre aspetti:

Primo, rafforzare la cooperazione tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. I paesi sviluppati hanno una responsabilità storica circa il problema dei cambiamenti climatici, il che è innegabile. Sul problema dell'attuazione dell'Accordo di Copenaghen, i paesi sviluppati devono adottare delle iniziative concrete, mantenendo le promesse sugli obiettivi di riduzione delle emissioni e sull'offerta di finanziamenti; nel frattempo, l'attuale compito dei paesi in via di sviluppo è sviluppare l'economia, scegliendo, sulla strada dello sviluppo sostenibile, un metodo di riduzione delle emissioni adatto alle loro condizioni. Nella risposta ai cambiamenti climatici, i paesi sviluppati e in via di sviluppo non devono assolutamente nutrire sospetti reciproci, rimproverarsi e confrontarsi, visto che solo tramite la cooperazione è possibile contenere il riscaldamento del clima globale e trovare una soluzione radicale al problema dei cambiamenti climatici.

Secondo, rafforzare la cooperazione nel quadro dell'ONU. La "Convenzione quadro dell'ONU sui cambiamenti climatici" e il "Protocollo di Kyoto" sono trattati internazionali con effetto legale sulla risposta ai cambiamenti climatici generalmente riconosciuti dalla comunità internazionale, mentre l'ONU è il principale organismo di coordinamento del problema globale dei cambiamenti climatici. I vari paesi possono solo rafforzare i consensi e la cooperazione nel quadro dell'ONU e tramite la cooperazione multilaterale, adempiere i rispettivi doveri, e concludere al più presto i negoziati della "Roadmap di Bali", facendo sì che la cooperazione internazionale sui cambiamenti climatici continui ad ottenere nuovi progressi e cercando di raggiungere un accordo internazionale con effetto legale riconosciuto da tutti i paesi. A parte questo, non esistono alternative.

Terzo, rafforzare la cooperazione interna ai paesi in via di sviluppo. Molto popolati e con deboli basi economiche, i paesi in via di sviluppo appartengono al gruppo più vulnerabile sul problema dei cambiamenti climatici, mentre moltissimi staterelli isolani hanno di fronte la minaccia concreta di una completa catastrofe. Nel frattempo i paesi in via di sviluppo, che si trovano in fasi di sviluppo e condizioni differenti, devono ulteriormente rafforzare il coordinamento reciproco, affrontando congiuntamente il problema dei cambiamenti climatici tramite la cooperazione Sud-Sud. Alcuni importanti paesi in via di sviluppo hanno adottato per primi una serie di attive politiche e misure, non dimostrandosi affatto inferiori ai paesi sviluppati sia nell'atteggiamento della risposta ai cambiamenti climatici e nel margine delle iniziative adottate, che nei risultati ottenuti. Durante la conferenza di Copenaghen, i paesi in via di sviluppo hanno effettuato dei contatti reciproci completi, trasparenti e scorrevoli, dando degli enormi contributi al raggiungimento di risultati da parte del meeting.

Dal livello di difficoltà del processo della conferenza, emerge che nella cooperazione internazionale per la risposta ai cambiamenti climatici i vari paesi hanno ancora una lunga strada da fare. Secondo l'agenda dei lavori, l'organizzazione della "Convenzione quadro dell'ONU sui cambiamenti climatici" nel giugno 2010 terrà a Bonn un nuovo turno di negoziati sui cambiamenti climatici e in dicembre la 16° conferenza delle parti firmatarie. I vari paesi devono quindi coordinare ulteriormente le loro posizioni, completare il processo dei negoziati della "Roadmap di Bali", ed attuare concretamente l'Accordo di Copenaghen, in modo che la risposta globale ai cambiamenti climatici ottenga dei progressi concreti.

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