Le Grotte di Yungang
  2012-02-24 21:08:35  cri

252 grotte distribuite lungo una parete lunga 1 km, in direzione est-ovest, contenenti 51 mila statue buddiste, la maggiore delle quali è alta 17 metri, e la minore alcuni centimetri. Le figure buddiste sono rappresentate in piedi o sedute, e sorridono nella pace dell'illuminazione.

Sono le Grotte di Yungang, presso Datong, il primo gruppo di grotte di grande dimensione della Cina, che segna l'inizio dello splendore dell'arte rupestre cinese. Qui i vari stili di scultura presentano un'integrazione mai vista prima, per cui le Grotte di Yungang costituiscono un'importante svolta nell'evoluzione storica dell'arte buddista cinese.

Vi presenteremo un patrimonio culturale mondiale situato proprio alla periferia di Datong, le Grotte di Yungang.

Di fronte alle Grotte, tutti i visitatori si emozionano per la loro dimensione. Chi ha saputo trasformare questa parete di tufo in una splendida sala d'arte?

La Grande Muraglia attraversa i monti del nord della Cina, difendendo solitaria un'antica città di frontiera in fase di continuo cambiamento.

Cari amici, nell'antichità Datong era chiamata Pingcheng, la città della pace, ed era un importante avamposto militare, trovandosi sulla via di collegamento fra il nord e l'entroterra cinese, non lontano dalla Grande Muraglia. Datong un tempo traboccava di templi e di palazzi. Chi li costrui?

Nell'anno 398 d.C., l'etnia nomade Xianbei attraversò la Grande Muraglia e fondò il regno dei Wei settentrionali. Da allora in poi, la città di Pingcheng fiorì, mentre i nomadi sognavano di sottomettere gli Han delle pianure centrali, cosa che riuscirono a fare per circa un secolo.

In seguito, Pingcheng venne dimenticata e gli Xianbei scomparvero dalla scena storica, lasciando in eredità ai posteri le solitarie Grotte di Yungang, alla periferia della città, e alcuni splendidi templi al suo interno, fra cui spiccano Huayansi e Shanhuasi.

Per illustrare le Grotte di Yungang, inizieremo dalle più antiche: sono le 5 grotte la cui costruzione venne guidata dal monaco Tanyao, che ospitano 5 enormi statue di Budda alte da 13,8 a 15,5 metri, che rappresentano i 5 primi sovrani dei Wei settentrionali. Entrandovi, pare di tornare indietro nel tempo, aprendo una porta della storia chiusa da tempo.

Passando dalla prateria alla Cina centrale, i sovrani dei Wei settentrionali iniziarono a considerare come ottenere la fiducia della popolazione Han, sottomessa con la forza, che a sua volta aveva bisogno di una ragione per perdonare l'etnia nomade conquistatrice. Quindi il primo imperatore dei Wei settentrionali, Tuoba Gui, decise di fare del Buddismo la religione nazionale, e promosse la costruzione di moltissimi templi e monasteri nel nord della Cina, così da attenuare le contraddizioni etniche.

Nelle Grotte di Yungang, la grande statua di Budda all'aperto rappresenta proprio Tuoba Gui, con gli occhi a mandorla, il naso appuntito e spalle ampie e piatte. Se lo si guarda da angolazioni diverse, si notano diverse espressioni del volto

L'atteggiamento di Tuoba Gui verso il Buddismo corrispondeva esattamente alla speranza dei buddisti di diffondere la religione con l'aiuto imperiale. Secondo i documenti storici, allora il massimo esponente buddista del nord della Cina, il monaco Faguo, pose fine alla tradizione buddista di non sottomettersi al potere temporale, dichiarò che l'imperatore era la reincarnazione di Budda, e si inginocchiò per primo ai piedi dell'imperatore Tuoba Gui. La semplice espressione "Luce che illumina tutto" esprime correttamente l'aura che emana da questa statua.

Tuoba Gui fu felicissimo di essere paragonato al Budda: il severo imperatore seduto sul trono indossò il saio e si trasformò nel Budda, seduto in un angolo della città di Pingcheng a protezione della sua gente.

Quando il trono dei Wei settentrionali passò al secondo sovrano, Tuoba Si, Pingcheng non era solo più la capitale, ma era diventata un enorme centro buddista: sempre più sudditi, per evitare le tasse, diventavano monaci, il che cominciò a inquietare l'imperatore. Senza foraggio e soldati, i cavalieri Xianbei come avrebbero potuto conquistare la pianura centrale?

In seguito, il terzo imperatore, Tuoba Tao, cambiò politica. Nel marzo dell'anno 446, proibì il Buddismo e fece distruggere le statue buddiste, eliminando tutti coloro che ne parlavano. In pochi mesi, migliaia di templi buddisti di Pingcheng vennero incendiati e distrutti, e centinaia di migliaia di monaci tornarono allo stato laico o fuggirono al di là della Grande Muraglia. Il Buddismo incontrò quindi il primo annientamento sin dal suo ingresso in Cina.

La statua di Budda, che indossa un saio con scolpite mille piccole figure di Budda, rappresenta l'imperatore Tuoba Tao, che annientò il Buddismo. Storicamente, statue del genere sono poche: si dice che indichino una sincera confessione di colpa, inoltre la mano sinistra sul petto e la destra rivolta verso il basso sono un atteggiamento di confessione e un gesto di conforto per le vittime.

Ai lati di questo Budda, si trovano due Bodhisattva, sulla cui parte superiore sono scolpite le figure di 5 discepoli. I loro sguardi benevoli paiono invitare il pubblico a dimenticare questa triste vicenda.

La statua di Tuoba Tao si erge alta sulla parete, a dimostrazione del supremo potere imperiale, ma agli occhi dei buddisti, ha un atteggiamento umile di fronte all'infinita e indistruttibile dottrina buddista.

Si dice che dopo l'eliminazione del Buddismo, Tuoba Tao si sia improvvisamente ammalato ed abbia fatto uccidere alcuni ministri che l'avevano incoraggiata. Tuttavia, la catastrofe fece perdere fiducia alla popolazione. Il regime dei Wei settentrionali, appena consolidato all'interno della Grande Muraglia, ebbe nuovamente di fronte il pericolo della disintegrazione.

Nell' inverno dell'anno 452, un monaco chiamato Tanyao camminava con ansia alla periferia di Pingcheng. Pensando alla subitanea distruzione di migliaia di templi, egli si chiedeva: come far rimanere per sempre nel mondo umano la luce del Budda?

Avvicinatosi alla città, all'improvviso un cavallo gli morse il saio. Il cavaliere era l'imperatore del tempo, Tuoba Jun, nipote di Tuoba Tao. Il giovane sovrano, per tranquillizzare la popolazione, stava incoraggiando con vigore la rinascita del Buddismo. I monaci fuggiti tornarono così a Pingcheng. L'incontro tra Tanyao e Tuoba Jun provocò così una svolta storica.

Alla fine dell'anno 460, mentre imperversava il gelido vento dal nord-ovest, ai piedi del monte Wuzhou, dove si trovano le Grotte di Yungang, l'atmosfera era infuocata: con il sostegno del quarto imperatore Wei, Tuoba Jun, il nuovo capo del Buddismo, il monaco Tan Yao, riunì qui migliaia di prigionieri e artigiani, che con semplici attrezzi come asce e scalpelli, crearono qui un tesoro d'arte buddista che sarebbe durato migliaia di anni.

Sessant'anni dopo essere diventato la religione nazionale dei Wei settentrionali, il Buddismo potè finalmente essere tramandato in un modo difficilmente contrastabile. Tuttavia il giovane sovrano, Tuoba Jun, chiese che dalle figure buddiste trapelasse l'immagine degli imperatori della dinastia. Di per sé, era già difficile scolpire delle figure sull'enorme parete del monte: quando il Buddismo era stato introdotto in Cina erano state imposte delle rigorose proporzioni nella statuaria religiosa, tuttavia, il monaco Tanyao come poteva coordinare le contraddizioni tra potere e dottrina?

Per un sovrano, un aspetto dignitoso è molto più importante di un bel volto, quindi Tanyao e gli artigiani ricorsero come in passato ai modelli indiani, facendo solo dei lievi cambiamenti nelle espressioni e nelle proporzioni. Sono proprio la distanza fra gli occhi e le sopracciglia e gli angoli della bocca lievemente rialzati ad imprimere ai Budda indiani lo stile imperiale cinese. Questo cambiamento è molto significativo, perché corrisponde all'estetica dei cinesi, implicita e volta alla spiritualità. La statuaria buddista fece quindi un passo avanti chiave sulla via della secolarizzazione.

Davanti al grande Budda, si vede che la proporzione fra la testa e le spalle è di circa 1:3, ma né i cinesi né gli indiani presentano proporzioni del genere. Tuttavia, guardando dal basso verso l'alto, per un ministro o un popolano dei Wei settentrionali, la proporzione risultava perfetta. Infatti è proprio questa mancanza di realtà a dare dignità al grande Budda delle Grotte di Yungang, e non solo venne approvata dalla nobiltà Xianbei, ma divenne anche lo standard dell'arte rupestre cinese.

La conquista del massimo potere statale è sempre il punto chiave dei conflitti di corte. I vincitori non hanno più rivali, ma chi ricorda il viso dei vinti?

Nelle Grotte di Yungang c'è una statua di Bodhisattva che simboleggia il padre dell'impertore Wencheng, Tuoba Huang, un principe morto nei conflitti di corte prima di salire al trono. I Bodhisattva, che non sono ancora diventati dei Budda, normalmente sono raffigurati seduti a gambe incrociate. Tanyao raffigurò Tuoba Huang in questo modo, sia in segno di rispetto per questo principe che rispettava il Buddismo, che in segno di omaggio al padre a nome dell'imperatore: in questa vita non era salito al trono, l'avrebbe fatto la prossima!

Tuoba Huang è raffigurato con l'abito dei nobili indiani dell'antichità, ma a sinistra si appoggia ad una colonna greca, da cui emerge l'influenza dell'arte di Gandhara.

In una delle 5 grotte fatte costruire dal monaco Tanyao, la statua di Sakyamuni in piedi, alta 13,5 m, ha il viso più bello: raffigura il giovane sovrano Tuoba Jun, che fece scolpire le Grotte di Yungang. Magro di aspetto, possiede sia il lato grezzo delle etnie nomadi che la raffinatezza degli Han, ed ha un'aria robusta. Inoltre sul corpo della statua emergono chiaramente delle pietre rosse incastonate, alcune delle quali sono sparite, lasciando dei buchi. Perché? Secondo i documenti storici, la posizione delle pietre corrisponde esattamente a quella dei nei dell'imperatore. Inoltre è interessante vedere che sulle labbra severe e sottili del Budda ci sono due baffi leggeri, il che non solo eredita lo stile scultoreo dell'antica India, ma è anche un'espressione specifica del viso dell'imperatore sulla figura del Budda. Gli occhi del Budda guardano lontano, forse la pianura centrale sognata dai Xianbei?

Dal 460 al 494, in soli 34 anni, con i finanziamenti della dinastia dei Wei settentrionali, il monaco Tanyao e gli artigiani trasformarono metà del monte Wuzhou in un meraviglioso mondo buddista.

Le statue di questo periodo hanno per lo più uno stile semplice, integrando le caratteristiche dell'etnia Xianbei sulla base della struttura originale dell'antica India, quindi vengono chiamate "figure indiane con visi nomadi".

Per esprimere la forza e la dignità del potere imperiale, il monaco Tanyao cercò di creare delle piccole grotte, con all'interno degli enormi Budda. Proprio nel processo di soddisfare il potere, Tanyao e gli artigiani infransero il limite tra mondo umano e mondo divino, creando un ampio spazio di libertà per il successivo sviluppo dell'arte buddista cinese.

Il monte e il Budda permisero l'esistenza del regno dei Wei settentrionali. Tuttavia il potere della famiglia Tuoba dei Xianbei rimarrà immutato, come il monte Wuzhou?

Nell'anno 490, sotto la guida dell'imperatore Xiaowen, Tuoba Hong, appena salito al trono, le Grotte di Yungang vissero l'ultimo momento di splendore prima dell'abbandono. Questo ambizioso sovrano non era più soddisfatto di consolidare solo i territori a nord del Fiume Giallo. Il Budda avrebbe potuto aiutarlo a realizzare il sogno di ampliare il suo regno?

L'imperatore Xiaowen trasformò la sua immagine nella maggiore statua di Budda del monte Wuzhou, alta 17 metri. Le due gambe sono lunghe 15.5 metri, sulle due ginocchia possono stare 120 persone e su un piede 12.

Questa statua seduta del Budda Sakyamuni, con un abito sottile dall'ampia cintura, i capelli arricciati a crocchie, occhi e sopracciglia lunghi e orecchie che arrivano alle spalle, dà a chi la vede un'impressione di dignità e solennità.

Per facilitare le preghiere e le offerte, dietro la statua è stato scavato un cunicolo apposito.

In questo periodo, il culto dei sovrani raggiunse il livello più alto nella storia.

La statua di Budda della quinta grotta era l'immagine perfetta del sovrano agli occhi dell'imperatore Xiaowen, che sperava di dare maggiore splendore alla dinastia dei Wei settentrionali.

Parlando della sesta grotta, la si può definire in due termini: meraviglia e splendore. Lo stile raffinato e preciso, espresso perfettamente in questa grotta, è la caratteristica più distinta dell'arte dei Wei settentrionali. Al centro della grotta, non si trova una grande statua di Budda, ma una colonna a forma di pagoda alta 15 metri, suddivisa in 2 parti, che sostiene la grotta e ne costituisce la parte principale. La pagoda conta nove piani, ognuno con 4 facciate, su ognuna delle quali si aprono tre nicchie in cui si trovano delle superbe statue di Budda. Nella parte superiore della pagoda, che i visitatori in basso non possono vedere, su 4 facciate sono scolpiti 4 Budda in piedi alti da 4.5 a 4.75 metri, dall'espressione vivace e dall'aspetto maestoso. Sul corpo e sulle facciate della pagoda si trovano anche una quarantina di bassorilievi di storie della vita del Budda Sakyamuni, che rappresentano l'intero processo dalla nascita, alla vittoria sui demoni, all'illuminazione e al primo giro della ruota della legge.

La pagoda Fomu venne dedicata dall'imperatore Xiaowen alla nonna, l' l'imperatrice Wenming. Era stata proprio questa donna leggendaria a portare Xiaowen sulla strada della sinizzazione, che quindi la ricordava con affetto.

Guardando alcune figure quasi nude della pagoda, viene subito in mente l'antica Grecia. Nel periodo medio-tardo della costruzione delle Grotte di Yungang, comparvero molte figure di apsaras volanti, dalle belle curve e figure abbondanti.. Questa espressione di forza della vita e di bellezza del corpo umano, molto apprezzata dagli Xianbei, in origine nomadi, origina dall'antica India e Grecia.

Secondo i documenti storici, sin da piccolo l'imperatore Tuoba Hong amava leggere testi in cinese, e stimava molto la cultura confuciana. Questo imperatore ventenne era convinto che solo abbandonando completamente le tradizioni dei Xianbei e integrandosi nella grande famiglia cinese, il potere dei Wei settentrionali sarebbe durato a lungo. Egli rivestì l'immagine del Budda, simbolo del potere imperiale, di costumi Han e non Xianbei, un segnale del suo intento di portare avanti su vasta scala la politica di integrazione con gli Han.

Prima di dire addio alla città di Pingcheng, l'imperatore Xiaowen fece scolpire una statua del Bodhisattva Maitreya, alta 12 metri, nelle Grotte di Yungang. Questo ha le gambe incrociate come i Bodhisattva delle 5 grotte di Tanyao, tuttavia, sotto il braccio destro, per motivi di stabilità, reca un sostegno, ma non una semplice colonna, si tratta infatti di una raffinata statua di un gigante cinese, dagli abiti vistosi, una cosa unica nelle grotte di Yungang.

Visto che il Budda Maitreya è il salvatore del mondo futuro, è forse un segnale della determinazione dell'imperatore Xiaowen di riunificare l'intera Cina.

Nell'anno 493, sotto gli sguardi dei Budda delle Grotte di Yungang, l'imperatore Xiaowen trasferì la capitale a Luoyang, lasciandosi alle spalle le praterie e le Grotte. Il periodo di gloria dei nomadi Xianbei, come lo splendore della città di Pingcheng, vennero così sepolti nel tufo dell'altopiano del Loess.

Mille anni dopo, i termini Xianbei e Huren esistono solo più nei documenti storici. La dinastia dei Wei settentrionali, fondata con la forza dalla potente e coraggiosa etnia Xianbei, durò solo un secolo. Oggi possiamo catturare l'ombra di questa etnia scomparsa solo attraverso lo splendido tesoro d'arte buddista delle Grotte di Yungang, che riflette la loro gioia, furore, dolore, dignità, fede, conquista e delusione.

Guardando questi visi vivaci e percependo le loro espressioni, siamo convinti che la figura e lo spirito dei Xianbei rimarranno impressi in eterno sulla parete di questo monte.

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