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Cari amici, durante le feste del capodanno lunare, che quest'anno ricorre il 26 febbraio, i cinesi tradizionalmente fanno lunghi viaggi per tornare a casa a riunirsi con i familiari. Il tema del viaggio dominerà quindi il nostro appuntamento di oggi, non il semplice viaggio di una persona comune, ma la grande avventura di un monaco erudito dell'antichità cinese. Infatti, mentre in epoca medioevale i pellegrini europei percorrevano in lungo e in largo l'Europa per raggiungere santuari e centri religiosi, superando monti innevati e difendendosi dalle insidie di briganti e malattie, nella stessa epoca, anche i monaci cinesi ed indiani facevano la spola fra la Cina ed il sud dell' Asia, percorrendo le distese desertiche dell'Asia centrale e superando le catene di monti può alte della terra. La via della seta cinese, sia terrestre che marittima, servì infatti per secoli a collegare le varie civiltà asiatiche, raggiungendo l'apice in epoca Tang (618-907), quando l'atmosfera di apertura creata dagli illuminati sovrani della dinastia portò ad un fiorire di scambi culturali e commerciali mai visto prima.
In questo contesto, oggi vi parleremo del più famoso pellegrino cinese che ha percorso la via della seta terrestre: Xuanzang, un monaco buddista che nel 7° secolo d.C. lasciò in segreto la capitale cinese del tempo, Chang'an, l'attuale Xi'an, per raggiungere l'India alla ricerca dei sutra buddisti originali, visto che al tempo in Cina le traduzioni erano contradditorie, creando confusione ed incertezze nel mondo religioso.
A guidarci nella presentazione di questo grande personaggio, sarà il professor Huang Xinchuan, direttore del centro di ricerche su Xuanzang dell'Accademia cinese di Scienze sociali, eminente studioso di filosofia e religioni dell' India e dell'Asia, conoscitore del sanscrito, oltre che di inglese, russo e giapponese, e che ha insegnato per anni in India e Giappone. Insomma un grande personaggio anche lui. Ottantenne, ma ancora attivissimo, il professor Huang ci ha concesso l'intervista nel suo alloggio di Beijing zeppo di libri, al punto che per trovare un posto bisogna farsi strada fra montagne di volumi, visto che gli scaffali non bastano più.
Secondo la sua illustrazione: Nella cultura cinese, Confucianesimo, Buddismo e Taoismo sono intrinsecamente legati, come pure nelle culture di Corea, Giappone e Vietnam, per cui la comprensione di ognuno dei sistemi è imprescindibile da quella degli altri due. Per esempio, Xuanzang ebbe una formazione confuciana dal padre, piccolo funzionario di Shiyan, una cittadina dell'attuale provincia del Henan, ed in seguito seguì il fratello maggiore monaco in un monastero buddista di Luoyang. Genio precoce, a tredici anni, nel 613, chiese di prendere i voti, cosa che gli venne accordata in via straordinaria dall'abate, quindi nell'anno 618 si spostò nel Sichuan per sfuggire alle guerre collegate al passaggio dinastico, ritornando poi a Chang'an. Qui studiò il sanscrito dai monaci indiani che al tempo si trovavano nei monasteri del posto, giunti tramite la via della seta, sviluppando uno speciale interesse per la filosofia Yogacara (della pura coscienza), tuttavia per le discordanze fra i testi sacri, nell'anno 629 decise di partire per l'India a cercare i testi originali per fare un confronto. E qui comincia la sua grande avventura!
Cari amici, Xuanzang non è affatto stato il primo monaco cinese ad avventurarsi nei deserti e sui monti del Pamir per raggiungere l'India. Infatti, secondo le ricerche del prof. Huang, è stato addirittura il centesimo! prima di Xuanzang, altri 99 monaci cinesi sono andati in India. Egli è così famoso, oltre che per la sua opera di traduzione, perchè ha scritto per l'imperatore cinese una cronaca delle terre visitate nel suo viaggio, il famoso 'Ricordi del viaggio in occidente al tempo della grande dinastia Tang', che in seguito ha anche ispirato uno dei classici della letteratura cinese la 'Storia del viaggio in occidente'. Anche altri monaci hanno scritto cronache dei loro viaggi, che però sono andate perse. Una delle poche sopravvissute è quella del famoso Fa Xian, andato in India nel 4° secolo, che ha scritto 'Ricordi del paese di Budda'. In seguito, in epoca Song, furono gli imperatori cinesi ad inviare sistematicamente i monaci in India a studiare, il che permise di ottenere delle immediate traduzioni delle opere più recenti. Al tempo di Xuanzang, le opere indiane venivano conosciute e tradotte solo dopo secoli...
Cari amici, come vi immaginate il nostro pellegrino cinese medioevale in viaggio alla ricerca dei sutra? Ebbene un'immagine classica di Xuanzang lo ritrae con un grosso contenitore di bambù in spalla colmo di rotoli di sutra, chiuso in alto da una copertura rotonda che gli protegge anche il viso, e da cui pende una lanterna ad olio, che gli illumina il cammino di notte. Indossa una tunica leggera al ginocchio e delle scarpe di stoffa, come fosse già arrivato in India, dove il clima è così caldo. In merito il prof Huang ha detto: quando insegnavo nel sud dell'India, pensavo spesso a come avesse fatto Xuanzang a viaggiare in un clima così torrido portandosi dietro i sutra ed il necessario per mangiare e dormire. Aveva sicuramente un seguito, ma l'ambiente laggiù è davvero difficile. Ricordo che una sera verso le cinque sono uscito dall'università per andare a fare due passi, ma il rettore ha subito mandato qualcuno a farmi tornare indietro, per paura che fossi morso dai numerosi serpenti a sonagli che infestano la zona. Quanto ai mezzi di trasporto, ho chiesto alla gente del posto, che mi ha detto che un tempo nella zona c'erano dei cavalli nani che Xuanzang potrebbe aver usato come cavalcatura. Naturalmente la sera, ma non sempre, poteva fermarsi nei monasteri, come facevano i pellegrini europei del Medioevo, che offrivano ospitalità ed informazioni sul cammino, e quindi erano importantissimi centri culturali e commerciali, oltre che religiosi.
Qual'è stata la parte più difficile del viaggio di Xuanzang? Stranamente, non l'India, ma la Cina stessa del tempo. Secondo l'illustrazione del prof Huang: incontrò le maggiori difficoltà nei deserti del Xinjiang, perchè l'imperatore cinese aveva inviato dei messaggi nei regni vassalli dove sarebbe passato, per farlo tornare indietro. Questo perchè al tempo le relazioni della Cina con l'Ovest e l'Asia centrale erano difficili, quindi la dinastia Tang aveva deciso di sigillare il paese. Tuttavia il coraggioso Xuanzang non si scoraggiò, ma continuò a viaggiare di notte nei deserti, riposando di giorno. Secondo la sua cronaca, venne anche derubato ed abbandonato da una guida nel deserto, e stava per morire di sete, quando per miracolo riuscì a raggiungere un'oasi, il cui re buddista lo accolse con calore. Troppo calore, al punto che voleva trattenerlo per sempre come maestro religioso di corte. Xuanzang ricorse allo sciopero della fame, e solo così potè proseguire. Il re di Turpan, si trattava di lui, gli fece dono di una carovana di cammelli, di un seguito armato, ed anche di lettere di introduzione per i regni che avrebbe incontrato sul cammino, il che lo trasformò da sconosciuto monaco solitario in inviato speciale reale. Una nota colorata è che Xuanzang, anche se monaco, annota nelle sue cronache la grande bellezza delle donne dei deserti del Xinjiang...
Le difficoltà infatti furono enormi: superando i monti innevati del Pamir, la maggior parte del suo seguito perì in mezzo alle nevi, decimata dal freddo, tuttavia Xuanzang riuscì a raggiungere le famose città di Samarkanda e Bukhara, allora centri buddisti, scendendo poi a sud fin nei pressi dell'attuale Kabul, a Kapisa, la capitale del tempo, che brulicava di templi buddisti ed induisti. Visitò anche i grandi Buddha di Bamiyan, distrutti recentemente dai Taleban, ed i numerosi monasteri buddisti circostanti, raggiungendo anche l'antichissima città di Balk, la valle dello Swat e l' attuale Peshawar, antico centro dell'arte ellenico-buddista di Gandhara. Di seguito si spostò in Kashmir, dove rimase per due anni (631-33) studiando presso un dotto monaco, raggiungendo poi Mathura e altre città indiane. Arrivò nel famoso centro di studi buddisti di Nalanda solo al termine del suo viaggio, e vi rimase due anni studiando con il suo famoso rettore Silabhadra, di origine bengalese, materie come sanscrito, logica, grammatica e la dottrina buddista Yogacara.
Cari amici, com'era l'atmosfera all'Università di Nalanda? Decisamente infuocata! Ecco cosa ci ha detto il prof. Huang: al tempo le dispute fra induisti e buddisti, e fra le loro fazioni interne, erano acerrime. Al tempo 18 re indiani ascoltarono i dibattiti a cui prese parte Xuanzang, avversato non solo dagli induisti, ma anche dalla fazione buddista Hinayana e dai seguaci di dottrine materialiste, che lo affrontarono in un famoso confronto aperto, da cui però egli uscì vittorioso. Secondo l'abitudine del tempo, gli sconfitti potevano pagare con la vita, ma il magnanimo Xuanzang li risparmiò.
Il Centro di ricerche su Xuanzang diretto dal prof. Huang, tramite il governo cinese, ha sponsorizzato la ricostruzione dell'Università di Nalanda, sita nell'attuale città di Bihar, nel nord dell'India, dove il professore ha potuto vedere la stanzetta dove Xuanzang viveva quando era ancora sconosciuto, e quella grande dove si spostò dopo essersi fatto un nome. In cambio, il governo indiano ha investito 10 milioni di yuan cinesi per costruire un tempio indù nel monastero buddista di Baimasi (del cavallo bianco), a Luoyang, che si dice sia il primo tempio buddista della Cina, fondato ben 2000 anni fa.
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