Ultimamente, in Italia circolano molte indiscrezioni di una vendita on line di auto nel mercato italiano da parte del Geely, famoso gruppo automobilistico cinese.
Iniziamo con un articolo del Corriere della Sera, con il titolo: Arrivano i cinesi della Geely,auto in vendita solo via web.La «lunga marcia» delle auto cinesi in Europa partirà dall'Italia. Da aprile Geely, il costruttore che ha comprato la Volvo, importerà i primi modelli, una berlina (la Geely Emgrand EC7, C/D) e una compatta a due volumi.Ma la novità più grande è un'altra: Geely in Italia venderà soltanto via web e non aprendo una rete di concessionarie.
Intanto il corriere ha pubblicato anche un commento in merito.Il commento ha questo titolo: sentivamo il bisogno di auto cinesi? Il giornale ha così commentato: Chissà, forse è proprio approfittando della crisi che la Geely ha voluto affacciarsi così improvvisamente in Europa. Con prezzi concorrenziali e con una modalità di vendita rivoluzionaria: niente concessionarie ma ordini e acquisti on line. La qualità delle vetture (una berlina, la Geely Emgrand EC7, C/D e una compatta a due volumi) sembra piuttosto buona. Lo stile lascia piuttosto a desiderare. Chissà che Geely in Italia e in Europa non rappresenti una scossa.
Poi il reportage del corriere ha trovato riscontri anche da La Repubblica, che dice in un articolo titolato: "La Geely arriva in Europa E' l'Italia fa gli onori di casa". A riguardo, La Repubblica sembra confermare la notizia del Corriere : Ormai è cosa fatta. La Geely, ovvero il secondo più importante costruttore privato di automobili cinese nonché proprietario di Volvo, ha programmato lo sbarco sul difficile mercato Europeo entrando proprio dall'Italia come primo Paese affidando la distribuzione alla Unico Esemplare attraverso il nome Geely Auto Italia. Nel corso del 2012 verrà presentata anche la berlina 2 volumi RV su base Emgrand e nel corso dei prossimi anni verranno inseriti a listino dalle 2 alle 3 nuove auto in gamma, dalle citycar ai Suv, dalle sportive cabrio ai mini Crossover.
M ci sarà davvero una "lunga marcia" delle auto cinesi verso il mercato italiano?
In merito, abbiamo subito contattato per telefono la casa automobilistica cinese, Geely. Intervenuto al nostro microfono, Yang Xueliang, ceo per gli affari esteri della Geely, ha dichiarato:
"Questa non è questa notizia precisa. In realtà, al momento non c'è alcuna intenzione di entrare nel mercato italiano. Quello che stiamo facendo è solo una ricerca preliminare. Siamo andati sul posto alla ricerca di un rivenditore, con l'obiettivo di affidare a lui un lavoro di indagine di mercato per alcuni nostri prodotti, e non di concedergli totalmente il ruolo di agente per i nostri le nostre auto, e tantomeno fondare una filiale in Italia."
Quindi i reportage dei media italiani su un ingresso delle auto cinesi nel mercato italiano, sono stati praticamente smentiti.Ma le rivelazioni del Corriere e Repubblica non sono solo voci infondate, tanto che nell'intervista, il signor Yang ha anche rivelato che ci sono anche dei contatti con delle aziende italiane:
"In realtà in Italia ci sono delle aziende e gruppi di rivenditori che mantengono stretti contatti con noi, ma non abbiamo ancora deciso quale o quali ctra essi ci faranno da agente, e le modalità di un'eventuale vendita non sono ancora state determinate."
Come portavoce del gruppo Geely, sembra che il signor Yang stia dribblando... da una parte ha negato le notizie su uno sbarco in Italia, dall'altra parte ha ammesso dei contatti con delle aziende italiane.Poi ha anche aggiunto che le modalità di vendita non sono state ancora determinate.nonostante si tratti solo di un' indagine sul mercato italiano, la pista rimane sempre viva, quindi ci può essere anche l'eventualità di una vendita online.
Ma è fattibile una vendita online di auto in Italia? Il signor Ming Zhe, direttore generale della versione cinese della rivista automobilistica "QuattroRuote", ha dato un secco no:
"Credo che questo tipilogia di vendita comporti un elevato rischio. In Cina, ad esempio, il livello della vendita online delle auto non è ancora maturo, mentre all'estero non ci sono neanche esempi di successo, quindi ritengo che la vendita su internet sia ancora un'attività altamente improbabile.
Ma questo non vuol dire che la Geely non esporterà in altri paesi del mondo. Infatti, non è un caso che sia diventata la maggiore azionista del gruppo svedese Volvo mostrando una strategia di mercato rivolta all'esportazione verso l'Europa. Oltre le mosse in Italia, hanno già in programma di vendere auto in Inghilterra. Come nell'affare Volvo, hanno aquistato anche la magioranza delle azioni del gruppo di Taxi inglese, Manganese Bronze, nell'intervista, il signor Yang ha rivelato il loro obiettivo:
"Attualmente stiamo programmando di vendere il nostro modello Emgrand EC7 in Inghilterra, e stiamo già facendo i preparativi prelimilari. Forse dopo agosto di quest'anno, ci saranno auto da vendere lì. Dopodichè, quasi ogni anno presenteremo un nuovo prodotto della serie Emgrand. Il nostro bilancio parla di tre mila unità all'anno."
Facendo un in bocca al lupo a Geely, sentiamo intanto anche l'opinione degli esperti, uno dei quali, è il signor Ming Zhe, direttore generale della versione cinese della rivista automobilistica "QuattroRuote", Secondo lui, la lunga marcia di Geely in Inghilterra non sarà una passeggiata:
"Secondo me, la pressione per raggiungere l'obiettivo di 3 mila unità sembra ancora enorme. I rivenditori potrebbero svolgere un ruolo chiave, perchè da quanto ne so, dopo l'avvio della collaborazione con la compagnia inglese, i rivenditori non si sono ancora attivati. Ritengo che solo con eventuali cinque o sei concessionari, Geely potrà raggiungere l'obiettivo. Ma per quanto ne so solo un modello sarà portato in Inghilterra, ovvero la EC7, con solo un modello il rischio c'è."
A parte Geely, c'è già qualcuno che ha esportato le proprie auto nel mercato italiano.Si tratta di Chery, il principale competitore di Geely.
In Italia, infatti, il gruppo Chery collabora con l'azienda DR, un famoso marchio italiano, e le auto di Chery esportate in Italia, sono vendute proprio con il logo DR, rendendosi più riconoscibili agli occhi dei consumatori italiani. Ciò sicuramente ha dato una mano alla vendita di Chery in Italia. I dati ufficiali parlano di sei mila unità vendute in Italia ogni anno.Questo risultato è infatti il doppio di Isuku.
Inoltre, anche in ambito pubblicitario e di commrcializzazione del prodotto la Chery si sta muovendo bene. In tv, abbiamo già visto la pubblicità della DR5, che di fatto è un prodotto del gruppo cinese.Questo vuol dire che al di là delle qualità del prodotto, la publicità è importantissima per l'esportazione delle auto cinesi nel mercato italiano.
Avendo parlato della strategia di Chery in Italia, ora vediamo la performance di un altro grande gruppo cinese nel Bel Paese. Stiamo parlando di Great Wall.
Infatti. Great Wall, che vanta prodotti di pick-up (camionino), suv e berline, esporta in centinaia di paesi del mondo, e differisce da Chery, perchè le auto che immette sul mercato italiano non cambiano la propria identità, ovvero proprio con il nome Great Wall, che sembra già molto intraprendente...Per conoscerne meglio la situazione, abbiamo intervistato l'amministratore delegato al commercio del Great Wall, Shi Qingke, che ci ha illustrato il loro business in Italia:
"Iniziammo ad esportare in Italia a settembre 2006, e si trattò di una prima tranche di auto nei mercati all'avanguardia dell'UE. Possiamo dire che negli ultimi anni, le nostre esportazioni sul mercato italiano sono costantemente raddoppiate: 500 unità nel 2006, 800 nel 2007 e 1,800 nel 2009. Il trend si presenta ottimo, e la nostra vendita di pickup in Italia si classifica sempre nei primi tre posti."
Sono numeri brillanti, è difficile immaginare che un marchio cinese potesse avere un così gran successo in un paese all'avanguardia in ambito automobilistico.Ma quali sono i vantaggi dei prodotti del Great Wall in Italia?Shi Qingke ha spiegato:
"Il punto di forza dei nostri prodotti si concentra nel rapporto qualità prezzo. E questo è anche un potente mezzo per esplorare i mercati stranieri. Attraverso l'esplorazione, le indagini di mercato in questi anni, ed i feed-back dei nostri dipartimenti di ricerca e di produzione, si è potuta elevare più efficacemente la qualità dei prodotti. Qindi anche se c'è stato un aumento dei prezzi nel contempo si è elevata la qualtà del nostro prodotto ricevendo il riconoscimento da parte dei nostri clienti."
Sul motivo della scelta del mercato italiano, Shi Qingke ha detto:"Il mercato italiano dovrebbe essere un rappresentante tipico dei mercati europei, per la sua fortissima industria automobilistica interna. Da parte nostra, speriamo, attraverso la qualità dei prodotti, di rispondere alle norme comunitarie in materia di certificazione che sono molto esigenti, di elevare la competitività del nostro marchio entrando in un mercato europeo fortemente competitivo, e di elevare tutti i nostri mercati all'estero sfruttando i mercati di fascia alta."
Alla fine dell'intervista, il signor Shi Qingke, amministratore delegato del commercio del Great Wall, ha anche parlato di un obiettivo ancora più ambizioso nei prossimi due anni:
"Nel mercato italiano, speriamo di poter realizzare una vendita di tre mila unità nel prossimo anno, e due mila quest'anno."
Dopo aver conosciuto la situazione dell'export delle auto cinesi verso il mercato italiano, e i futuri piani delle principali case automobilistiche cinesi sul businiss in Italia, ora ascoltiamo parole degli esperti. Il signor Min Zhe, direttore generale della versione cinese della rivista QuattroRuote, e sentiamo che ne dice sulle prospettive delle auto cinesi sul mercato internazionale:
"Dal punto di vista dell' export, anche le performance dei nostri marchi nei paesi in via di sviluppo sono buoni, ma per quanto riguarda i paesi sviluppati, penso che ci vorrà ancora del tempo. E' vero che si stanno facendo grandi progressi, con le esportazioni in Inghilterra e in Italia, ma lì le richieste per la sicurezza, la qualità, l'ecologia e i servizi di assistenza delle nostre auto sono altissime, e forse irraggiungibili per i nostri marchi. Difficilissimo anche costruire lì un sistema completo di servizio d'assistenza, e i costi operativi sono altissimi."
Intanto i gruppi automobilistici cinesi stanno già facendo qualcosa per elevare la sicurezza dei propri prodotti. La Geely in primis. Il signor Yang Xueliang, direttore generale per gli affari esteri di Geely, ha così rivelato:
"Nel crash-test di Euro NCAP dello scorso ottobre, la nostra Emgrand EC7 ha ottenuto una valutazione di quattro stelle, e siamo stati molto vicini ad ottenerne 5. Quindi ciò ha provato che nella sicurezza, le nostre auto sono totalmente sulla stessa linea degli altri famosi marchi."
Il signor Ming Zhe ha anche proprosto quattro punti principali da migliorare:
"La sicurezza, la qualità, l'ecologia e i servizi d'assistenza, ritengo che questi quattro punti siano importantissimi per l'esportazione delle auto in Europa o in altri paesi sviluppati."
Dopo l'export, adesso parliamo delle principali collaborazioni automobilistiche sino-italiane. Se in Italia si parla delle auto, non si può non pensare alla città delle auto, cioè Torino. Quando parliamo di Torino, non possiamo prescindere dalla sua tradizione automobilistica. Con il progetto From Concept to Car della Camera di commercio di Torino, nato nel 2003 e gestito da Ceipiemonte, la collaborazione automobilistica tra Cina e Italia ha visto una notevole crescita.
Tra il 2003 e il 2010, le due parti hanno avuto contatti diretti con oltre 80 buyer internazionali, 1.800 incontri d'affari, 80 commesse acquisite e 51 milioni di euro tra commesse ottenute e in fase di negoziazione.
Per capirne di più, il nostro Liu Pai ha anche intervistato telefonicamente, il presidente della Camera di Commercio torinese, il dottor Alessandro Barberis, che ci ha presentato a 360 gradi la cooperazione tra le case automobilistiche cinesi e quelle torinesi.
"Non possiamo che giudicare positivamente tutti gli scambi di Torino con la Cina, in particolare nel settore automobilistico, come presidente della Camera di commercio ho promosso 13 missioni in Cina, portando complessivamente 79 aziende piemontesi del nostro progetto "From concept to car", che hanno incontrato i più importanti costruttori del nord e del sud della Cina.
Grazie alla disponibilità delle istituzioni e delle imprese cinesi, abbiamo inoltre aperto un desk della Camera di commercio di Torino a Heifei con la municipalità di Hanui e qualche mese mesi fa un altro a Changchun con il governatore della provincia. Due basi di appoggio per sostenere le nostre imprese che vanno in Cina, soprattutto le piccole e medie imprese. Sempre come Camera di commercio, grazie anche alle nostre missioni in Cina, abbiamo coinvolto circa 20 case costruttrici cinesi e avviato interessanti relazioni che dopo 4-5 anni di lavoro stanno portando i loro benefici positivi anche qui sul nostro territorio.
Per esempio, da poco più di due mesi Beijing Automotive Group (BAIC) ha aperto un suo desk a Torino, negli spazi da noi messi a disposizione dal nostro progetto From Concept to car e sarà operativo fino a ottobre 2012.
In questo periodo BAIC verificherà le opportunità di visitare e coinvolgere aziende di stile e ingegneria piemontesi e valuterà la possibilità di un insediamento futuro di un proprio centro tecnologico. Inoltre analizzerà l'offerta proposta dalle imprese di From Concept to car e svilupperà ulteriori contatti anche con le nostre eccellenze dell'industria aerospaziale. Perché il territorio torinese ha aziende eccellenti anche nel settore aerospaziale.
Solo per citare poi l'ultimo evento organizzato dalla Camera di commercio, ricordo che qualche settimana fa i responsabili acquisti di 6 tra le più importanti imprese automobilistiche cinesi (Changhe, FAW Car, Great Wall Motors, Jac, ZX Auto, Sokon) sono venuti a Torino per individuare nuovi potenziali fornitori tra le aziende di From Concept to Car.
Insomma gli scambi tra Torino e Cina hanno sicuramente portato al riconoscimento di Torino e del Piemonte come centro di eccellenza da parte del mercato cinese, in crescita costante, nonostante la crisi del settore automotive in Europa.
In Piemonte, cuore dell'industria dell'auto italiana, dove si produce il 50% della produzione auto motive italiana, ci sono imprenditori capaci di pensare a livello globale e di realizzare partnership di eccellenza facendo leva sui loro prodotti caratterizzati da alti livelli di qualità e dalla flessibilità.
E in particolare i servizi di stile, progettazione e prototipazione rimangono di interesse prioritario per i costruttori cinesi; la fornitura di componenti verrà in una fase successiva."
con questo progetto "From Concept to Car", ogni anno vanno a Torino delle aziende automobilistiche cinesi, alcuni hanno anche intenzione di aprire lì a Torino uffici di cooperazione.
Ad esempio, la JAC, Jianghuai Automobile Co., Ltd, che ha da anni un ufficio di cooperazione a Torino, così da facilitare gli scambi con le case automobilistiche locali.
Per conoscerne di più, abbiamo intervistato il signor Zhang Peng, vice direttore del dipartimento per gli affari internazionali della JAC, che ci ha spiegato in che ambito funziona questo centro:
"Quello in Italia è una nostra filiale di design, finanziata per il 100% dalla JAC, e si occupa principalmente del design e dello sviluppo delle nostre auto."
Si tratta di un centro di design. l'Italia vanta una lunga tradizione di designers in tutti i settori.Così lo pensa anche la JAC. Zhang Peng ha detto:
"Dato che nella progettazione delle linee di auto, l'Italia vanta un ruolo di leader, il nostro centro di design impiega da sempre designers provenienti da diversi paesi in cui è presente la Jac. Al contempo il nostro staff di progettisti collabora con gli esperti stranieri nella creazione di nostri prodotti, e in questo campo, collaboriamo anche con dei centri di stile italiani, tra cui la Pininfarina, sviluppando insieme nuove idee. In questo modo possiamo garantire che le idee dei design dei nostri prodotti non solo corrispondono all'estetica e al trend occidentale, ma soddisfano anche le esigenze e l'estetica orientali, assicurando cosi dei prodotti made in Italy che possono adattarsi ai valori e ai concetti globali."
Ma la JAC entrerà nel mercato italiano? Zhang Peng risponde così:
"Adesso, alcuni nostri prodotti sono in fase di 'produzione esperimentale' in Italia. Si tratta infatti di una produzione congiunta, ciò vuol dire che una parte dei componenti li spediamo dalla Cina, mentre un'altra parte l'acquistiamo in Europa, facendo cosi degli assemblaggi. Innanzitutto, questi prodotti devono raggiungere gli standard tecnici italiani, poi svolgiamo delle produzioni esperimentali in Italia, in particolare dei test, e dopo si passa alla fase della produzione quantitativa."
E su quando la JAC entrerà in Italia, "la nostra entrata sul mercato italiano è prevista entro due anni, infatti siamo già nella fase di produzione esperimentale."
Con le buone prospettive delle auto cinesi in Italia, chiudiamo con un commento del presidente della Camera di Commercio di Torino Barberis sulle auto cinese:
"Conosco le auto cinesi, qui nel mio ufficio ne ho molti modellini, ma non le ho mai guidate. Nelle mie visite in Cina le ho viste, mi sono seduto sopra, ho visto come si producono: mi sembra che mediamente siano prodotti belli, affidabili e di qualità, con un design in costante miglioramento."