"La storia è un misto di vero e falso. A casa, si conosce il mondo tramite la penna e l'obiettivo altrui, e personaggi e storia stereotipati diventano spesso uno sfondo fisso di pensiero. Partendo con la speranza di vederci chiaro, si scoprono cose al di là degli stereotipi, rovesciandoli. Questa rettificazione arricchisce la comprensione del mondo, e i punti di vista cambiano: puntando a questo, si ha un motivo per partire."
Questa è la risposta di Dan Xin, il protagonista del nostro programma di oggi, a un amico che gli chiedeva un motivo per mettersi in viaggio, visto che ama starsene a casa a leggere. Dan Xin è un grande viaggiatore, un grande amante dell'arte, e un valido scrittore di viaggio: cinquant'anni, ma non li dimostra, ingegnere delle telecomunicazioni con esperienze di lavoro a Singapore, in Malaysia, in Svizzera e in Gran Bretagna, nel luglio-agosto del 2013 ha pubblicato tre libri sulla Francia: "Il Museo Reale Cinese del Castello di Fontainbleau", "I gioielli del Louvre", "Lo charme di Parigi", e una guida del Vaticano, e nel gennaio del 2014 "Da Napoli a Venezia", un diario di viaggio di sette giorni in Italia.
"Dopo aver visitato gli altri paesi europei, trovo che l'Italia e gli italiani siano molti simili alla Cina e ai cinesi. Anche nei lati negativi. Nei siti turistici a volte ti alzano i prezzi e l'atteggiamento delle guide non è corretto, proprio come in Cina. Il modo di parlare e di pensare degli italiani è simile a quello dei cinesi, le guide e i taxisti sono come in Cina, non ci sono difficoltà di comunicazione come nel resto dell'Europa".
Dan Xin è anche speciale perché prima ha conosciuto l'Europa e dopo gli Usa, il contrario di quello che fanno normalmente i cinesi. Un suo insegnamente americano gli ha detto che gli Usa non hanno niente di interessante, quindi Dan Xin ha subito rivolto il suo interesse verso l'Europa, visitandola appena possibile.
Quanto all'Italia, Dan Xin, dice che in Italia i cinesi trovano molte assonanze: parlando con gli italiani sembra di essere in Cina, e tornati si pensa stupiti: l'Italia è come la Cina! Il che è molto divertente.
In Italia, andando a Capri, c'è un sistema preciso per i turisti, visti come una fonte di guadagno, il personale non ha una grande cultura, ti serve e basta. I negozianti vendono prodotti originali, ma al ristorante ti servono, ma sanno che non tornerai. In ogni caso, Italia vuol dire cultura e storia, e Francia e Gran Bretagna solo fashion e moda.
A parlare è la madre di Dan Xin, ex insegnante di una università di Nanchino, che lo ha accompagnato nel viaggio in Italia.
Secondo Dan Xin, l'Italia non è romantica come la Francia, non è maestosa come la Gran Bretagna, ma ha una lunga storia di civiltà e un passato da egemone. A Londra si vede l'innovazione. In Italia, solo a Venezia si vedono arte moderna e studi di artisti, quindi per lui è l'unica città italiana diversa, le altre sono concrete, ma sempre leggibili, con tante cose da scoprire.
In sette giorni ha visto una minima parte dell'Italia. Ma qual è stato l'itinerario scelto da Dan Xin e dai suoi amici?
"Le mete erano poche, abbiamo preferito rimanere di più il pochi luoghi, ma a Roma, per esempio, il tempo non bastava ancora. Eravamo in sette, alcuni amici e mia madre, più una guida mandata dall'agenzia cinese. Di San Gimignano abbiamo sentito dire che è molto bella, allora l'abbiamo aggiunta al piano. Entrati in una stradina affiancata da botteghe, eravamo un po' delusi, ma arrivati sulla piazza, ci siamo seduti a un caffè ad ammirare le torri, simili a quelle di Kaiping, in Cina".
Secondo Dan Xin, anche in Italia turismo e commercio vanno a braccetto, come in Cina, con tutti i problemi collegati. Per esempio, in Cina, Lijiang, nello Yunnan, è invasa dai turisti, come Venezia in Italia, e i locali sono costretti a trasferirsi altrove per i prezzi troppo alti.
Nel porticciolo di Santa Lucia, a Napoli, Giuseppe, l'autista di Dan Xin, si è messo a cantare Santa Lucia, e gli ospiti cinesi l'hanno seguito, cantando la versione cinese, molto famosa in Cina. Ma la guida cinese non si è unita a loro, e poi ha spiegato:
"Santa Lucia è una canzone legata al porto e alla sua zona a luci rosse, ma i cinesi non lo sanno".
Anche a Jilong, a Taiwan, ha come sfondo una canzone melodica del genere. In Italia ci sono molti canti popolari, ma gli stranieri non ne conoscono lo sfondo, e questo vale anche per la Cina. Quindi il pensiero indipendente deve nascere su delle basi oggettive. Non è detto che un italiano sia felice se un cinese gli canta Santa Lucia, ma lui non lo sa. In realtà per gli italiani Santa Lucia non ha affatto uno sfondo del genere! E se anche lo avesse, il riferimento alle ragazze di vita non è mai negativo.
Ora torniamo al nostro protagonista di oggi, Dan Xin, autore di un libro di viaggio sull'Italia pubblicato da poco in Cina. Il viaggio è durato una settimana, ed ha coperto Napoli, Capri, Amalfi, Sorrento, Pompei, Roma, Città del Vaticano, Firenze, Siena, San Gimignano e Venezia.
"L'Italia mi dà un'impressione diversa rispetto agli altri paesi: in passato era un centro politico e religioso e ha vissuto molte storie che lasciano tracce e che influenzano il modo di pensare, a cui bisogna fare attenzione viaggiando. E' diversa dagli altri paesi: in Italia, paesaggio, dipinti e arte sono tutti legati. Ora l'Italia non è un centro europeo dell'arte e del pensiero, ma le tracce dell'Umanesimo e del Rinascimento sono chiare ovunque."
Dan Xin aggiunge che il Louvre è colmo di opere italiane e anche i musei di Londra, ma manca l'atmosfera, che si trova solo in Italia.
"A Firenze l'atmosfera di Michelangelo e degli altri artisti si percepisce ancora. Io amo molto Michelangelo, ho letto la sua biografia scritta da Romain Rolland. Le opere sue e di altri artisti sono state influenzate da vari fattori, la famiglia, l'odio e amore per il papa, e così via. Il papa e i re a loro volta avevano le loro preferenze, e molti artisti sono stati trascurati e dimenticati. Quindi esulare dall'ambiente storico per capire il Rinascimento è uno stereotipo. Trovo anche che il passaggio dal Medioevo al Rinascimento non è stato improvviso ma progressivo, il Medioevo ha molti aspetti positivi, non oscuri, perché l'oscurità non corrisponde al carattere degli italiani. Nei musei italiani è bello ammirare lo splendore del Rinascimento, anche dipinti di autori minori in contraddizione con Raffaello e con i grandi, e poi affreschi e sculture, solo in Italia è possibile."
Secondo la madre di Dan Xin, in Italia l'impronta del Rinascimento è evidente e profonda. Ammirare un dipinto in Francia e in Italia è diverso. Ma bisogna prepararsi prima di partire, altrimenti si vede solo la superficie delle cose. Lei ha preso a prestito all'università un libro sull'Italia scritto da un diplomatico cinese negli anni ottanta, ma di ridotte dimensioni e quindi incompleto.Dan Xin è un grande ammiratore di Raffaello, su cui ha letto molte cose, per cui la sua visita ai suoi affreschi in Vaticano è stata come un pellegrinaggio a un luogo sacro.
Il protagonista del nostro programma di oggi, Dan Xin, è autore di parecchi libri, il primo è un album fotografico sui vicoli di Beijing, pubblicato nel 2004, il secondo il libro di viaggio "Una sola notte a Parigi", pubblicato nel 2007. Nel luglio-agosto del 2013 ha pubblicato tre libri di viaggio sulla Francia e uno sul Vaticano, e il libro sull'Italia è recentissimo, del gennaio 2014. Com'è stato il processo di scrittura di quest'ultimo libro?
"E' stato diverso. Scrivere su Fontainbleau è stato doloroso per via dei reperti dello Yuanmingyuan. Il Louvre, invece, è stato per me un motivo di ispirazione, visto che è il primo grande museo europeo che ho visitato nel 2006. Prima ero stato al Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo, ma solo per due ore. Il libro sull'Italia l'ho scritto con piacere: ho cominciato dopo la visita nel 2007, ma poi sono stato occupato con le Olimpiadi di Beijing e con dei soggiorni di lavoro all'estero, per cui ho impiegato parecchio tempo. Per motivi editoriali, il contenuto è limitato anche per città come Venezia, San Gimignano e Siena."
Pochi sanno che il Castello di Fontainbleau, presso Parigi, ospita una grande collezione di porcellane e di altri tesori trafugati dagli occidentali dallo Yuanmingyuan, il Giardino della luminosità perfetta, a Beijing, nel 1860 nel corso della guerra dell'oppio.
Dan Xin l'ha scoperto e ha descritto la collezione in uno dei suoi libri. Quanto al suo viaggio in Italia, ammette di non saper ancora descrivere bene le città minori. Il Palio di Siena è interessante per i suoi contenuti storici e culturali: perché i quartieri gareggiano fra loro? Dal Palio è possibile studiare lo spirito degli italiani, è un evento organizzato, anche in Cina si tengono degli eventi simili, ma non così completi.
In realtà, Dan Xin ama scrivere dei racconti di viaggio, facendo dei paragoni, ma in Cina il pubblico di opere del genere è scarso. La coppia di scrittori cinesi nota con lo pseudonimo di Lin Da ha scritto parecchio sugli Usa, con libri che possono essere sia guide che racconti di viaggio, ma lui non li ritiene granché.
Dan Xin fa anche notare una cosa fondamentale: un libro deve avere dei lettori. Dalle reazioni del pubblico al suo primo libro, "Una sola notte a Parigi", ha capito che un testo puramente letterario o troppo personale non è detto che piaccia a tutti. Un buon libro deve avere la prospettiva del grande pubblico. Le librerie cinesi traboccano di guide turistiche e di libri di viaggio, quindi cosa spinge Dan Xin a scrivere dei libri del genere?
"Spero che i turisti cinesi facciano ancora un passo avanti: i cinesi prima non viaggiavano, capivano l'estero dai film e dai libri, adesso lo fanno, ma per shopping, per relax e per vedere dei bei paesaggi, senza un vero scopo. Questo perché il viaggio all'estero è ancora difficile per i cinesi, che non possono dire 'vado una settimana in Italia e poi torno', è impossibile, quindi si preparano a lungo e viaggiano per vedere e per divertirsi, ma il viaggio non fa parte della loro vita quotidiana, quindi non ci aggiungono la parte dello studio. Senza toccare lo scopo del relax, vorrei aiutarli a capire di più, così quando tornano e ripartono per altre mete la loro vita è più ricca. Non li faccio riflettere su cose difficili, voglio solo far capire loro che è il mondo è piacevole e interessante."
Dan Xin ama molto viaggiare, come me. Ma secondo lui cosa vuol dire viaggiare, qual è il senso del viaggio?
"Devo muovermi, dopo un po' che sono in un posto non riesco più a star fermo. Il primo viaggio l'ho fatto alle elementari a Zhengjiang, e a 15 anni da Nanchino sono venuto a Beijing, rimanendovi per 40 giorni. Prima di partire leggo, mi informo, ma devo vedere di persona per capire, non mi piace accettare alla cieca."
Un collega ha chiesto a Dan Xin: dimmi un motivo per viaggiare, a me piace rimanere a casa a leggere! Lui ha risposto:
"La storia è un misto di vero e falso. A casa, si conosce il mondo tramite la penna e l'obiettivo altrui, e personaggi e storia stereotipati diventano spesso uno sfondo fisso di pensiero. Partendo con la speranza di vederci chiaro, si scoprono cose al di là degli stereotipi, rovesciandoli. Questa rettificazione arricchisce la comprensione del mondo, e i punti di vista cambiano: puntando a questo, si ha un motivo per partire."
Dan Xin aggiunge che se ci si fa delle domande, si parte e si capisce che ci sono dei format da cambiare. Senza, si può rimanere a casa. Molti libri si possono leggere a casa, altri non servono, bisogna muoversi e vedere di persona.
Nel 1992 Dan Xin è andato per lavoro a San Pietroburgo, visitando per sole due ore il Palazzo d'Inverno. Nel 2003 è stato per lavoro alle Hawaii. In precedenza era stato per sei mesi in Malaysia e a Singapore per lavoro. Il Palazzo d'Inverno è stata la sua prima esperienza di museo di alto livello, così in Francia non ha avuto l'impressione di essere per la prima volta in Occidente.
In Malaysia Dan Xin abitava a Penang in un quartere costruito nel XVIII-XIX secolo da dei cinesi provenienti dal Fujian, contenente anche la residenza del ministro mandato dalla dinastia Qing, nello stile del sud della Cina. Quindi gli sembrava ancora di essere in Cina, anche se era all'estero.
Quindi Dan Xin ha una ricca esperienza di vita all'estero, in Oriente e in Occidente. Quando viaggia, visita i musei perché ama l'arte, va alla ricerca di esempi di architettura, va all'opera e ad altri spettacoli, e ammira i paesaggi naturali. A questo punto ho chiesto a Dan Xin se i suoi molti viaggi l'abbiamo cambiato:
"Non trovo che i viaggi mi abbiano cambiato molto. Certe cose sono volontarie, ecco un esempio: dal 2007, quando sono tornato per lavorare alle Olimpiadi, e poi sono di nuovo espatriato, la mia comprensione del mio paese non è cambiata. Non ho mai voluto lasciare la Cina. Con i viaggi, adesso capisco più obiettivamente la situazione del mio paese, la inserisco in un ambito più ampio per giudicarla, guardo in modo più obiettivo all'operato e alle scelte del governo, capisco perché i media di Usa, Giappone, Francia, ecc. si esprimano in quel modo, e mantengo il mio parere. Prima tenevo più in conto il parere dei media stranieri, adesso non più. Ho più fiducia in me stesso, mi sento più sicuro. In questo sono cambiato, non solo per i viaggi, ma anche per la mia esperienza generale".
I libri di Dan Xin sono in vendita in rete su Amazon e nelle librerie cinesi, Nuova Cina e altre. Quale sarà il suo prossimo libro?
"Si intitola 'Operation management', un testo tecnico a cui penso da anni. Voglio anche scrivere su Londra e dintorni, su Svizzera e Austria, ma bisogna vedere se con questo modello ci sono dei lettori, se è una cosa utile."