Can: Ciao a tutti, benvenuti all'Appuntaomento alla casa da tè, sono Can.
Gabri: Ciao a tutti, sono Gabriella. I calori estivi invitano a starsene a casa al fresco, almeno a non allontanarsi troppo, per chi ovviamente non va in vacanza. Allora, perché non prendere l'occasione per esplorare cosa c'è di interessante nel vicinato? In proposito, ricordo che anni fa una signora di Manhattan, a NY, mi ha detto di essere andata in India per molti anni di seguito, per poi scoprire che nella sua stessa strada si trovava una filiale della scuola di yoga che era andata a cercare per anni così lontano… Quindi esplorare quel che abbiamo nelle vicinanze non fa mai male…
Can: Dove vuoi portarci, allora, Gabriella?
Gabri: Nei vicoli della città dove ci troviamo, Beijing, alla ricerca di alcuni siti interessanti dal punto di vista storico e culturale.
Can: Bene, da dove cominciamo?
Gabri: Visto che conosco piuttosto bene il quartiere est di Beijing, comincerò dal vicolo Sanyanjing Hutong, il vicolo dei tre pozzi…
Can: Cos'ha di speciale questo vicolo?
Gabri: Qui abitò Mao Zedong per un anno quando faceva il bibliotecario alla vicina Università. Il vicolo contiene ancora qualche antica residenza con degli ingressi istoriati, ma non sono riuscita a trovare il posto esatto dove visse Mao. Qian Can, forse ti chiederai come ho fatto a fare questa scoperta…
Can: Certo, come hai fatto?
Gabri: L'ho letto nel libro del giornalista americano Edgar Snow, "Stella rossa sulla Cina", di cui vi ho parlato la scorsa settimana, che contiene la narrazione fatta da Mao Zedong della sua vita, in cui ricorda anche il periodo passato a Beijing nella seconda metà del 1918: ebbene, abitava insieme ad altri 7 giovani in una stanzetta nel vicolo, e tutti dormivano insieme su un Kang, il letto di mattoni. Stavano così stretti che quando voleva girarsi di lato, Mao doveva prima avvertire i vicini di letto…
Can: So che la biblioteca dove Mao Zedong lavorava, nel cosiddetto "Edificio rosso" (per il colore dei mattoni dei muri), non si trova lontano dal vicolo, vero?
Gabri: Sì, sono passata l'altro giorno, e ho visto che si trova a una ventina di minuti a piedi, quindi Mao Zedong scelse il posto perché era comodo. I suoi ricordi della biblioteca, contenuti in "Stella rossa sulla Cina", sono che lavorava alla sala di consultazione dei giornali, frequentata da molti eminenti intellettuali del tempo, che lui avrebbe tanto voluto conoscere. Quando registrava i loro nomi, avrebbe voluto parlargli, ma nessuno gli dava retta per il suo pesante accento del sud e per il suo aspetto paesano. Infatti Mao era nato nella provincia del Hunan, nella Cina centrale, e non parlava il raffinato dialetto della città.
Can: Nessuno di questi intellettuali avrebbe immaginato che questo ragazzo di campagna sarebbe diventato il presidente della Cina!
Gabri: E' davvero una bella lezione: mai disprezzare qualcuno perché ha un accento e un aspetto diverso dal nostro!
Can: Amici ascoltatori, è arrivato il momento dell'intervallo musicale, il motivo "il sole più rosso e il presidente Mao più caro", una canzone rosso della Cina per voi, buon ascolto!
MUSICA
Can: Cari amici, ben tornati all'Appuntamento alla casa da tè, Gabriella, che cos'hai ancora scoperto nelle tue visite estive nei vicoli di Beijing?
Gabri: Beh, tante cose! Sai che all'incrocio est di Dengshikou, il vecchio mercato delle lanterne, un tempo si trovava il tempio di Erlangmiao?
Can: No, non mi intendo di templi e di divinità del passato…
Gabri: Capisco, sei troppo giovane e hai dei gusti diversi. Beh, ho scoperto il posto perché sul marciapiede si trova una statua in pietra di un cane, piuttosto malridotta a dire il vero, con la testa spaccata e nera di polvere, ma si vede che è di un cane, e non dei soliti leoni posti di fronte alle residenze principesche…
Can: Interessante…
Gabri: La statua del cane si trova accanto all'ingresso di un negozio di chincaglieria, gestito da due ragazze e frequentato da molte adolescenti, che non sanno di sicuro che qui una volta si trovava un tempio! Un po' più in là si trova anche una colonnina di pietra annerita, con in cima un leoncino, che doveva anche appartenere al tempietto.
Can: Amo molto i cani, quindi penso che andrò a vedere questa statua del cane…
Gabri: So che si tratta del tempio di Erlangmiao perché l'ho letto in un bellissimo libro, "In search of old Beijing", pubblicato nel lontano 1935 da due stranieri innamorati della città: R. Arlington, un americano arrivato in Cina nel 1879 e che lavorava all'amministrazione cinese delle dogane e della posta, e da William Lewishon, un ufficiale dell'esercito inglese diventato giornalista. Al tempo, i due si lamentavano già che il tessuto urbano della città si stava deteriorando, con molte demolizioni di belle residenze e templi del passato. Cosa direbbero mai adesso?
Can: Di sicuro non riconoscerebbero affatto la città!
Gabri: Hai ragione…Forse il nostro pubblico italiano non sa chi era Erlang. Ebbene, era il figlio di Li Bing, un esperto di idraulica dell'antichità che salvò dalle alluvioni molte zone della Cina, per cui ovunque nel paese si trovano templi a loro dedicati, specialmente nel sud, più piovoso. Il figlio Erlang aveva un cane divino che amava molto e che viene sempre raffigurato insieme a lui. Quanto al cane del tempietto all'incrocio di Dengshikou, esiste una bella leggenda: in passato, nelle vicinanze si trovava una macelleria che faceva degli ottimi affari, però il padrone si accorse che ogni notte un cane penetrava nella bottega e portava via un pezzo di carne. Allora una notte si appostò, e quando il cane arrivò lo colpì con un coltello, senza però ucciderlo. La bestia riuscì a scappare, e l'uomo la seguì, scoprendo con stupore e paura che le tracce di sangue finivano nel tempietto. Di seguito i furti notturni di carne si interruppero, ma anche i buoni affari della macelleria, che fu costretta a chiudere…
Can: E' una leggenda molto interessante. Infatti, abbiamo molti telefilm cha raccontano queste leggende antiche. Ora ascoltiamo insiem il motivo conduttore del telefilm "Il Divito Erlang".
MUSICA
Can: Cari amici, siamo di nuovo qui.
Gabri: Ora continuiamo le nostre passeggiate nei vicoli di Beijing, alla scoperta delle tracce del passato...
Can: Gabriella, penso che avrai scoperto di sicuro qualcosa su Cixi Taihou, l'imperatrice che governò la Cina nella seconda metà dell'Ottocento, vero?
Gabri: Certo, ho scoperto il vicolo dove viveva da ragazza! Per i nostri ascoltatori che ci seguono da lontano, ricordiamo che Cixi dominò la scena politica cinese partendo dalla posizione di semplice concubina. Fu lei a capitanare il partito conservatore, che bloccò le riforme in Cina, portandola sulla strada della guerra civile.
Can: E' vero.
Gabri: Però forse non sai che prima di trasferirsi a corte, Cixi risiedeva in un vicolo nei pressi di Wangfujing…
Can: E' vero, non lo so…
Gabri: Abitava a Xila Hutong, il vicolo delle lanterne di rame, detto così perché abitato da artigiani che fabbricavano lanterne del genere. Un tempo, come in Europa, anche nelle città cinesi i vari mestieri avevano dei quartieri e delle strade appositi…
Can: Sì. A Beijing infatti abbiamo il vicolo Yangrou Hutong, della carne di pecora, perché vi si riunivano i mercanti di carne ovina; Huashi Hutong, invece, è il vicolo del mercato dei fiori; Duanku Hutong è il vicolo del magazzino della seta e del broccato, posto vicino alla Città Proibita, e Denglongku Hutong il vicolo del magazzino delle lanterne del drago, sempre vicino alla Città Proibita. Solo per fare qualche esempio.
Gabri: Quanto al vicolo Xila Hutong, dove abitò Cixi prima di essere scelta come dama di corte, anche qui esiste una leggenda, purtroppo tragica, come la maggior parte delle storie collegate a questa donna di ferro.
Can: Sono molto curiosa, raccontacela subito!
Gabri: Ebbene, quando aveva sui 12-13 anni, la futura imperatrice era chiamata Lan'er, Orchidea, il suo nome da ragazza, e anche se figlia di un funzionario mancese, spesso andava a fare la spesa nelle botteghe del vicolo. Infatti i Mancesi erano molto più aperti rispetto agli Han, per cui le loro donne godevano di un'alta posizione in casa ed erano più libere. Lan'er frequentava spesso una bottega, il cui padrone per scherzo le dava dei buffetti sul viso. A 16 anni la ragazza entrò a corte, dicendo addio al vicolo e alla bottega… Dieci anni dopo, avendo dato un erede maschio all'imperatore Xianfeng, le venne conferito il titolo onorifico di "madre divina", quindi vediamo che cambiamento enorme avvenne nella sua vita… Anni dopo, parlando con dei familiari che erano andati a corte a farle gli auguri per il suo 60° compleanno, Cixi chiese casualmente notizie del vicolo e del bottegaio. La cosa venne riportata al pover'uomo, che ripensando ai buffetti dati all'imperatrice da piccola, si spaventò al punto da gettarsi nel pozzo di casa. Infatti immaginava che l'interesse dell'imperatrice implicasse una punizione per il suo gesto di anni prima. La sua famiglia di seguito lasciò la capitale, ritornandovi solo dopo un certo tempo, quando le acque si furono calmate.
Can: E' una storia che fa capire molte cose: quando una persona viene divinizzata, è difficile avere contatti normali con lei…
Gabri: Erano altri tempi, e adesso nessuno più avrebbe una reazione del genere…
Can: Ora ascoltiamo il motivo conduttore del telefilm "Cixi da ragazza", buon ascolto!
MUSICA
Can: Cari amici, ben ritornati all'Appuntamento alla casa da tè, in cui Gabriella ci porterà in giro peri i vicoli di Beijing, vero?
Gabri: Certo! E spero che il nostro pubblico apprezzi le mie scoperte! Ecco la prossima..
Guo: Di cosa si tratta?
Gabri: E' legata a Hu Shi, un intellettuale cinese vissuto nella prima metà del Novecento, famoso per aver promosso il passaggio dal cinese classico, wenyan, a quello parlato, baihua, nella scrittura. Per il nostro pubblico lontano, spieghiamo che il cinese classico è molto complesso, quindi per favorire l'istruzione della popolazione comune, Hu Shi promosse il movimento della sua sostituzione, nella scrittura, con il cinese parlato. Hu Shi fu anche preside dell'Università di Beijing. La cosa bella è che ho scoperto da poco che per un certo periodo di tempo, siamo stati, per così dire, vicini di casa!
Can: Davvero?
Gabri: E' proprio così. Infatti, nell'agosto del 1917, appena ritornato dall'estero, Hu Shi si stabilì al n.8 di Duanku Hutong in una piccola residenza quadrata presa in affitto. Al tempo era già molto famoso. Ed io ho abitato fino all'anno scorso proprio nelle vicinanze. In seguito, diventato rettore, Hu Shi si stabilì in residenze molto più grandi.
Can: Insomma, aveva fatto carriera!
Gabri: E che carriera… E' stato un grande studioso e intellettuale, che ha influenzato generazioni di cinesi.
MUSICA
Can: Cari amici che non siete andati in vacanza, ora continueremo a tenervi compagnia parlandovi di passeggiate in città, nella città da dove vi parliamo: Beijing.
Gabri: Ciao a tutti anche da Gabriella. Giorni fa sono passata in bicicletta per il secondo vicolo a nord di Dongsi, scoprendovi, all'estremità est, una grande residenza circondata da mura alte e possenti. Incuriosita, ho cercato l'ingresso, trovandolo a sud, su una strada molto frequentata. Dalla targa ho capito che si tratta di "Fu Wangfu", la residenza del principe Fu, detta anche "Jiuye Fu", residenza del nono principe. Mi sono documentata, e ho capito che si tratta di un fratello dell'imperatore Yongzheng, che regnò all'inizio del 18° secolo, l'unico che non aveva complottato per estrometterlo, per cui gli aveva concesso il titolo di "Principe Yi", ossia armonioso. Il titolo venne ereditato dai discendenti, in realtà molto turbolenti. Entrata nel complesso, ho scoperto che adesso è abitato da gente comune, che ha costruito edifici posticci qua e là, comunque si distinguono ancora le tre parti in cui era diviso, centrale, est e ovest. La parte centrale, la più importante, è chiusa al pubblico, e comprende edifici di rappresentanza imponenti, con due enormi leoni di marmo bianco all'ingresso.
Can: So che queste residenze dei principi mancesi vennero per lo più vendute dai proprietari dopo la caduta della monarchia, nel 1911, perché non erano più in grado di mantenerle. Infatti la corte non assegnava più loro le rendite mensili, per cui molti passarono dalla ricchezza alla nera povertà.
Gabri: Hai ragione... Adesso l'unica residenza ben conservata aperta al pubblico a Beijing è quella del principe Gong Yixin, il cui giardino è un esempio di giardino classico del nord della Cina..
Can: Certo, comprende un laghetto, delle colline artificiali, dei padiglioni e uno splendido teatro dell'opera, dove a volte si può assistere a degli spettacoli..
Gabri: Però so che i visitatori sono così numerosi che spesso si deve fare la coda per avanzare lungo i sentieri del giardino, il che toglie tutto il piacere della visita... Questo è il risultato del turismo di massa... Invece, nei vicoli da me frequentati, spesso sono la sola esterna, gli altri sono i locali che ci abitano, i bottegai... si vede la vera vita della gente. Naturalmente ci sono degli stranieri abbienti che già anni fa hanno avuto la bella idea di acquistare delle residenze tradizionali nei vicoli, quando costavano ancora delle cifre accessibili, voglio dire...
Can: Hai ragione, adesso i prezzi degli alloggi a Beijing sono alle stelle, figuriamoci quelli dei Siheyuan in centro...
Gabri: Per esempio, il fondatore di "Himalayan Consensus", Laurence Brahm, ha comprato anni fa uno splendido Siheyuan, una residenza tradizionale, nell'ottavo vicolo a nord di Dongsi, facendone un albergo e la sede della sua istituzione. L'albergo contiene molti ricordi rivoluzionari, di cui Brahm è un appassionato, ed è stato restaurato così bene che è finito su molte riviste di viaggio internazionali. Laurence Brahm è un avvocato americano che dopo aver lavorato a lungo in Cina come consulente e aver fatto fortuna, ha deciso di occuparsi di sviluppo sostenibile in Tibet, dove ha avviato dei corsi di formazione, ha restaurato degli antichi edifici e ha dato lavoro a molti giovani.
Can: Interessante, e si è anche comprato un Siheyuan a Beijing!
Gabri: Sì, ma non è il solo fra gli stranieri. Ho citato solo lui perché è un personaggio che ammiro molto, infatti, anche se malato, porta avanti da anni un movimento che promuove lo sviluppo sostenibile nell'Asia meridionale. In realtà molti altri stranieri hanno acquistato delle residenze tradizionali nei vicoli di Beijing, facendone la loro casa, affittandole ad alto prezzo, oppure trasformandole in hotel boutique.
Ca: Questi stranieri hanno avuto fiuto!
Gabri: Come no! Abitare nei vicoli, in una casa antica restaurata, è un vero privilegio... Innanzitutto sono in centro, sono tranquilli, e non si sente il rumore delle auto, inoltre le case hanno tutte un giardino, il che non è male in città. Inoltre i vicoli stessi sono affiancati da alberi che creano una bella ombra. Se non ci sono negozi, ma solo delle vecchie residenze, risultano tranquilli ed eleganti.
Can: Parlando di alberi, adesso gli aceri sono in piena fioritura, vero?
Gabri: Certo, e creano un bellissimo spettacolo lungo le strade.... nei cortili invece crescono cachi e giuggiole, ma di questo, cari amici, vi parleremo fra poco, dopo l'intervallo musicale.
MUSICA
Can: Cari amici, rieccoci qua.
Gabri: Ora riprenderemo la nostra visita ai vicoli di Beijing, parlando di alberi: esattamente di una casa nel cui cortile crescono due alberi di cachi, piantati negli anni Cinquanta dal padrone, il grande scrittore Lao She. La residenza adesso è un museo, e si trova un chilometro circa a ovest dell'incrocio di Dengshikou, nel vicolo Fengfu Hutong. Lo scrittore la comprò nel 1950 e vi abitò fino alla sua tragica morte, nel 1966. Qui scrisse il famoso dramma "La casa da té" e ricevette le visite di molti esponenti del mondo letterario del tempo. Lo studio-camera da letto di Lao She guarda verso est, e sulla sua scrivania si notano una piccola radio, un posacenere, gli occhiali e il calendario, con la pagina ferma al 24 agosto 1966, il giorno della sua morte. Dietro si trova uno scaffale colmo di libri. Accanto, un letto cinese classico, con accanto un sofà, una cassa di legno per gli abiti e dei mobili anni Cinquanta. Alla parete spicca un dipinto di Qi Baishi, il famoso pittore di cui Lao She era grande amico.
Can: Amo molto Lao She perché è uno scrittore che ama la gente semplice. Nacque in una famiglia poverissima, e venne allevato dalla madre, una donna coraggiosa e generosa che influenzò molto la sua personalità.
Gabri: E' vero. La residenza è molto semplice, niente affatto imponente. Lao She avrebbe potuto cercarsi una casa più grande, era appena tornato dagli Usa dove aveva tenuto delle lezioni, ed era molto famoso in Cina e all'estero, ma preferì stare con la gente comune. Nel cortile lo scrittore e la moglie tenevano molti vasi di crisantemi, insieme a una grande giara di ceramica per i pesci, che si può ancora vedere adesso. I due alberi di cachi vennero piantati dallo scrittore, e d'autunno si riempivano di frutti arancione, per cui la moglie dette al cortile il nome di "Piccolo cortile dei cachi arancione".
Can: Cari amici, se siete interessati alla letteratura cinese, vi ricordiamo che Lao She è l'autore dei romanzi "Risciò" e "Quattro generazioni sotto lo stesso tetto", e dei drammi "La casa da tè" e "Longxugou". "Risciò" è tradotto in italiano, quindi siete caldamente invitati a rallegrare la vostra estate con questo libro...
Gabri: Non è esattamente rilassante, ma vi farà conoscere la vita della gente comune di Beijing negli anni Venti del secolo scorso. Si tratta di un classico della letteratura cinese dl 20° secolo.
Cian: Cari amici, con questo invito alla lettura, termina qui il nostro programma di oggi. Ciao a tutti!
Gabri: Mi associo anch'io ai saluti di Qian Can. Nella speranza che le mie passeggiate nei vicoli di Beijing vi siano piaciute, vi do appuntamento alla prossima volta, ciao!