Wulajie: brina, caccia col falcone e sciamani per la Festa della Primavera
  2011-02-21 19:39:48  cri

 Gabri: Una visita d'inverno nel nord-est della Cina ricompensa sempre per la fatica del viaggio e il freddo gelido che ti attanaglia: distese sconfinate di pianure innevate, punteggiate qua e là da case a un piano di mattoni dagli alti camini fumanti, alberi bianchi di brina, pagliai di stoppie di mais, che fa da combustibile per il riscaldamento dei letti di mattoni delle case, e depositi di gialle pannocchie, con cui la gente prepara dei panini caldi, detti tiebingzi. Non mancano le coppie di lanterne rosse appese agli ingressi dei cortili, per via del capodanno lunare. La mia visita è infatti coincisa con la Festa della Primavera, che quest'anno è ricorsa il 3 febbraio scorso. La zona di cui voglio parlarvi si chiama Wulajie, ed è un'antica enclave mancese, ancora abitata da Mancesi, l'etnia che ha fondato l'ultima dinastia cinese, la dinastia Qing, originaria proprio di questa zona.

Wulajie significa "accanto al fiume", perché nelle vicinanze scorre il Songhuajiang, un grande fiume famoso per i suoi enormi storioni (Kaluga cinese), che fino a cinquant'anni fa, al tempo della risalita della corrente per deporre le uova, erano così numerosi che nuotavano letteralmente a strati, uno sull'altro. La zona un tempo era anche popolata da selvaggina pregiata, cinghiali, cervi, leopardi, lepri e volpi, al punto che costituiva una riserva di caccia riservata all'imperatore. La caccia avveniva col falcone, l'uccello tanto amato dai Mancesi, che lo catturano ancora con le reti e lo addestrano alla caccia nel modo tradizionale. Nel borgo di Dayucun, presso Wulajie, quest'antica arte viene ancora praticata, ma solo più per scopi turistici, visto che la caccia è proibita e la selvaggina ormai rara. Un'altra tradizione tipica della cultura mancese è lo Sciamanesimo, il culto della natura, praticato ancora adesso da sciamani anziani e giovani, ma solo più come dimostrazione nel corso di attività pubbliche, e che quindi ha perso la complessa valenza di un tempo.

Guo: Gabriella, l'ambiente che hai descritto è davvero straordinario!

 

Gabri: Sicuro! Se poi si aggiunge lo spettacolo della brina che all'alba ricopre le rive del fiume Songhuajiang, gli alberi, le case, ed anche la gente, a 20 sotto zero, fra la nebbia, creando un paesaggio da favola, una visita a Wulajie vale davvero la pena!

Guo: Gabriella, vorrei proprio saperne di più di questa brina spettacolare!

 
 

Gabriella: Ebbene, cominciamo con una spiegazione tecnica per tutta quest'atmosfera romantica: la spessa brina che ricopre ogni cosa lungo il fiume si deve alla presenza di una centrale elettrica sul corso superiore, che innalza la temperatura dell'acqua: quando la temperatura esterna all'alba raggiunge i meno 20 gradi, a contatto con l'acqua, provoca il fenomeno della brina, che ricopre tutto come un ricamo, anche i capelli e le sopracciglia della gente.... Guocheng, ti dico che quella mezz'ora di cammino nella nebbia, alle 6,30 del mattino, al buio, la ricorderò sempre: accanto al sentiero innevato, spuntavano delle ombre, e qua e là, in un'atmosfera surreale, delle coppie di lanterne rosse, appese davanti alle case, invisibili. Finalmente siamo arrivati al traghetto, che ci ha trasportati in un attimo a Wusongdao, un'isoletta in mezzo al fiume Songhuajiang. Intanto iniziava a levarsi il sole, che a poco a poco ha dissolto la nebbia, scoprendo un paesaggio da favola: alberi, sentieri, campi, case, bianchi di neve, mentre una slitta trainata da un cavallo correva veloce sul sentiero, guidata da un uomo con un berretto di pelliccia e una lunga tunica di pelo di cane.... Sotto un cielo azzurrissimo, per ripararci dal freddo siamo entrati in una casa-museo ad un piano, che espone attrezzi agricoli, da pesca e da caccia, scarpe e stivali, giochi dei bambini, e le culle mancesi appese al soffitto, come le altalene... Non mancava un'enorme stufa di ferro, per la gioia dei visitatori infreddoliti...

Guo: Un vero spettacolo! Questi luoghi sperduti abitati dai Mancesi paiono così romantici... Penso però che tu non fossi sola ad ammirare questo spettacolo...

 

Gabri: Hai ragione, eravamo in parecchi, fra cui molti turisti del sud della Cina: Veniamo da Maoming, nel Guangdong, e siamo qui per la neve, che non abbiamo mai visto. E' bellissima! Oggi pomeriggio continueremo il viaggio in taxi nello Heilongjiang, visitando il Villaggio della Neve. Abbiamo prenotato il volo, i taxi e gli alberghi in rete, ed è stato comodissimo.

Gabri: Il villaggo di Antun costituisce la base da dove si parte per visitare l'isola di Wusongdao. Qui sono stata ospite della locanda di un'intraprendente signora mancese. Sentiamo cosa mi ha detto: Mi chiamo Hu Limei, ho 40 anni, ed ho aperto questa locanda nel 2006. Il nostro villaggio si è aperto al turismo da 15 anni, perché, oltre allo spettacolo della brina d'inverno, che attira il massimo numero di turisti, d'autunno abbiamo anche gli uccelli migratori e la pesca nel fiume, a cui i turisti possono partecipare insieme ai pescatori sulle loro barche. Il fiume Songhuajiang fino a sessant'anni fa era ricchissimo di pesci, ora si sono ridotti, ma si pescano ancora degli enormi storioni da centinaia di chili, un primato della nostra zona.

Gabri: La signora Hu Limei indossava una giacca rossa imbottita di cotone e un paio di pantaloni azzurri, sempre imbottiti, che le davano un'aria da ragazzina. Ella ricorda: Prima di aprire la locanda, non avrei mai immaginato di poter prendere l'aereo e viaggiare! Noi siamo contadini, qui si coltivano cavoli, aglio e miglio bianco di alta qualità, ma siamo stati poveri fino a poco tempo fa. Con il turismo, tutto è cambiato. Per informarmi su come funziona l'agriturismo, sono andata a Huairou, vicino a Beijing, inoltre con i soldi guadagnati qui, ho visitato Shanghai, Wuxi e Nanchino insieme a un' amica...

Guo: Molto interessante! Gabriella, la signora è di etnia mancese, cosa ti ha detto della cultura mancese?

Gabri: Parecchio. Un tempo i Mancesi abitavano nei "majiazi", dei rifugi scavati nel sottosuolo, ricoperti di legna, visto che eravamo nomadi e cacciatori, ed utilizzavano i falconi per la caccia e la pesca. Noi Mancesi chiamiamo i falconi "haidongqing", e qui vicino c'è un villaggio chiamato Dayulou in cui ci sono ancora degli allevatori professionali.

Guo: Vorrei saperne di più su questi falconi, che ricordo di aver visto raffigurati in molti dipinti tradizionali di epoca Qing (1644-1911). Anche il gesuita italiano Giuseppe Castiglione, alla corte imperiale cinese nel XVIII secolo, ne raffigurò alcuni bianchi, riservati all'imperatore.

Gabri: Bravo, ti sei ricordato! Ora ti accontento subito! Secondo la signora Hu Limei, la cattura dei falconi avviene con le reti, di seguito questi vengono addomesticati tenendoli a digiuno ed impedendo loro di dormire per un'intera settimana, guardati a vista, in modo che imparino a temere il padrone. I falconi sono rapaci, tuttavia, se catturati da piccoli, diventano mansueti col padrone, che nutre per loro un grande affetto.

Gabri: Hu Limei ricorda che negli anni del drago e della tigre, ogni dodici anni, le famiglie mancesi tengono dei sacrifici agli antenati: per l'occasione viene aggiornata la genealogia familiare, con l'inserimento dei nuovi nati e morti maschi, le femmine sono escluse, si accendono incensi, si uccide il maiale, e avviene la discesa dello spirito nello sciamano che presiede la cerimonia. Lo sciamano, in trance, canta delle arie speciali e danza. Un tempo gli sciamani correvano anche a piedi nudi su una lunga distesa di brace ardente, chiamata "drago di fuoco", senza bruciarsi.

Guo: Che spettacolo! Gabriella, hai conosciuto qualche sciamano nel tuo viaggio?

Gabri: Sicuro! A Wulajie, grazie alla gentilezza della segretaria del municipio, la signora Weiwei, ho conosciuto il più famoso sciamano della provincia del Jilin. Ecco cosa mi ha detto: Mi chiamo Zhang Donghua, ho 72 anni, già mio padre e mio nonno erano sciamani, ed io passerò questa professione a mio figlio. Gli sciamani un tempo godevano di un'alta posizione sociale come intermediari fra cielo, uomo e mondo sotterraneo, e curavano i malati. Io ho studiato medicina tradizionale, quindi so curare con l'agopuntura, la moxibustione e il qigong. Però adesso la gente va in ospedale, inoltre le cerimonie sciamaniche le teniamo solo più in casa, a livello familiare, e nel corso di dimostrazioni pubbliche. Le nostre cerimonie sono ormai considerate Patrimonio culturale immateriale, e a Changchun è anche stato creato un Museo dello Sciamanesimo mancese.

Guo: Che spirito si impossessa di questo sciamamo nel corso delle cerimonie?

Gabri: Lo spirito del cinghiale, visto che i Mancesi un tempo erano cacciatori. Entrato in trance, lo sciamano perde la coscienza di sé e acquista quella del cinghiale, per cui riesce a sopportare, senza sanguinare, un grosso ago infilato ai due lati della bocca, che si infila da sé. Mi hanno detto che chi ospita lo spirito del falcone, divora la carne cruda addentandola, proprio come fanno i falconi.

Guo: Impressionante!

Gabri: Nel cortile, davanti alla casa dello sciamano, troneggiava un altare con delle candele rosse e delle offerte, in occasione del nuovo anno. La sera stessa della nostra visita, la famiglia teneva una cerimonia in onore degli antenati, riservata, a cui non abbiamo potuto assistere. Il figlio dello sciamano, un giovane contadino di una trentina d'anni, erediterà la professione: Sono orgogliosissimo di ereditare questa professione da mio padre e dai miei antenati, perché l'ho già vissuta e provata con mio padre in questi anni, anche se il passaggio ufficiale avverrà solo con la sua investitura, poco prima della sua morte. A differenza di mio padre, io non curo i malati con il qigong o con l'agopuntura, ma con consigli psicologici, curo lo stato d'animo, il che aiuta a guarire i mali fisici.

Guo: Questo giovane sciamano ha detto il vero… le malattie sono innanzitutto dei disagi psicologici che si esprimono in forma fisica.

Gabri: Hai ragione. Cari amici, Wulajie, oltre allo spettacolo della natura e della sua gente, offre anche delle delizie gastronomiche non indifferenti.

Guo: Quali?

Gabri: Innanzitutto la marmitta mancese, molto più grande della marmitta mongola, alimentata a carbonella, e in cui vengono scottate carne di agnello, cavoli in salamoia, doufu e fettine di lardo, tutte specialità locali, oltre a vermicelli di riso, funghi e verdure. Il riso locale è molto saporito, al punto che un tempo era offerto come tributo alla corte imperiale. Gustandolo a Wulajie, nella mensa del governo municipale, sono rimasta stupita dal sapore squisito e dalla freschezza di questo riso…il migliore di tutti i miei anni di Cina. Non vanno dimenticati la carpa del fiume Songhuajiang, le focacce di mais, e la salsa di soia e la grappa di miglio preparati in casa, per riscaldarsi nel corso del gelido inverno.

Guo: Mi fai venire l'acquolina in bocca! Gabriella, che souvenir hai portato da un posto così interessante?

Gabri: Addirittura un arco! I Mancesi infatti erano degli abili cacciatori, ma il mio è un arco rituale da utilizzare nelle cerimonie in onore degli antenati, e non per la caccia. Ha l'impugnatura e le due estremità di ferro intarsiato, ed è rivestito di pelo di cane.

Guo: Che meraviglia! Archi del genere sono rari da trovare!

Gabri: E ti garantisco che abbiamo suscitato la curiosità di tutti durante il viaggio, specialmente dei poliziotti alla stazione ferroviaria di Jilin, che ci hanno fatto parecchie domande. Ma, visto che non avevamo delle frecce, ci hanno lasciati salire sul treno per Changchun.

Guo: Una vera avventura!

Gabri: Un altro ricordo che ho portato con me da Wulajie sono dei dadi di osso mancesi, chiamati in dialetto "Galaha", realizzati con le ossa delle articolazioni delle gambe posteriori di porci, agnelli e, un tempo, leopardi. Fino a una ventina d' anni fa, i bambini mancesi amavano molto questo gioco, mentre gli anziani lo praticano ancora adesso nei villaggi. Come ricorda la signora Hu Limei: Un tempo i bambini mancesi non avevano dei giochi: ci sedevamo sul letto di mattoni, il kang, faceva freddo, e ascoltavamo i racconti di Pingshu alla radio accanto al braciere di argilla, dove mettevamo ad arrostire le patate, che facevano da pane per noi.

Guo: I ricordi dell'infanzia sono sempre i più belli…

Gabri: Hai ragione. Cari amici, speriamo che abbiate apprezzato il racconto di questa visita in un posto magico come Wulajie, a risentirci presto, ciao a tutti.

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