Cari amici, all'inizio di agosto l'Orchestra ed il Coro del Teatro Regio di Torino sono stati in tournée a Shanghai, provenienti da Tokyo. Su invito dell'Expo di Shanghai, il Maestro Gianandrea Noseda li ha diretti in una serie di concerti che hanno registrato un grande successo. Ora ascoltiamo insieme le impressioni in merito del sovrintendente del Regio, Walter Vergnano, espresse in un'intervista del 9 agosto a Beijing.
Vergnano: Sono Walter Vergnano, sovrintendente del Teatro Regio di Torino. Siamo stati in tournee prima a Tokyo e poi a Shanghai. A Tokyo abbiamo portato Bohème e Traviata, e a Shanghai due recite di Bohème al Grand Theatre e un concerto al nuovo Auditorio dell'Expo.
E' stata la nostra prima esperienza in Cina. E' stato affascinante per noi perché da lontano la Cina e il Giappone sembrano vicini, ma arrivati qui ci si trova di fronte a due mondi completamente diversi. Un pubblico diverso, soprattutto quello cinese, che si avvicina ora alla cultura europea, e soprattutto alla grande cultura che rappresenta l'opera lirica. Ci siamo sentiti in un ruolo per noi importante, e che spero sia stato anche apprezzato, ovvero di portatori di una cultura tipica del nostro Paese: credo che l'Italia sia rappresentata da elementi importanti e l'opera lirica è certamente uno di questi. Quindi le reazioni del pubblico sono state per noi nuove, insolite, un pubblico che segue molto di più le vicende di Bohème che non la musica di Puccini, e reazioni emotive di tristezza e di gioia a seconda di come si svolgevano la storia e le vite dei personaggi. Questa è stata un'esperienza importante per noi, spero che lo sia anche per il pubblico cinese.
Cari amici, avete ascoltato il preludio all'Atto III de "La Traviata" di G. Verdi, eseguito a Shanghai dall'Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino, diretti dal Maestro Gianandrea Noseda. Ora ridiamo la parola al sovrintendente.
Vergnano: All'Expo abbiamo fatto il concerto sinfonico-corale con musiche di Verdi, al nuovo auditorio da 2500 posti, non al padiglione italiano, che ha solo una sala conferenze da 100 posti. L'opera è stata tenuta al Grand Theatre, un teatro straordinario, che sta alla pari con i grandi teatri del mondo, non con quelli del cosiddetto terzo mondo, un'opinione che dovremmo sicuramente cambiare. Alla tournée a Tokio e Shanghai hanno partecipato 220 persone dell'orchestra, coro, tecnici e parte del personale dell'amministrazione, quindi abbiamo dovuto predisporre lo spostamento delle scene, delle persone, degli strumenti, che hanno viaggiato per via nave e aerea in due paesi diversi, con una logistica da ripetere. Ma sono ripartiti tutti senza problemi, e molto felici di quest'esperienza, che arricchisce, e che ci aiuterà anche ad affrontare in settembre i problemi che il nostro Paese riserva sempre a chi si occupa di cultura.
RCI: Avete avuto interviste della stampa cinese?
Vergnano: Si, della stampa, dei media, della TV e della radio, c'era un grande interesse per la nostra venuta, anche in questi giorni pieni di eventi per Shanghai, però abbiamo visto come un teatro lirico italiano riempia ad esempio per due sere una sala così grande come quella del teatro lirico di Shanghai, che non era scontato, e che ci ha fatto particolarmente piacere. Gli stessi direttori del teatro erano stupiti della reazione quantitativa del pubblico e anche di quella emotiva finale, con applausi ritmati per dieci minuti alla fine di ogni rappresentazione.
Cari amici, avete ascoltato il brano "Si ridesti il Leon di Castiglia", dall'Atto III dell' "Ernani" di G. Verdi, eseguito il 4 agosto scorso a Shanghai dall'Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino. Vi ricordiamo che state ascoltando un'intervista al sovrintendente del Regio, Walter Vergnano, in occasione della recente tournee in Cina e Giappone dell'Orchestra e del Coro del Teatro. Ora ridiamo la parola al sovrintendente.
Vergnano: Noi che siamo qui, abbiamo un'opinione molto diversa della Cina, molto più vicina a quella che è la realtà di questo Paese, non solo quella economica, che è già un dato acclarato, ma anche per l'importanza di una cultura molto antica, questo lo sapevamo, ma una cultura che vuole avvicinarsi anche a valori culturali come i nostri. Io credo che i rapporti fra due culture così importanti e millenarie come quelle europea e cinese possano essere un modo per unire e avvicinare questi due popoli. Un'unione fatta solo su un rapporto economico credo rischi di creare molti problemi, ma un'unione basata anche sulla condivisione di valori culturali, capire cosa sia la cultura, per noi quella cinese, può essere qualcosa in più che può aiutare ad avvicinare queste due grandi realtà, e credo sostanzialmente a portare la pace, che almeno per quanto mi riguarda, è l'obiettivo a cui devono tendere anche i rapporti economici. Se non ci si basa su valori condivisi culturali e sulla volontà di condividere un mondo pacifico, credo che si aprano più problemi di quelli che si vuole risolvere.
RCI: Questo concerto è avvenuto nell'ambito della Settimana del Piemonte?
Vergnano: E' una cosa un po' diversa, perché abbiamo avuto l'invito dell'Expo prima ancora che il Piemonte venisse invitato. E' poi stato chiesto al Piemonte di far coincidere la loro settimana con la nostra permanenza, quindi siamo stati noi ad essere avvicinati dall'Expo di Shanghai, e poi il Piemonte, che sicuramente sarebbe venuto, ma a cui è stato chiesto di farlo in contemporanea con la nostra presenza.
RCI: Per questa settimana ci sono state delle attività speciali?
Vergnano: C'era una sezione del padiglione italiano riservata al Piemonte, in cui ha presentato le cose ritenute più significative ovviamente dal punto di visto economico, industriale, finanziario e anche culturale. Noi rappresentiamo uno dei valori culturali del Piemonte, e quindi era giusto che fossimo insieme e non in momenti diversi.
RCI: Ci può parlare in modo particolare del Teatro Regio di Torino, di cui lei si occupa da anni?
Vergnano: Sono qui da molti anni, anzi sono il sovrintendente italiano con più anzianità di servizio. Capita nella vita… Il Regio è un teatro, ritengo, ma lo dicono anche i raffronti, che è uno dei più rappresentativi fra i teatri lirici italiani, e che sta vivendo un periodo aureo della sua vita, anche se in un contesto nazionale con più ombre che luci. In questo momento siamo quasi un'eccezione: all'interno c'è un clima straordinario, un teatro che vuole dimostrare agli altri, prima ancora che a noi stessi, l'importanza del lavoro che facciamo, con la passione e la competenza che contraddistingue il lavoro di tutti. Un teatro non è l'idea di un sovrintendente o di un direttore artistico, ma il risultato del lavoro di 300-400 persone che credono fermamente in quello che fanno. La qualità si fa con la somma dei valori individuali, e non con l'idea di una-due persone al vertice del teatro. Ho visto nei nostri giovani, anche qui alla tournée, un grande orgoglio di appartenere al Regio, credo che l'orgoglio di appartenere ad un' istituzione culturale sia qualcosa in più che la qualifica. E questo sta accadendo al Regio, quindi sono molto orgoglioso di essere il sovrintendente di questo teatro oggi.
Cari amici, avete ascoltato un brano dello "Stabat Mater", tratto da "Quattro pezzi sacri" di G. Verdi, eseguito a Shanghai dall'Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino. Ora torniamo alla nostra intervista al dott. Vergnano, sovrintendente del Teatro Regio.
RCI: Venite spesso in Asia? Il Regio ha molti contatti con l'estero?
Vergnano: Con il mondo occidentale soprattutto. Sono ancora pochi i contatti dei teatri italiani ed europei ed americani con la Cina. Sono molti con il Giappone, un rapporto storico, costante, continuo, che non rappresenta una novità, ma semmai presentarsi di fronte ad un auditorio importante e molto preparato. Questo è quello che noi dobbiamo scoprire, secondo me, in un mondo come questo si entra in punta di piedi, e non come un elefante in un negozio di porcellane, perché sappiamo che entriamo a contatto con persone con una grande personalità e cultura, anche diversa, a cui dobbiamo presentare la nostra, come un'altra possibile cultura, non come l'unica. Credo che bisogna smettere di pensare, se qualcuno lo pensa ancora, di essere portatori di valori culturali unici assoluti, e desiderare invece di conoscere altre culture e di far conoscere la nostra: spero che nel futuro dell'umanità e in tutti i dialoghi che avvengono ai G7, G8, e G20, si trovi anche lo spazio per ragionare di queste cose. Penso che i valori culturali siano un collante più importante di quelli economici, che sono disuguali nel tempo, con alti e bassi, crolli di borsa, mentre non sono mai crollati i valori culturali, quindi sono una base così solida su cui costruire il futuro, da cui vorrei che non si prescindesse.
RCI: So che da poco è stata rappresentata a Torino un'opera cinese, "Il padiglione delle peonie", a cui lei ha assistito.
Vergnano: Sì, ho avuto questa fortuna. Sono state fatte due rappresentazioni per una cinquantina di persone, in un luogo bello ma molto riservato. Io sono rimasto affascinato dai tempi della rappresentazione, anche se è già una sintesi dell'originale, lunghissimo, di due-tre giorni, tradotta per noi in tre ore, con una nozione del tempo diversa, che mi ha colpito molto. E poi la bellezza della gestualità, delle mani soprattutto: noi parliamo con le mani, ma la loro espressività è particolare, significativa di qualcosa; e poi i visi, questo trucco, meraviglioso. Io in teatro vedo ogni giorno trucchi teatrali, ma non pensavo che si potesse arrivare ad una meraviglia simile a quella che ho visto.
Cari amici, avete ascoltato un brano tratto dall'opera cinese "Il padiglione delle peonie". Ora torniamo al dott. Vergnano, che abbiamo intervistato a Beijing in occasione della tournée in Cina del Regio.
RCI: Era la prima opera cinese a cui ha assistito?
Vergnano: Io ho assistito ad un concerto di un'orchestra tradizionale cinese che è venuta a Torino un anno fa circa, con un organico sinfonico, presentando musiche contemporanee di questa cultura. Io sono affascinato da tutte le musiche, ritengo che non ci sia musica importante e non importante o alta e bassa, c'è musica bella in ogni genere, dalla musica del Quattrocento a quella che ascoltano i nostri ragazzi oggi. La musica ha il vantaggio incredibile di essere universale, la musica unisce, non ha bisogno di conoscere un lessico, mentre al teatro di prosa sicuramente è difficile avvicinarsi se non si conoscono le parole. A Torino lo spettacolo fu dotato di buoni sottotitoli, il che l'ha reso più facile. La musica ha un linguaggio universale, dal Polo Nord al Polo Sud.
RCI: Conosce dei musicisti cinesi, come Lang Lang?
Vergnano: Lang Lang suonerà a Torino ai primi di settembre. E' ormai un divo, ma ci sono altri cantanti e musicisti cinesi importanti che fanno parte del gotha mondiale della musica. Ma non mi stupisce: la Cina è un Paese così grande, con una cultura così importante, quindi il giorno o chi si avvicina anche alla musica classica occidentale, non mi stupisce che ci stupiscano. Lang Lang è anche un personaggio mediatico, che appartiene al contesto dei pochi grandi pianisti che entrano nelle sale di tutto il mondo.
RCI: Al conservatorio di Torino avete anche degli studenti cinesi?
Vergnano: Credo che ci siano dei rapporti, ma non so quanto sviluppati. A Torino c'è una grande comunità cinese, con ragazzi e ragazze al Conservatorio che però sono già della seconda-terza generazione che vive nella città. Non so bene quali siano gli scambi di studenti che vengono dalla Cina. Il Politecnico, come mi ha detto il rettore, l'ingegner Profumo, riceve degli studenti cinesi di una qualità straordinaria. La selezione che avviene in Cina è tale per cui, come scrivono gli studiosi di Cina ed India, noi non siamo più competitivi con i laureati in discipline tecniche, ma anche umanistiche e scientifiche, di questi paesi.
RCI: Quali sono le sue impressioni su Shanghai e Beijing?
Vergnano: A Shanghai sono stato quattro volte, quindi la conoscevo un pò. Arrivato a Pechino, ero curioso come non si può non essere di fronte ad una città così importante. Trovo tutto più grandioso: Shanghai, che mi sembrava una grande città, risulta piccola rispetto a Pechino, non dipende dal numero di abitanti, ma questi grandi viali, grandi spazi… ho visitato la Città Proibita, ora sono in questo meraviglioso tempio, questa grandezza che dà l'impressione di essere in un Paese che è stato il più potente e importante del mondo e che forse lo diventerà di nuovo o lo è già, sono delle graduatorie che non mi interessano. Il senso di importanza, non solo economica e politica, ma anche culturale, da Pechino traspare in modo più forte. Shanghai dà una visione di città urbana del futuro, Pechino io la vedo con la forza di una tradizione, di una storia, che ti sorprende. Penso che faccia la stessa impressione che fa Roma a un americano o un cinese che la visita la prima volta.
RCI: Vuole dire ancora qualcosa al pubblico italiano?
Vergnano: Certamente: di venire in Cina, e di poterla girare più di quello che sto facendo io, il che mi mancherà molto. Quello che vorrei fare dall'anno prossimo in poi, è uscire da Pechino e Shanghai e cercare di capire qualcosa al di là di queste grandi città. Penso che non si possa capire un grande Paese come la Cina facendo il turista per uno-due mesi, la visione extra urbana penso che allarghi gli orizzonti. Il grande problema che abbiamo noi è entrare in contatto verbale con le persone, perché solo pochissimi parlano inglese, ma per conoscerle, non per girare per il Paese, perché c'è una gentilezza, una disponibilità da parte di tutti che il treno e la metro li prendi, il taxi pure, e mangi benissimo, fra l'altro la cucina è meravigliosa, però manca un po' il parlare e dialogare con loro, per sapere qualcosa di più di questo Paese e sui suoi abitanti.
Amici ascoltatori, termina qui il nostro programma di oggi sulla tournée in Cina e Giappone dell'Orchestra e del Coro del Teatro Regio di Torino. Grazie ancora al sovrintendente per l'intervista concessaci al Tempio del Cielo di Beijing, grazie al nostro pubblico per averci seguito, e a risentirci presto!