Ritornata a Shigatze dopo ben 15 anni di assenza, l'ho trovata molto cambiata: la seconda città del Tibet, posta 300 km ad ovest del capoluogo Lhasa, ora ha delle strade ampie ed alberate, circondate da edifici moderni, negozi di ogni tipo e nuove case di abitazione. Anni fa invece, tutto era più grezzo e semplice, e la città vecchia era ancora quasi intatta, accanto al monastero e ai piedi delle rovine del forte.
Quindici anni fa, per raggiungere Shigatze da Lhasa, occorreva un giorno intero di autobus su una strada sterrata che attraversava la bellissima, antica città di Jiangze e fiancheggiava a lungo lo stupendo lago Yangzhuoyongcuo. Ora invece è stata costruita una strada asfaltata diretta nella vallata del fiume Yarlongzambu, e che permette di percorrere la distanza in circa 5 ore. Già da lontano spiccano la mole dell'edificio simbolo di Shigatze, il monastero di Tashilunpo, con le sue mura rossastre, posto alla base di un monte, e l'ampia parete di cemento che nel corso delle festività religiose regge la grande Tangka del Buddha. Shigatze è infatti famosa come sede del Panchen Lama, che vi risiede a volte, lasciando la sua sede di Beijing. Una città così pregna di religiosità è meta di moltissimi pellegrini tibetani che visitano il monastero e percorrono il lingkor, il circuito rituale che ne circonda le mura. Con lo sviluppo del turismo, moltissimi sono i turisti dell'entroterra cinese, e non mancano gruppi di turisti stranieri.
Come vi ho detto all'inizio, Shigatze appare molto moderna, con strade asfaltate ampie e pulite ed edifici nuovi: solo accanto al monastero è rimasta una parte della città vecchia tibetana, con i suoi stretti vicoli sterrati e le sue case bianche ad un piano dagli ampi e maestosi ingressi, e con le bandierine di preghiera colorate che sventolano sui tetti... In una falegnameria, ho visto dei mobili tradizionali tibetani: lunghi come intere pareti, intarsiati e dipinti, nella parte superiore hanno degli scaffali per le statue e le immagini buddiste. Anche i tavolini e i supporti dei sofà sono intarsiati e dipinti, per cui, in aggiunta ai tappeti e alle decorazioni del soffitto, gli interni delle case tibetane sono delle vere e proprie feste di colori.
In una casa da tè accanto al monastero, ho avuto il piacere di prendere il tè al burro di yak insieme ad un gruppo di anziane locali, molto cordiali, che mi hanno anche offerto dei 'momo', panini al vapore con ripieno di carne ovina, dal gusto forte e molto nutrienti. Coi visi abbronzati dal sole cocente dei 4000 metri di altezza a cui ci troviamo, e segnati da profonde rughe, i lunghi capelli grigi fermati da una treccia di filo multicolore, gioviali e serene, le donne di Shigatze sgranano le loro coroncine di preghiera anche alla casa da tè, fra un bicchiere di tè e un momo caldo.
Queste donne anziane sono libere dalle incombenze del lavoro, quindi possono percorrere il loro circuito quotidiano intorno al monastero e incontrarsi con le amiche alla casa da tè. Come vivono invece le donne più giovani, ancora impegnate nel lavoro? Lo capiremo ora tramite la signora Wangmu, di 47 anni, che ho incontrato in un negozio della città mentre cercavo di ricaricare il cellulare: in difficoltà, mi ha aiutata insieme al figlio, invitandomi poi a casa sua. Alta, magra, capelli lunghi raccolti in una crocchia, in costume tibetano, Wangmu mi ha accompagnata a passi veloci in un vicino complesso di villette, imboccando la terza stradina a destra. Il cortile della sua villetta a due piani è occupato a metà da una veranda a vetri rivolta a sud, usata dalla famiglia come salotto, e dalla cucina e dal ripostiglio. Mentre il gatto bianco di casa dormiva sul lungo sofà, Wangmu e il figlio Nimacerin mi hanno offerto del tè caldo al burro e delle 'naizha', dolci al latte secchi fatti in casa. Wangmu mi ha spiegato: La casa ci è costata 300mila yuan, per cui abbiamo contratto un prestito alla banca dove lavoro, è ampia 180 mq, a due piani, ed è stata costruita dalla società Shenhu (Lago sacro), che ha anche costruito il vicino albergo Manasarovar.
Quanto a sè, Wangmu ha detto: Ho 47 anni, e non sono mai andata a scuola, ma so leggere perchè ho studiato da autodidatta. Lavoro alla Banca dell'Agricoltura di Cina come contabile di circoscrizione, anche la contabilità l'ho imparata da sola. Sono nativa del distretto di Gangbaxian, presso Shigatze, mentre mio marito è del vicino distretto di Bailangxian, e lavora alla questura del monastero di Tashilunpo.
Wangmu ed il marito sono nati e vissuti in campagna, lasciandola poi per cercare un lavoro migliore in città. Col progresso generale avvenuto in Tibet negli ultimi anni, la loro vita è molto cambiata. Ecco che cosa ha detto Wangmu in merito: Ora la situazione è molto migliore rispetto al passato, la società è calma e la gente vive una vita felice, senza paragoni rispetto a prima. I cambiamenti sono enormi: mangiamo quello che vogliamo e ci permettiamo anche di fare i turisti. Abbiamo già visitato Linzhi, Lhasa, lo Shannan, e Qudiannima, una località paesaggistica vicina all'Himalaya. Insieme a mio marito, guadagniamo più di 10 mila yuan al mese, lui lavora in questura ed ha uno stipendio più alto del mio.
Cari amici, un reddito familiare di 10mila yuan al mese, circa 1000 euro, non è male in Tibet, in cui il costo della vita è più basso che non nell'entroterra cinese. In questo modo la famiglia di Wangmu ha potuto mantenere i figli alle superiori e anche all'università, e addirittura adottare un'orfanella. Ecco che cosa mi ha detto Wangmu: Ho due figli, mia figlia si è diplomata e lavora già in un distretto vicino, e mio figlio si è appena laureato, quindi sono molto felice. Ora non ho più il peso delle spese della scuola, così ho adottato un'orfanella di 7 anni del mio villaggio natale, che ha appena cominciato le elementari e vive con mia figlia.
Così dicendo, il viso di Wangmu si aperto ad un ampio sorriso: dopo aver curato la sua famiglia, ora si cura di chi è solo e bisognoso, il che la rende felice...
Il figlio appena laureato di cui parla Wangmu si chiama Nimacerin, ed è un bel ragazzo alto, modesto e sorridente. A differenza della madre, parla un ottimo cinese, quindi non abbiamo avuto difficoltà a comunicare. Con i grandi cambiamenti in atto in Tibet, ero molto curiosa di sapere come vivano i giovani, quali siano le loro speranze e naturalmente, i loro problemi. Nimacerin mi ha detto: Mi chiamo Nimacerin, ho quasi 23 anni e mi sono appena laureato in veterinaria. Ora il mio più grande desiderio è trovare un lavoro. Ieri qui a Shigatze ho partecipato all'esame per il pubblico impiego, eravamo in più di 10mila neolaureati provenienti da tutto il Tibet. Noi laureati in veterinaria eravamo circa 400 per 300 posti in campagna a livello di base. Mi sento un pò confuso e incerto sui risultati.
Evidentemente il lavoro è un problema comune nel mondo intero, anche in Tibet, questa terra misteriosa che tanti stranieri sognano di visitare almeno una volta nella vita.
Nimacerin ha continuato dicendo: Ho studiato per 4 anni all'Università di Lhasa, che sono stati i più belli della mia vita. Le superiori e le medie le ho fatte qui a Shigatze. Per i 4 anni di università i miei genitori hanno pagato in tutto più di 40 mila yuan, circa 10mila all'anno, 3800 dei quali di tasse, e il resto per i libri, il vitto e l'alloggio. Noi abbiamo l'anagrafe urbana, e non rurale, quindi i miei genitori hanno dovuto sostenere le spese, lavorando molto.
Nimacerin ha ricordato una realtà molto importante in Tibet: l'istruzione obbligatoria gratuita alle elementari e alle medie inferiori, mentre le superiori e l'università sono a pagamento. Com'è la situazione dell'occupazione nella regione? Nimacerin ha spiegato: Trovare lavoro è molto difficile. Tutti i laureati dell'Università di Lhasa hanno problemi a trovare lavoro. Ora mi trovo a una svolta della mia vita: terminati gli studi, mi aspetta il lavoro nelle campagne. Qui da noi, nell'occupazione non esiste una politica preferenziale per i tibetani, e l'esame è la cosa più importante per avere una buona unità di lavoro. Se supero l'esame per il pubblico impiego, andrò a Lhasa a registrarmi per un posto di base in campagna, da dove poco per volta cercherò di arrivare al distretto. La concorrenza è molto forte.
Naturalmente auguriamo di cuore a Nimacerin di vincere il concorso e di ottenere un buon posto di lavoro! Per la gente di città, le campagne tibetane paiono un posto di sogno: praterie verdi punteggiate di pecore, mucche e yak, villaggi isolati, cieli azzurri, laghi di smeraldo, aria pulita, e vette innevate, non è la pura libertà? Eppure in Tibet la vita è sempre stata durissima per l'altezza, il clima, la mancanza d'acqua, le enormi distanze, ecc. Tutto è cambiato solo da qualche anno per via dei progressi nei trasporti e nelle telecomunicazioni, che hanno facilitato gli scambi a livello locale e con l'entroterra. Le praterie tibetane, percorse prima dai cavalli, ora sono attraversate da motociclette e trattori, anche se sulle brevi distanze il cavallo rimane ancora il mezzo di trasporto preferito. Anche Nimacerin ha esperienze di vita rurale, essendo vissuto in campagna per fare il tirocinio. Egli mi ha detto: Le malattie più pericolose del bestiame sono quelle epidemiche, che avvenivano ancora anni fa, ma che ora invece sono rare per via della prevenzione che facciamo sugli yak. Le malattie possono passare anche agli uomini, quindi gli animali vengono vaccinati e le zone rurali disinfettate. Anni fa ho fatto la pratica in un distretto che è stato del tutto isolato per una malattia epidemica degli yak, arrivati da Chongqing.
Durante la nostra recente visita in Tibet, ho notato che molti villaggi sono stati rinnovati, restaurando le case e le strade, e che spesso gli edifici più belli sono quelli scolastici. I bambini vanno a scuola indossando delle tute colorate, proprio come a Beijing, e spesso godono del servizio di scuola-bus, che li facilita negli spostamenti fra la casa e la scuola, perché in Tibet le distanze sono enormi. Come Nimacerin è riuscito a laurearsi, e speriamo a trovare presto un lavoro, così facciamo i nostri migliori auguri ai ragazzi del Tibet, che guardano al mondo con un volto pieno di speranza.