Un'altro dirigente più alto cinese in Italia, dopo il numero uno Hu Jintao nel 2009 e il premier Wen Jiabao nel
2010, questa volta è il vice presidente Xi Jinping. Tra i motivi c'è anche quello di crescere l'interscambio, raddoppiato dal 2006 al 2010 e destinato ad un altro raddopio entro il 2015 secondo un'intesa di cooperazione economica firmata nell'ottobre scorso. Antonino Laspina, capo dell'ICE a Pechino che si impegna nel commercio con la Cina per dieci anni, parla dell'attuale andamento di interscambio Italia-Cina.
1.Nell'ottobre scorso il premier cinese Wen Jiabao ha visitato Italia, dove assieme al primo ministro Berlusconi ha avanzato un obiettivo ambizioso di raggiungere l'interscambio a 80-100 miliardi di usd entro cinque anni. Ora dieci mesi sono passati, come è andato l'intercambio italia-Cina in questo periodo?
Ma io penso che l'andamento di questi primi mesi del 2011 è nella giusta direzione. Quando nel 2006 si è apposto l'obiettivo di raddoppio, si aveva i timori non raggiungere l'obiettivo, poi come tutti sappiamo si è verificato questo raddoppio. Oggi possiamo dire che i primi quattro mesi dell'anno vedono una crescita ancora molto sostenuta delle esportazioni dell'Italia verso la Cina, e cresce del 30%. Quindi stiamo crescendo più di quanto eravamo cresciuti in tutto il 2010, quando l'Italia ha raggiunto più o meno il 25% di crescita rispetto all'anno precedente. In questo momento la Cina cresce ad un tasso di 45%, un po meno del tasso di crescita che era registrato alla fine del 2010. Quello che però è importante che siamo comunque con un tasso di crescita che su questa base quadrimestrale del 2011 si attesta attorno a 35%. Quindi siamo con un tasso di crescita molto sostenuto, naturalmente bisognerà lavorare molto perché le opportunità per i beni italiani in Cina continuano a crescere, perché le aziende italiane conoscendo sempre meglio il mercato della Cina possono costruire le strategie per approfittare le opportunità del mercato, e la stessa cosa vale per le aziende cinesi che dovanno sempre più impegnarsi a fornire al mercato italiano dei prodotti di qualità, magari più alta rispetto a quella che ne ha avuto nel passato se vogliono coninuare a mantenere una forte crescita sul mercato.
2.Quali settori Lei vede più positivi? In quali comparti c'è ancora spazio da sfruttare?
Da parte italiana, è un po' nella continuità. Da qualche anno, la crescita del nostro export si registra in tutti e due comparti, sia dei beni strumentali che dei beni di consumo. I beni strumentali hanno grandi opportunità in Cina ne stiamo cogliendo certamente una buona quota, perché il paese ha avviato un grande processo di realizzazione delle infrastrutture, ha avviato un grande processo di razionalizzazione e modernizzazione di tutte le strutture produttive, e quindi molti settori che sono in crescita in Cina sono settori dove le aziende italiane possono offrire tecnologie, per esempio nel settore delle macchine utensili, nella lavorazione della plastica della gomma, nel settore di packaging, in tutto imballaggio, possono offrire tecnologie alla lavorazione nei materiali per l'edilizia, nei materiali per l'industria ceramica. L'Italia è ancora in Cina il paese dei macchinari, buon 50% del nostro export si basa sui macchinari. Naturalmente grandi opportunità stanno venendo fuori, si stanno consolidando ma cresceranno sempre di più in quel comparto di cosiddetto "made in Italy" dei prodotti per il sistema persona, per il sistema casa, dove la crescita del potere d'acquisto della popolaziona cinese e larghe fasce cinesi sta contribuendo a far crscere anche la presenza dei beni italiani, e questo non solo per quanto riguarda l'abbigliamento, le calzature, che da tempo aveva un certo tipo di presenza, ma questo effetto positivo si sta allargando per esempio in tutto settore della casa. Sono in forte crescita i mobili, l'arredo. La casa cinese di queste fasce di popolazione, sta cominciando a riempirsi di oggetti di qualità della produzione italiana, e a questo va anche aggiunto una certa crescita che si registra nel settore del prodotto agro-alimentare e del vino provenente dall'Italia. Sempre più la popolazione cinese di fascia alta sposa un concetto di life-style italiano, cioè non è solo consumatore di un bene, che possono essere l'abbigliamento, i vesiti o le calzature, ma sempre più vediamo che chi sia sia vicina al prodotto italiano, al bene di consumo, poi finisce per innamorarsi di questo settore, nella sua complessità, di cominciare a amare il life-style italiano, quindi tutti i settori stanno manifestando una forte capacità di crescita.
3.Di tanto in tanto possiamo sentire "go to China", investire in Cina. Oggi invece anche i cinesi cominciano a investire in Italia. Come vedono gli imprenditori italiani? Qual'è l'atteggiamento delle autorità italiane nei confronti degli investimenti cinesi?
Ha detto bene, per diversi anni, il tema ricorrente è quello di go to China, quindi le imprese italiane, nell'arco degli ultimi 5-6 anni hanno dato una forte accelerazione per quanto riguarda la loro presenza in termini di investimento sul mercato cinese. Le aziende italiane hanno saputo cogliere le opportunità che venivano offerte anche dalla normativa cinese, tutta la serie di incentivi, quindi si è registrato una crescita dell'investimento italiano. E' molto nuova questa tendenza che vede gli imprenditori cinesi guardare all'Italia come un terreno, come un paese dove cominciare a fare delle operazioni di investimento un po più sistematiche. In effetti, nel passato, già c'erano stati degli interessanti investimenti da parte di aziende leader cinesi, voglio riferirmi a Huawei, Shanghai automobile, Haier e tutta la serie di altre aziende. Certamente oggi la capacità di investimento delle aziende cinesi fa vedere l'Italia come un territorio elettivo per certi investimenti che si possono fare. Rimangono forti le opportunità nel comparto della logistica, dove già le aziende hanno fatto gli investimenti perché l'Italia con la posizione strategica al centro del Mediterraneo viene vista una piattaforma naturale per quelle aziende cinesi che possono operare nel settore del trasporto e logistica nel modo che possono distrubuire i beni in tutto il territorio del Sud-Europa, Sud-Africa e parte del Medio-Oriente. Diventa anche importante cominciare a verificare gli investimenti nel settore per esempio della meccanica, come già sono realizzati con un investimento che un gruppo cinese ha fatto per esempio nel moto Benelli, che ci sono comparti della produzione italiana che possono avere un'iniezione di capitale da parte di società cinesi, e poi assieme la società italiana, che si è rinforzata con rapporto con capitali cinesi, può pensare di affrontare meglio il mercato cinese. Io no vedo l'investimento della società cinese in Italia come a fine stesso, ma lo vedo una capacità per potere inserire l'azienda italiana in un contesto internazionale, in un contesto di mercato cinese che in questo momento può offrire alle aziende italiane che sono piccole e medie, la capacità di crescere dimensionalmente, e poi di approfittare di quelle che sono le opportunità che il mercato offre. Questo concetto si può riferire a tantissimi settori che possono essere quello della maccanica come citato, ma anche quelli del tessile e dell'agroalimentare. Vedo per esempio bene la possiblità di gruppo cinesi che possono investire nel comparto dei servizi e nel comparto del turismo, perché naturalmente possono essere interessante a gestire quello che già è un flusso di turismo che arriva dalla Cina che vede l'Italia di essere per'ora uno dei primi mercati destinazione del turismo di cinese. Naturalmente l'auspicio è che sempre più turismo di fascia alta guardi all'Italia proprio come al territorio dove si possono vivere i migliori emozioni in termini di turisti.
4.Il vice presidente cinese Xi Jinping segue le tracce di Wen Jiabao con la sua missione in Italia, a Milano. Secondo Lei cosa porterà al sistema italiano?
Io penso che costituisca un record assolutamente eccezionale, fatto che nel 2000 ci sia stata la visita del presidente Hu Jintao, e nel 2010 la visita del premier Wen Jiabao, nel 2011 c'è la visita del vice presidente. Io penso che sia questo un momento di grande attenzione nei confronti d'Italia, che viene vista in tutta la sua potenzialità, cioè l'Italia è il paese che intanto è una grande economia già di per se, ma penso che sia un paese da cui la Cina può prendere tutta la serie di elementi che possono essere di grande contributo all'ulteriore crescita della struttura produttiva cinese, ma anche a quello che si chiama il miglioramente della qualità della vita. L'Italia è ancora in grado di fornire la tecnologia, soprattutto di fornire per esempio il design, tutta una serie di valore intangibili, una cultura manifatturiera, una cultura del vivere, dell'urbanistica e della qualità della vita, che secondo me interessa sempre più alla leadership cinese, perché nel caso italiano si trova questa splendida combinazione di capacità di fare e di produrre, con, in un certo senso, un grande rispetto per la cultura, per l'ambiente, ma soprattutto che un paese che nell'era moderna, riesce anche a fornire il modello per la qualità della vita dei propri cittadini, dove i prodotti vengono fatti prodotti di altissima qualità, prodotti che garantiscono il consumatore non solo italiano, ma anche internazionale. Insomma può essere questa l'occasione perché i due modelli di sviluppo industriale possono ricercare ancora di più un livello di complementarietà. Siamo passati da una fase in cui c'era un'idea di Cina come minaccia, ad una fase in cui c'è l'idea di opportunità da sfruttare, a mio avviso, si va sviluppando una consapevolezza piena del fatto che le opportunità ci sanno, e quindi bisogna alzare il livello dei rapporti perché bisogna sfruttare assolutamente appieno la complementarietà dei due sistemi.