Cina-Usa: le frizioni commerciali si estondono nel settore verde
  2010-11-03 08:58:41  cri

Il 15 ottobre l'Ufficio del Rappresentante USA per il Commercio (USTR) ha annunciato l'avvio, su richiesta del sindacato dei lavoratori siderurgici americani United Steelworkers, di un'indagine sulle politiche e misure cinesi nel commercio delle energie rinnovabili. L'inchiesta riguarderà 154 aziende cinesi nei settori dell'energia eolica e solare, di celle ad alta efficienza e di automobili a nuove energie.

Il 9 settembre la United Steelworkers ha presentato all'USTR una petizione di 5800 pagine in base alla Sezione 301 dello "U.S. Trade Act 1974", accusando il governo cinese di avere offerto grosse sovvenzioni alle aziende di nuove energie per aumentarne la competitività in termini di prezzi, "atto che ha danneggiato l'occupazione degli Usa".

Si tratta della prima inchiesta di categoria 301 durante l'amministrazione Obama. L'indagine 301 è dedicata agli atti sleali degli altri paesi che influenzano il commercio dei beni e dei servizi americani. Nel 2006 gli Usa la avviarono contro la carne bovina dell'Ue, la quale presentò il ricorso alla WTO, vincendo la causa.

Rispondendo all'accusa principale, ossia le sovvenzioni concesse dal governo, molti personaggi del settore delle energie rinnovabili cinese dichiarano l'insussistenza del fatto.

In una conferenza stampa del 19 ottobre, Yao Wenping, vice presidente della Camera di commercio dell'import-export dei macchinari e prodotti elettronici cinese, ha precisato che in Cina le politiche di sostegno al settore delle nuove energie sono ancora in corso di elaborazione. Rispetto alle sovvenzioni americane in contanti, il sostegno cinese non è "dare soldi". Ha poi ricordato che sovvenzionare il settore verde è proprio un'invenzione degli Usa, che dal 2009 ha destinato 25 miliardi di USD ai settori delle nuove energie, dei prodotti ad alta efficienza e della "smart grid". Quindi "il settore cinese è convinto di vincere la causa con sufficienti prove e numerosi fatti oggettivi".

Secondo quanto appreso, l'USTR progetta di concludere l'inchiesta entro 90 giorni. Se le accuse risultassero fondate, il governo americano potrebbe riccorere ai negoziati bilaterali con la Cina, oppure mettere la questione al vaglio della WTO.

Zhang Guobao, capo dell'Amministrazione nazionale dell'Energia cinese, ha rivelato che dopo la petizione della United Steelworkers di inzio settembre, la Cina ha espresso la speranza di svolgere una videoconferenza tra i dipartimenti dei due paesi. La parte americana prima ha proposto un dialogo il 12 ottobre, ma poi l'ha rimandato senza alcun motivo. Alla fine l'USTR ha avviato l'inchiesta 301 in modo unilaterale, mentre la Cina era ancora in attesa del giorno del dialogo concordato.

Un responabile del Dipartimento del commercio leale del Ministero del Commercio cinese ha respinto le accuse sulle politiche in materia di nuove energie, definendole "completamente infondate ed irresponsabili", "Le sovvenzioni americane al settore energetico, compreso quello delle nuove energie, ammontano a 2300 provvedimenti, quindi gli Usa non hanno alcun ragione di accusare l'impegno altrui nel miglioramento dell'ambiente, ma devono rafforzare insieme la cooperazione con gli altri paesi nel settore delle energie pulite, così da affrontare insieme le sfide del clima e dell'ambiente."

Yao Wenping ritiene che l'inchiesta provocherà un'influenza maggiore sul mercato americano, piuttosto che in Cina. Fra le aziende che esportano i componenti fotovoltaici negli Usa, più della metà sono quotate nella borsa americana. L'indagine 301 nei confronti della Cina potrebbe danneggiare quindi gli interessi degli azionisti americani.

Secondo i dati della stessa Camera di commercio, dal gennaio all'agosto 2010 l'export dei pannelli solari cinesi negli Usa è stato solo il 4.57% del totale a livello mondiale, il 75% del quale rientra nel commercio di lavorazione delle materie prime come il polysilicon, importato per l'80% proprio dagli Stati Uniti. Inoltre, la Suntech di Wuxi, la Polihoo e la Tianying Solar, tre aziende che producono più della metà dei componenti fotovoltaici destinati al mercato estero, sono tutte quotate negli Usa. La fabbrica di lavorazione dei componenti, costruita in America con l'investimento della Suntech, ha appena iniziato la produzione. Guo Fan, addetto dell'Ufficio della Suntech a Beijing, ha confermato che tutte le aziende con progetto di stabilire impianti negli Usa sono amareggiate dopo avere saputo dell'inchiesta 301.

La recente riunione del G20 finanziario ha segnato la tregua di una "guerra delle valute", con il consenso di "evitare la svalutazione competitiva e promuovere l'equilibrio delle partite correnti". Ora invece è tornata l'ombra della guerra commerciale fra Cina e Usa.

Il 20 ottobre, nel suo sito web, il Ministero del Commercio ha diffuso il giudizio della Commissione americana sul commercio internazionale, secondo il quale saranno mantenuti nei prossimi cinque anni i dazi anti-dumping dell'11.66% nei confronti della produzione siderurgica cinese. Dopo due giorni, il Dipartimento del commercio americano ha annunciato in una nota di modificare la sentenza finale del caso anti-sussidi sui tubi senza saldature provenienti dalla Cina, a causa di errori di calcolo, elevando enormemente i dazi anti-sussidi riservati alle aziende cinesi. Solo dall'1 al 15 ottobre, il Dipartimento del commercio americano ha avviato 24 inchieste sui sussidi al commercio cinese, fra cui sette di categoria 337 sulla proprietà intellettuale e una di categoria 301 caratterizzata dall'azione unilaterale, che riguardano le lampadine ad energia solare, gli schermi LCD e le cartucce per stampanti: ciò significa che le frizioni commerciali fra Cina e Usa stanno estendendosi nei settori di alto valore aggiunto e nei settori emergenti.

Gli analisti ritengono che dentro le frequenti dispute commerciali vi sia la "National Export Initiative" lanciata all'inizio dell'anno dall'amministrazione Obama, con l'obiettivo di far raddoppiare il volume dell'export e creare 2 milioni di posti di lavoro entro 5 anni. Per realizzare il programma, uno strumento importante è "accelerare la costruzione di un mercato mondiale libero e di pari opportunità per l'accesso al mercato", ha commentato Huang Jingbo, professore della facoltà di commercio internazionale dell'Università di Zhongshan, "dalla guerra delle valute alla guerra commerciale, l'obiettivo degli Usa è quello di alleviare le contraddizioni della struttura economica interna, ma non deve trascurare gli interessi altrui."

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