A distanza di meno di due giorni dal referendum della Scozia, le attività di propaganda delle due campagne, di indipendenza e di unificazione, hanno raggiunto il loro picco. Il 15 settembre, il premier della Gran Bretagna, David Cameron, si è recato personalmente in Scozia e ha pronunciato un discorso con parole sincere. Il giorno precedente, anche la Regina Elisabetta II ha preso l'iniziativa di parlare con i cittadini, sollecitandoli a "considerare con attenzione il futuro".
Se in questi giorni si guida dall'Inghilterra alla Scozia, si possono notare chiaramente i segni del referendum. Ai due lati dell'autostrada dal confine della Scozia a Edimburgo, ci sono molte insegne stradali posizionate dagli agricoltori, su cui è scritto "no, grazie" o "si". Anche sui pali della luce o cartelloni pubblicitari, si possono scorgere etichette simili. Nelle periferie scarsamente popolate, le insegne a sostegno dell'unificazione sono più di quelle a sostegno dell'indipendenza. A Edimburgo, invece, il numero dei "si" in blu è aumentato vistosamente.
Questo fenomeno è di facile comprensione, perché Edimburgo è il campo del Partito nazionale della Scozia che guida il movimento dell'indipendenza, pertanto l'influenza per l'indipendenza è più forte.
La vita quotidiana degli elettori non è cambiata molto, perché secondo i regolamenti, le due fazioni possono posizionare gli stand solo nei luoghi approvati per le attività di propaganda, non possono utilizzare gli spazi pubblici per affiggere scritte pubblicitarie o far propaganda diretta ai cittadini. Inoltre, devono richiedere preventivamente il permesso per manifestazioni o raduni.
Però secondo quanto riferito dal "Daily Mail", il 16 settembre, a Glasgow, a distanza di circa un'ora di treno da Edimburgo, circa 500 sostenitori dell'indipendenza hanno tenuto una protesta davanti alla sede generale della BBC in Scozia, accusando che alcuni rapporti della BBC sul referendum siano ingiusti e intrisi di pregiudizi. La protesta è cominciata circa dalle 18:00, ma si è dissolta dopo un'ora per motivi di sicurezza.
Il 15 settembre, ora locale, il primo ministro della Gran Bretagna si è recato personalmente in Scozia, pronunciando un discorso di parole sincere, in cui ha affermato che se alla Scozia non piace l'attuale governo inglese, prima o poi ci saranno delle nuove elezioni; se alla Scozia non piace il primo ministro, anche lui presto o tardi terminerà l'incarico; ma se la Scozia deciderà di separarsi dalla Gran Bretagna, sarà una decisione irrevocabile. Questa non è una separazione sperimentale, ma un divorzio doloroso.
Cameron ha inoltre promesso che se la Scozia sceglierà di rimanere nel Commonwealth, il governo concederà più autonomia decisionale al parlamento scozzese. La regina Elisabetta II, che in precedenza non si è espressa sul referendum della Scozia, il 14 settembre, mentre partecipava alle funzioni nella chiesa di un castello scozzese, ha preso l'iniziativa di parlare con i cittadini, sollecitandoli a "considerare con attenzione il futuro". Questo si può considerare come un suggerimento della regina sul referendum. Perché secondo quanto rivelato dai media, in genere, la Regina va via subito dopo il termine delle funzioni in chiesa, ma questa volta si è fermata a dialogare con i cittadini e ha anche invitato i giornalisti ad avvicinarsi per testimoniare il suo colloquio con loro.