Il 10 agosto, la parte ucraina ha affermato che la dichiarazione pubblicata dalle milizie civili dell'est dell'Ucraina per la preparazione della tregua era intrisa di contenuti non concreti. Lo stesso giorno, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha affermato che bisogna agire urgentemente per offrire assistenza umanitaria alla zone all'est dell'Ucraina.
Sempre il 10 agosto, le autorità ucraine hanno rafforzato gli attacchi contro Donesk, e l'obiettivo non è più solo il fronte orientale, ma anche molte zone abitate da civili sono state vittime degli attacchi. Secondo quanto rivelato dal portavoce del governo della città di Donesk, lo stesso giorno, le autorità ucraine hanno sferrato attacchi verso il centro urbano con razzi e obici; i bersagli sono stati prevalentemente zone abitate da civili, e almeno 4 edifici sono stati abbattuti provocando molte vittime civili. Lo stesso giorno, si sono verificati dei conflitti violenti tra le due parti anche nella città di Gorlovka, in cui secondo quanto affermato dalle milizie, 17 auto blindate e 3 carri armati sono stati distrutti.
A partire dallo scorso luglio, l'esercito governativo ucraino ha rafforzato l'offensiva nell'est dell'Ucraina, e ha progressivamente rioccupato alcune città controllate precedentemente dalle milizie civili. Secondo quanto riportato dai media ucraini, attualmente l'esercito governativo ha già accerchiato Donesk, diminuendo gradualmente le distanze. Alcuni miliziani sono già stati forzati all'evacuazione della periferia alla città.
Il 9 agosto, il premier della "Repubblica Popolare di Donesk", Vitaliy Zaharchenko, ha affermato che per evitare l'ulteriore peggioramento della crisi umanitaria nella zona di Donesk, le milizie civili hanno preparato una tregua. Contemporaneamente, egli ha anche ribadito che se le autorità ucraine continueranno le operazioni militari, le milizie civili lotteranno fino alla fine nonostante le difficoltà.
Il 10 agosto, il portavoce della Commisione per la sicurezza nazionale e la difesa ucraina, Vladimir Lysenko, ha affermato che le milizie civili dell' Ucraina orientale hanno preparato la pubblicazione di una dichiarazione, ma manca una procedura concreta. Se le milizie civili vogliono una tregua, devono arrendersi.
Secondo quanto riportato dall'Interfax, l'agenzia stampa russa non governativa, il 10 agosto, le milizie civili ucraine hanno istituito il "Ministero delle informazioni pubbliche" e la "Repubblica Popolare di Donesk", e hanno pubblicato una dichiarazione per spiegare la "preparazione alla tregua delle milizie civili" proposta il giorno precedente da Vitaliy Zaharchenko, in cui ha affermato che le milizie civili si preparano in continuazione per la tregua e le trattative, che tuttavia non si possono realizzare a causa della negligenza della parte ucraina. Secondo la dichiarazione, la ritirata dell'esercito ucraino dalla Repubblica Popolare di Donesk è la condizione necessaria per la tregua e le trattative tra le due parti. Secondo quanto riportato, il 10 agosto, un leader della Repubblicato Popolare di Donesk ha proposto le condizioni concrete per la tregua, in cui si afferma che essa deve essere reciproca, e che le trattative possono avere inizio solo dopo una ritirata completa delle truppe governative dal territorio della Repubblica Popolare di Donesk.
Il 10 agosto, il Ministro degli Esteri russo Lavrov ha affermato che bisogna intervenire con urgenza nell'assistenza umanitaria nella zona dell'Ucraina orientale. Egli ha affermato che tali questioni sono sotto la supervisione di Putin. Dal momento che è una missione prioritaria, la parte russa, insieme a quella ucraina, al Comitato internazionale della Croce Rossa e alle Nazioni Unite hanno avuto una discussione sull'assistenza umanitaria nella provicia di Luhansk e quella di Donesk, e sono fiduciosi che tutte le parti potranno raggiungere il consenso per l'offerta di assistenza umanitaria.
Causa peggioramento delle condizioni ambientali della vita dei cittadini dell'Ucraina orientale, alcune città della zona non sono più raggiunte da acqua ed elettricità e molti cittadini sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni. Attualmente, gli evacuati del paese hanno raggiunto 118 mila persone. Secondo le stime dell'organismo sui diritti umani delle Nazioni Unite, a partire da aprile, i conflitti tra le due parti hanno causato la morte di circa 1200 persone di cui la maggior parte civili.