Il 23 luglio, a 16 giorni dall'inizio delle operazioni militari "Operation Protective Edge" condotte dall'esercito israeliano sulla striscia di Gaza, il conflitto ha causato circa 700 morti, 27 soldati israeliani hanno perso la vita e un soldato è stato confermato disperso, mentre 2 civili israeliani e un cittadino straniero residente in Israele per lavoro sono stati uccisi. Nonostante i grandi sforzi profusi dalla comunità internazionale, non sono ancora stati ottenuti risultati concreti.
Il 23 luglio, un funzionario del Ministero della Sanità palestinese ha confermato che le operazioni dell'esercito israeliano hanno provocato la morte di 23 cittadini palestinesi e il ferimento di circa 230. Inoltre, i miliziani palestinesi stanno ancora combattendo contro i soldati israeliani ad est e a nord di Gaza.
In merito all'escalation della tensione tra Palestina e Israele, la comunità internazionale ha compiuto grandi sforzi per una mediazione. Il 23 luglio, il segretario di Stato americano, John Kerry, si è recato in Palestina e Israele dopo un viaggio in Egitto, e ha avuto un colloquio con il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, a Gerusalemme. Kerry ha affermato che il lavoro di mediazione ha registrato qualche progresso, ma che c'è ancora molto da fare. Ban Ki-moon dal canto suo ha detto che il tempo sta per scadere, e che la comunità internazionale sta facendo ogni sforzo per realizzare il cessate il fuoco. Di seguito, Kerry ha incontrato il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, a Ramallah, in Cisgiordania, dove ha discusso con lui sulle possibilità e modalità per attuare il cessate il fuoco. Kerry si è poi recato a Tel Aviv per incontrare il premier israeliano, Benjamin Netanyahu.
Il 23 luglio, Ban Ki-moon ha incontrato il presidente israeliano Shimon Peres, cui ha chiesto l'immediato cessate il fuoco tra Palestina e Israele, e il ritorno al tavolo dei negoziati. Lo stesso giorno, Ban Ki-moon ha avuto un colloquio con il ministro degli Esteri giordano, Anas Joudeh, durante il quale ha sollecitato la Palestina e Israele a sospendere immediatamente le azioni violente e a tornare al tavolo del dialogo. Ban Ki-moon ha invitato la comunità internazionale a fare ogni sforzo per fermare le violenze e ha sollecitato le due parti a interrompere gli scontri.
Il 23, durante la telefonata con Benjamin Netanyahu, il presidente russo, Vladimir Putin, ha affermato che le operazioni militari nella striscia di Gaza hanno causato un netto deterioramento della situazione umanitaria nella regione, e che per questo la Russia si appella alle varie parti affinché sospendano al più presto gli scontri e risolvano la crisi in modo politico. Putin ha ribadito che intende adoprarsi per il raggiungimento di una pace tra Palestina e Israele sotto l'egida dell'Onu.
Il 23 luglio, in occasione della 21esima conferenza speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, il rappresentante permanente cinese all'Ufficio Onu di Ginevra e presso altre organizzazioni internazionali in Svizzera, Wu Hailong, ha detto che la parte cinese è profondamente preoccupata per l'escalation della tensione tra Palestina e Israele. Wu Hailong ha aggiunto che la Cina considera come priorità il raggiungimento del cessate il fuoco tra le varie parti, e che sostiene gli sforzi della mediazione diplomatica compiuti dalla comunità internazionale.
Il 23, a Doha, il ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Khaled bin Mohamed al-Attiya, ha incontrato l'inviato speciale cinese per il Medio Oriente, Wu Sike, che ha illustrato la posizione della Cina, che condanna tutte le operazioni militari che causano morti e feriti tra i civili, e che sollecita la Palestina e Israele a concentrarsi sulla sicurezza dei loro rispettivi popoli e sulla stabilità e la pace nella regione. Wu Sike ha espresso il suo auspicio affinché i paese arabi si coordinino per sollecitare i due paesi a realizzare un cessate il fuoco immediato. Il Ministro degli Esteri del Qatar ha affermato che il suo paese accoglie con favore un ruolo maggiore della Cina sulla questione palestinese, e che intende rafforzzare la cooperazione con quest'ultima per promuovere una soluzione equa e ragionevole del problema.
Lo stesso giorno, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione, in cui ha chiesto di svolgere delle indagini su eventuali azioni che sono state condotte in violazione dei diritti umani dalle forze armate israeliane. Su questa decisione Israele ha espresso parole di condanna, affermando la necessità di indagare sull'azione di Hamas, che usa i civili palestinesi come copertura, e che questa risoluzione del Consiglio dei diritti umani consentirà ad Hamas di utilizzare un maggior numero di civili per i propri scopi.
Nonostante gli sforzi incessanti compiuti dalla comunità internazionale, sembra che non ci siano ancora segnali per un cessate il fuoco. Il 23 luglio, il leader di Hamas, Khaled Mashal, ha affermato che l'organizzazione è pronta ad una tregua per cause umanitarie, ponendo però come presupposto quello quello di sollevare il blocco di Gaza e aprire i posti di controllo al confine. Mashal ha detto che Hamas non accetterà di concordare alcuna tregua prima dei negoziati, rifiutando anche il disarmo di Gaza. In merito alla decisione attuata da molte compagnie aeree straniere di interrompere i voli da e verso Israele, Hamas ha affermato che si tratta di una "grande vittoria".
Lo stesso giorno il Consiglio di sicurezza israeliano ha convocato una conferenza in cui si è discusso sia sull'opzione di allargare le operazioni militari a Gaza, sia della possibilità di una tregua.