Israele e Gaza: continuano gli scontri. La comunità internazionale cerca di mediare per il cessate il fuoco
  2014-07-23 15:56:33  cri

Il 22 luglio, a 15 giorni dall'inizio delle operazioni militari "Operation Protective Edge" condotte dall'esercito Israeliano sulla striscia di Gaza, e 5 giorni dall'inizio dell'attacco terrestre delle truppe israeliane, il numero dei morti a Gaza ha superato quota 600, mentre 27 soldati israeliani hanno perso la vita. Lo stesso giorno, le forze armate israeliane hanno confermato la presenza di un soldato disperso, mentre la comunità internazionale sta facendo molti sforzi per giungere ad un cessate il fuoco. Il 22 luglio, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si è recato in Palestina e in Israele, invitando le due parti a sospendere gli scontri e a riavviare il dialogo. Segue il nostro servizio sull'argomento:

Le operazioni militari condotte da Israele hanno reso più grave la crisi umanitaria a Gaza. Il portavoce del Comitato internazionale della croce rossa di stanza sul posto, Cecilia Goin, ha affermato che, dopo l'attacco terrestre condotto dalle truppe israeliane, la situazione si è aggravata.

"Il numero dei feriti e dei morti è ancora in aumento, e la pressione sul sistema sanitario è molto intensa. Oltre 100 mila persone sono state costrette a lasciare le loro case, hanno paura e hanno subito ogni tipo di pressione. Si tratta di civili che non hanno preso parte agli scontri, e che meritano il rispetto di Hamas e di Israele."

Fino al 22 luglio, le operazioni militari condotte da Israele hanno causato oltre 600 morti, migliaia di feriti a Gaza, e oltre 100 mila persone hanno abbandonato le loro case e si sono rifugiate nelle 69 scuole in cui è stato dispiegato il personale dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente.

Di pari passo con l'escalation degli scontri, la comunità internazionale sta cercando di mediare per il cessate il fuoco. Il 22 luglio il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha visitato la Palestina e Israele, invitando le due parti a fermare le violenze.

"Trasmetto lo stesso messaggio alla Palestina e a Israele: si sospendano gli scontri, si riavvii il dialogo e si affrontino le cause radicali del conflitto; solo così sarà possibile evitare che ci si trovi nella stessa situazione dopo sei mesi o un anno. Dobbiamo sottolineare i seguenti potenziali problemi: il riconoscimento reciproco, lo stato di occupazione della Palestina e la disperazione e la perdita di dignità del popolo palestinese; in questo modo loro potranno non esprimere la loro insoddisfazione con la violenza."

Lo stesso giorno, durante la conferenza stampa congiunta con Ban Ki-moon, il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha affermato che ogni paese prenderebbe le stesse misure adottate da Israele nel caso in cui la sicurezza dei suoi cittadini fosse costantemente sotto minaccia, e che il Movimento di Resistenza Islamica (Hamas) dovrà assumersi le sue responsabilità per l'attuale escalation degli scontri, e per il gran numero di morti e feriti.

"L'escalation della tensione non corrisponde alla nostra volontà. Abbiamo cercato di evitare morti e feriti tra i civili e continueremo a farlo in futuro. Gli abitanti di Gaza sono vittime del regime di Hamas che li ha usati come ostaggi. Ogni paese ha il diritto di difendersi, e Israele continuerà ad attuare le misure necessarie per difendere il suo popolo; non si tratta solo di un nostro diritto ma anche di una nostra responsabilità."

Da parte sua, il portavoce della parte militare israeliana, Peter Lerner, ha affermato che, nonostante le grandi pressioni della comunità internazionale, le operazioni militari continueranno fino a nuovo ordine da parte del governo.

"Cerchiamo di ridurre il più possibile il numero dei razzi, e al contempo dobbiamo impedire che i miliziani di Gaza si nascondano nei tunnel. Siamo chiaramente a conoscienza dell'obiettivo delle operazioni, che è quello della sicurezza di Israele. Al momento non abbiamo ricevuto alcun ordine sospensione, quindi continueremo a portarle avanti."

Il 22 luglio altri due soldati israeliani hanno perso la vita, ed ora sono in totale 27 le vittime tra le fila dell'esercito di Israele. Inoltre, le forze armate israeliane hanno confermato, lo stesso giorno, la presenza di un soldato disperso, ma non è certo se il militare sia ancora in vita o meno. Il 20 le forze armate di Hamas, le Brigate Ezzedeen Al-Qassam hanno annunciato la cattura di un soldato israeliano.

Continuano intanto gli attacchi provenienti da Gaza e diretti contro Israele. Il 22 luglio un razzo lanciato da Gaza ha colpito un'abitazione civile alla periferia di Tel Aviv. Si è trattato del primo razzo che ha colpito questa grande città sin dall'inizio delle ostilità. Dato che questo si è abbattuto su una zona vicina all'aereoporto "Ben-Gurion", tutte le compagnie aeree americane e parte di quelle europee hanno sospeso i voli da e verso Israele.

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