Durante una conferenza stampa del 23 luglio, l'Amministrazione statale cinese della valuta estera ha illustrato il quadro della bilancia dei pagamenti in valuta estera della Cina nel primo semestre del 2014. Ecco di seguito un nostro servizio in merito:
Il direttore del dipartimento pagamenti internazionali dell'Ammnistrazione statale della valuta estera Guan Tao ha illustrato che nel primo semestre del 2014, in un quadro di sommovimenti, i flussi transfrontalieri di capitali hanno visto una tendenza all'equilibrio fondamentale. I dati relativi dimostrano che nel primo semestre, le banche cinesi hanno acquistato valuta estera per un ammontare di 964,5 miliardi di dollari, e venduto per un valore di 776,3 miliardi di dollari.
"Nel secondo semestre in Cina i flussi di capitali transfrontalieri continueranno a presentare una tendenza all'oscillazione. La stabilità economica interna favorisce il rilancio della fiducia dell'intero mercato, il commercio estero si sta riprendendo, e in aggiunta alla permanenza del divario di interesse interno e esterno, questi tre fattori potrebbero creare pressioni sull'entrata dei capitali. Tuttavia l'economia cinese presenta ancora dei fattori di incertezza, e le principali economie del mondo stanno ancora regolando le loro politiche monetarie, per cui ci sono anche delle incertezze. In generale, il tasso di cambio del RMB tende ormai ad un livello equilibrato e ragionevole, e in questa situazione, la comparsa di oscillazioni bidirezionali nei flussi di capitali transfrontalieri potrebbe diventare una nuova situazione di normalità. Perciò invitiamo i soggetti del mercato interno a fare attenzione ad adattarsi, e a gestire bene i rischi di oscillazioni bidirezionali di capitali e tasso di cambio".
Fino alla fine di giugno, il saldo delle riserve in valuta estera della Cina era pari a 3990 miliardi di dollari, quasi un terzo delle riserve mondiali. In merito, il direttore dell'Istituto cinese di ricerche sugli investimenti in valuta estera, Tan Yaling, afferma:
"Al tempo della crisi finanziaria asiatica del 1997, il successo, compresa la guerra di difesa finanziaria di Hong Kong, ha strettissimo rapporto con le riserve in valuta estera della Cina. Perciò la capacità di risposta ai rischi finanziari della quantità di riserve in valuta estera non va sottovalutata. Da anni discutiamo il problema della crisi finanziaria, perché non esiste in Cina? Primo, ha rapporto con la struttura, perché in paragone non siamo del tutto aperti, c'è ancora chiusura; secondo, esiste uno stretto rapporto con l'accumulo della quantità di riserve in valuta estera".
Adesso il vero problema delle riserve in valuta estera della Cina non è la quantità, ma una gestione migliore. In proposito, il direttore del dipartimento pagamenti internazionali dell'Ammnistrazione statale della valuta estera, Guan Tao, afferma:
"Una soluzione è controllare la liquidità, per rendere più equilibrata la bilancia commerciale: incoraggiando l'uso di capitali esteri, vanno anche incoraggiati gli investimenti all'estero, sviluppando nel frattempo il mercato della valuta estera, in modo da valorizzare il ruolo decisivo del mercato nella distribuzione delle risorse di valuta estera. Dopo il raggiungimento dell'equilibrio dei pagamenti internazionali, l'aumento e la riduzione delle riserve si faranno gradualmente meno evidenti, per cui le ripercussioni negative potranno essere controllate efficacemente. L'altra soluzione è dinamicizzare le riserve, innovando i canali e le forme d'uso dei capitali delle riserve attuali, in modo da elevarne l'efficacia".
Dal canto suo, il membro dell'Istituto di ricerche economiche dell'Accademia cinese di scienze sociali Yuan Gangming propone quanto segue:
"Adesso in Cina i capitali in valuta estera sono concentrati nelle riserve statali, una situazione totalmente diversa da quella di Europa e Stati Uniti, dove la valuta estera è in mano alle imprese e ai privati. Nonostante gli studiosi dicano che occorre 'nascondere la valuta estera fra la popolazione', adesso le imprese cinesi, in particolare quelle private e statali, fanno ancora fatica a investire all'estero in valuta estera, occorre l'approvazione del governo, che teme che gli imprenditori scappino all'estero con i capitali, quindi ci siamo creati delle barriere, e manchiamo anche di esperienze e di capacità di investimento. La Cina è ormai arrivata ad una svolta, il problema non è più la mancanza di riserve, ma l'eccesso, per cui bisogna permettere ai privati e alle imprese di disporne, come ha fatto la Cina per sviluppare l'economia non statale, permettendo alle imprese e ai privati di misurarsi sul mercato internazionale".