Massimo: Ciao, Xiang Fei, e un saluto a Ulan e a tutti gli amici ascoltatori.
Fei: Massimo, so che sei molto interessato alla lingua e alla cultura cinese.
Massimo: Sì, è vero. La Cina, con la sua lingua difficile, e con la sua cultura antichissima ha sempre esercitato su di me un fascino tutto particolare. Proprio per questo, alcuni anni fa ho deciso di conoscerla meglio, anche se studiare la Cina è certamente qualcosa che prende tutto l'arco della vita, anzi, più di una volta mi è capitato di pensare che una vita non basta!
Fei: Sicuramente conosci il famoso Laozi, uno dei più grandi filosofi e pensatori dell'antica Cina. La sua opera, il "Daodejing", tradotto in italiano come il "Libro della Via e della Virtù", è stato oggetto di molti studi in tutto il mondo. Non so se hai mai sentito parlare di alcune frasi importanti come, ad esempio, questa: "Dao ke dao, fei chang dao. Ming ke ming, fei chang ming. Wu ming tian di zhi shi, you ming wan wu zhi mu."
Massimo: So, Xiang Fei. La frase che hai appena letto, in italiano può essere tradotta in questo modo: "Il Tao che può essere detto non è l'eterno Tao, il nome che può essere nominato non è l'eterno nome. Senza nome è il principio del Cielo e della Terra, quando ha nome è la madre delle diecimila creature".
Per una breve introduzione storica di quest'opera, possiamo dire che Il "Dao de jing", come ci è pervenuto nel testo stabilito tra il II e il III secolo dopo Cristo, è suddiviso in 81 "stanze" o "brevi capitoli", raggruppati in due parti, la prima, il cosiddetto "Dao jing", o "Libro della Via" e la seconda, il "De Jing", o libro della virtù. Il testo risulta piuttosto eterogeneo e privo di specifiche coordinate che ne faciliterebbero la datazione o l'inserimento in un determinato periodo storico, ed è attibuito dalla tradizione a Laozi, personaggio vissuto tra il VI e il V secolo avanti Cristo, avvolto nella leggenda e di cui, concretamente, pochissimo si sa della sua vita.
La celeberrima opera storiografica di epoca Han, dal titolo "Shiji" o "Memorie storiche" di Sima Qian - autore vissuto tra il 145 e l'86 a.C. – fornisce una prima biografia di Laozi. L'attendibilità di quanto affermato nel testo è stata spesso oggetto di dibattito. In breve, il celebre storico cinese descrive Laozi come nativo dello stato meridionale di Chu, e servì la corte dei dinasti Zhou come archivista della biblioteca imperiale, che poi abbandonò dopo aver assistito al declino della dinastia. Nel Daodejng - testo a lui attribuito - si può osservare come Laozi fosse dedito alla conoscenza della Via, cioè del Dao, e della Virtù, quella del "non agire" contro il fluire della natura.
Quest'opera ha sempre esercitato un grande fascino su di me - ricordo di averne letto dei passi ai tempi dell'università - e mai avrei pensato che un'artista e cantante contemporanea potesse avere l'idea di dedicare una sua opera a questo testo misteriosissimo. Ma ti lascio ora introdurre la protagonista del nostro programma.
Fei: Bene, cari amici, allora conosciamo insieme quest'artista: si chiama Urlan ed è di origine mongola, attrice al primo livello nazionale. Nel 2005, ha pubblicato il suo primo album, di cui ha prodotto copie non per la vendita, ma solo per essere regalate. La musica che ci accompagna in questo momento è proprio interpretata da lei, ed è stata presa da quest'album.
Massimo: Cari amici, ora vi proponiamo una canzone interpretata da questa cantante mongola.
Fei: Sai, Massimo, Ulan è un tipo molto speciale. Lei è mongola, ha sposato un italiano, ed è andata in Italia per esibirsi. Ha composto della musica e ha cantato ispirandosi ad una delle opere più rappresentative della cultura cinese classica, il "Daodejing", o "Libro della Via e della Virtù". Secondo molti, questo testo incarna lo spirito della nazione cinese, in particolare quello della nazionalità Han. Dunque, Ulan, attraverso la sua opera, ha creato un vero e proprio collegamento interculturale!
Massimo: Sono d'accordo! Laozi, Mongolia e Italia, sono tre elementi apparentemente molto diversi fra loro, ma che possono in qualche modo incontrarsi senza presentare stonature. Sono comunque curioso; mi chiedo il motivo per cui Ulan abbia deciso di comporre delle musiche per il Daodejing, se c'è qualche motivazione particolare…
Fei: Credo si tratti di una casualità. Sentiamo cosa ci ha detto lei.
Ulan: Mi sento molto fortunata. In effetti, non è che avessi pensato di comporre della musica per l'opera di Laozi, perché prima non avevo studiato il Daodejing. Nel 2013 mi trovavo in Italia, un amica di mio marito, che è italiano, aveva scritto un libro su Laozi, e su Leonardo Da Vinci. Eravamo a cena insieme ed era presente anche un mio amico mongolo. Il mio amico mi ha chiesto di cantare; io mi sono esibita davanti a tutti e mi sono anche presentata come compositrice. A quel punto, l'amica di mio marito mi chiese se potevo comporre la musica per il suo libro. Dissi di sì, e dopo aver finito il lavoro glielo inviai affinché lo ascoltasse. Le piacque molto e mi invitò ad esibirmi in Italia; in quell'occasione cantai delle canzoni su Leonardo Da Vinci e su Laozi, poi all'inizio di quest'anno, lei è venuta a trovarmi e mi ha chiesto di continuare a comporre. Quando ultimamente ho riletto il testo del Daodejing, mi sono sentita più coinvolta dalle parole di Laozi e mi sono commossa. Sono riuscita a capire in modo più profondo la sua grandezza, e la sua opera comprende veramente tutti gli aspetti nel rapporto tra il cielo, la terra, l'uomo e la società...
Fei: Cari amici, il pezzo che avete appena ascoltato è il preludio alla serie di motivi che Ulan ha composto per il Daodejing, interpretati da lei. Come ti è sembrato, Massimo?
Massimo: mi è sembrata certamente una cosa molto nuova, e credo che valga la pena di approfondire meglio la conoscenza di quest'artista.
Fei: Ulan ha detto che i mongoli hanno una voce molto ampia, quindi possono interpretare meglio la grandezza del cielo, della terra, e dell'universo; la stessa grandezza di cui Laozi ha parlato nel tuo testo. Ora, amici ascoltatori, desidero condividere con voi un altro pezzo dedicato al Daodejing, composto e cantato da Ulan.