Diario di una giornalista: un viaggio indimenticabile in Tibet
  2009-11-27 15:51:08  cri

Nell'estate del 2007, un anno dopo l'apertura della linea ferroviaria Qinghai-Tibet, ho lasciato in aereo Beijing diretta a Xining con altri colleghi dei media, procedendo poi verso Lhasa lungo la linea ferroviaria. In 10 giorni di tempo, abbiamo intervistato membri dell'etnia Han e dell'etnia tibetana, monaci e pellegrini, tibetani ritornati dall'estero, gestori di imprese statali e private, turisti stranieri, funzionari governativi e studiosi. Accanto alla strada statale N.109 si trova un villaggio chiamato "Changjiangyuan"(sorgente del Fiume Azzurro), i cui abitanti in precedenza sono vissuti per generazioni in una borgata sul monte Tanggula, ad un'altezza di 4700 metri e ad una temperatura media di 4 gradi sotto zero. Nel novembre 2004, questi si sono trasferiti ai piedi del monte. Il sessantenne Zanzha si dice molto soddisfatto della nuova vita, osservando che la casa attuale è calda; sua suocera, che non conosce affatto il cinese, sotto il monte ha trovato anche un nuovo passatempo: guardare i programmi televisivi in lingua tibetana; sua figlia studia presso una scuola media della città di Golmud, e secondo lei, la vità urbana è molto più interessante di quella sui monti, e anche lo stile dell'abbigliamento è più alla moda; una famiglia del villaggio ha anche aperto una "Langmating" (discoteca), che attira molti compaesani.

Nella sua abitazione situata nella via Najin, alla periferia nord della città di Lhasa, il settantenne Yishe Palden ci ha raccontato la sua vita tribolata: nel 1959 ha seguito il Dalai Lama in India, vivendo una vita difficile; nel 1967 si è trasferito in Svizzera, dove si è sposato e ha avuto due figlie. Col passare degli anni, sentiva una sempre maggiore nostalgia della terra natale, perciò nel 1994 è ritornato. Ora vive una vita tranquilla, fa le sue deambulazioni rituali e recita i sutra, avanzando anche svariate proposte per lo sviluppo di Lhasa e del Tibet. Ai dubbi di alcuni sulla costruzione della linea ferroviaria in Tibet, egli obietta: nel 21° secolo, dovremmo ancora spostarci coi muli?

Lungo la linea ferroviaria Qinghai-Tibet, abbiamo incontrato una famiglia tibetana che stava piantando una tenda da campo, i cui membri erano partiti circa 6 mesi prima per fare un pellegrinaggio al Potala. Il capo famiglia faceva genuflessioni complete per tutta la strada, in sostituzione dei genitori defunti che non avevano potuto realizzare questo desiderio.

Un turista giapponese diretto a Lhasa che abbiamo incontrato sul treno Qinghai-Tibet ci ha detto che dopo aver visto un documentario della NHK, ha voluto sperimentare come sia possibile che il treno attraversi dei monti così alti, ma che i passeggeri non se ne accorgano affatto. Secondo un turista dell'Europa Occidentale, qui la cultura è molto interessante, ma la cuccetta del treno è troppo piccola.

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