Le vestigia del regno tibetano di Guge, fiorente fra il 10-17 sec, si ergono imponenti sugli aridi monti del Tibet occidentale: oggi compiremo una visita al sito in compagnia di Jiamyang, un giovane tibetano di Amdo che stato recentemente nella localit, una delle pi misteriose ed affascinanti della civilt tibetana. In realt un altro illustre italiano ci ha preceduti: non poteva che essere il tibetologo Giuseppe Tucci, che nel 1933 e 1935 nel corso di missioni nel Tibet occidentale, raggiunse il sito, descrivendone poi i capolavori artistici in innumerevoli pubblicazioni.
Posta a circa 3.900 m di altezza, Tsaparang, capitale del regno di Guge, consta ora di resti di monasteri, stupa, del palazzo reale e di abitazioni civili, magazzini e fortezze, spesso situati in grotte scavate sugli aridi monti locali. Durante una spedizione archeologica condotta nel 1985, sul monte principale sono stati trovati anche tunnel segreti per fughe della famiglia reale in caso di guerra. Jiamyang ricorda con particolare enfasi gli splendidi templi di Lakanggepo, o tempio bianco, e Lakangmapo, o tempio rosso, con i loro imponenti portali scolpiti nello stile del vicino Ladak, e statue e dipinti, di chiara influenza indiana e nepalese. Il rosso cinabro che domina i dipinti ricorda in modo impressionante quello usato dagli artisti del Rinascimento italiano. Le scene raffigurate sono storie della vita del Buddha Sakyamuni, Bodhisattva, apsaras, processioni di offerenti, figure di re e regine, animali, piante, scene di vita, giochi di acrobazia, e cos via. I soffitti e le travi dei quattro templi maggiori sono straordinari, infatti recano dipinti centinaia di motivi religiosi e profani. Cosa dire poi delle grotte-abitazione, comprendenti fino a quattro ambienti, in cui la cucina emerge per la presenza di fornelli e di resti di utensili di argilla. Quanto alle grotte militari, vi sono emersi resti di corazze con tessere di ferro, frecce, scudi, spade, pugnali, elmetti, bardature di cavalli ed anche quattro bocche da fucile; la polvere da sparo era conservata in corni di Yak. E' interessante notare che la famiglia reale d'inverno viveva in un palazzo sotterraneo costituito da una serie di grotte scavate lungo il pendio di un monte, alcune dotate di aperture per l'illuminazione. Resti di stupa, o pagode buddiste, emergono qua e la': il regno di Guge era infatti un regno teocratico basato sul Buddismo, governato, secondo il costume tibetano, dal re e dalle alte gerarchie della Setta Gialla (Gelu).
Riandando alla storia, il regno di Guge venne fondato all'inizio del decimo secolo da un membro della casa reale di Lhasa costretto a fuggire per dispute per il potere. Infatti, nel nono secolo, il Buddismo era stato bandito dal Tibet dal re Langdarma, che ordin la distruzione dei monasteri e il ritorno allo stato laicale dei monaci, probabilmente come ritorsione all'eccessivo potere politico del clero. Il re venne poi ucciso da un monaco ed il Buddismo reintrodotto, mentre iniziavano le lotte per la successione. Il principe Jidenimagun fu costretto a fuggire nell'ovest del Tibet, dove fond il regno di Guge, florido sino al 17 secolo. Basato sul Buddismo, il regno visse momenti di spendore culturale, avendo promosso la rinascita del Buddismo tibetano stesso invitando dall'India dotti monaci: fra questi spicca Atisa, che poi raggiunse Lhasa dove predic la dottrina e tradusse molti testi religiosi in tibetano. La forte influenza politica del clero produsse anche qui frequenti frizioni con la casa reale, che portarono infine alla conquista del regno da parte del vicino Ladak e poi da Lhasa, ed infine alla sua decadenza e fine.
La fine del regno tragicamente interessante, essendo collegata all'arrivo nell'agosto 1624 di missionari portoghesi provenienti da Goa, in India. Padre Antonio de Andrade, della Compagnia di Ges, a capo del gruppo, present preziosi doni al re del tempo, Chizhaxibade, nella speranza di poter predicare il cattolicesimo a Guge, considerata la porta di Lhasa, vero obiettivo dei Gesuiti. Ora il re, come al solito afflitto dall'immenso potere del clero buddista, accolse con gran favore gli stranieri, permettendo loro di costruire una chiesa e predicare la loro dottrina. Risultato, la regina e parecchi membri della casa reale si convertirono e furono battezzati, fra l'ira del clero locale e della popolazione, a cui erano stati espropriati i terreni per la costruzione della chiesa e dei quartieri dei missionari. Anche il re voleva essere battezzato, ma vi rinunci su consiglio dei suoi ministri. Nessuno della popolazione ader invece al nuovo credo, cos lontano dalle tradizioni locali. Nel suo fervore, il re giunse al punto di far benedire le truppe in partenza per la guerra dai missionari stranieri, estromettendo il clero buddista, per cui nel paese l'opposizione si fece sempre pi forte. Nel 1630 il re cadde malato, quindi il clero e la popolazione si sollevarono assediando il palazzo reale. Non riuscendo ad espugnarlo, chiamarono in aiuto il re del vicino Ladak, che accorse con piacere, sconfisse il re locale e pose sul trono un suo figlio. Guge perse cos l'indipendenza.
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