Nel 1899, mentre le potenze occidentali tentavano di spartirsi la Cina, nel paese sorse un vigoroso movimento popolare, il movimento dei Boxer di tipo patriottico e anti-imperialista, che originò però anche enormi tragedie.
Il movimento, chiamato in origine Società dei pugni armoniosi, era all'inizio un'organizzazione popolare attiva nelle province dello Shandong, Henan e Hebei, a cui aderivano contadini poveri che ptraticavano le boxe e le arti marziali, impegnandosi in attività contro il governo della dinastia Qing. Non è causale che il movimento fosse esorto prima di tutto nella provincia dello Shandong, vista l'esistenza sul posto di un contesto complesso e profondo. Dopo la Guerra sino-giapponese del 1894-1895, la popolazione locale, calpestata delle truppe del Giappone e delle altre potenze, era stata la prima a patire le sofferenze della tentata spartizione della Cina da parte degli imperialisti. La frenetica aggressione politica, culturale ed economica delle potenze straniere, le spietate estorsioni del governo Qing e in particolare la rampante diffusione del cattolicesimo e il cristianesimo aggravarono le contraddizioni nazionali e di classe già molto acute.
La lotta dei Boxer nella provincia dello Shandong venne condotta sempre sotto forma di opposizione alle chiese straniere. Nella storia della Cina moderna, la diffusione in Cina del cristianesimo e la semi-colonializzazione e semi-feudalizzazione della società cinese procedettero simultaneamente. Considerando la religione come mezzo e apripista della loro politica di aggressione, i colonialisti raggiunsero i loro obiettivi di aggressione militare, politica ed economica tramite i missionari. Contando sulla garanzia dei privilegi stabiliti dai trattati ineguali, i missionari occidentali diventarono una forza speciale nella società cinese moderna.
Durante la contesa tra le potenze per le loro sfere d'influenza in Cina, i missionari svolsero un ruolo abominevole, provocando direttamente il movimento dei Boxer. I membri del movimento erano contadini e artigiani. All'inizio prendendo come obiettivo "La lotta alla dinastia Qing per il restauro di Ming", questi vennero ripetutamente repressi dal governo Qing. Di fronte alla grave crisi nazionale, il movimento spostò il bersaglio della lotta direttamente contro l'imperialismo, avanzando lo slogan dell' "Aiuto alla dinastia Qing per eliminare gli stranieri". Nonostante all'interno non fossero state istituite organizzazioni e una direzione unificata e gli aderenti fossero per lo più giovani, questi manifestarono una disciplina ferrea e una grande capacità di lotta: incendiarono chiese, espulsero i prelati e punirono funzionari corrotti e i tiranni locali. Il governo Qing inviò truppe ad effettuare la repressione, tuttavia i Boxer piombarono come un uragano nella zone del Hebei, Shanxi e a Pechino. Visto l'impeto del movimento e spinta dalla situazione, intendendo utilizzare i Boxer per affrontare gli aggressori straneri e raggiungere l'obiettivo di controllarli ed indebolirli, l'imperatrice vedova Cixi li riconobbe come un'organizzazione legittima. Nel giugno 1900 i Boxer si riversarono in massa a Pechino, dove si dettero alle arti marziali, incendiarono le chiese e punirono i funzionari corrotti, lanciando un'impetuosa campagna antimperialista per l'eliminazione degli stranieri.
Il 10 giugno 1900, per reprimere la resistenza del popolo cinese, le truppe alleate di 8 paesi, ossia Gran Bretagna, Francia, Russia, Germania, Italia, Giappone, Stati Uniti e Austria, partirono da Dagu, via Tianjin, per invadere Pechino, ma vennero eroicamente intercettate dai Boxer e dai militari patriottici dell'esercito Qing. Questi ultimi annientarono un migliaio di nemici, infliggendo un pesante colpo alle truppe alleate degli 8 paesi.
A Pechino i Boxer assediarono le sedi delle ambasciate dei vari paesi nella via Dongjiao Minxiang, mentre a Tianjin unendosi all'esercito Qing, sferrarono violenti attacchi contro la stazione ferroviaria e la concessione francese. Il 4 agosto più di 20 mila soldati delle truppe alleate degli 8 paesi attaccarono ancora Pechino che il 14 cadde nelle mani dei nemici. L'imperatrice vedova Cixi prese la fuga, ordinando all'esercito Qing di eliminare tutti i Boxer e chiedendo aiuto in modo svergognato all'imperialismo per l'annientarli.
Dopo la sconfitta del Movimento dei Boxer, la parte imperialista avanzò il cosiddetto "Piano dei negoziati di pace" contenente 12 clausole. L'imperatrice vedova Cixi ordinò in fretta di accettarlo. Il 7 settembre 1901 il governo Qing firmò con i rappresentanti di Gran Bretagna, Francia, Giappone, Russia, Germania, Stati Uniti, Italia, Austria, Spagna, Belgio e Olanda l'umiliante "Trattato del 1901" che arrecò alla nazione cinese miserie ancora più maggiori.
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