Le persone precedono le cose
Lo afferma la Parte generale del Codice civile cinese. Rispetto agli anni ’80, nei quali l’attenzione in Cina era rivolta prioritariamente al mercato, questo principio diventa un chiaro orientamento all’interpretazione futura del diritto e della società.
Il marzo 2019 segna due anni dall’approvazione della Parte Generale del Ccc, Codice civile cinese, mentre gli uffici competenti dell’ANP in dialogo con gli studiosi di diverse Commissioni stanno preparando i libri delle Parti speciali, con un lavoro corale di esperti.
Quella approvazione è stata un importante contributo che accresce il diritto della Cina ed anche il sistema del diritto romano comune, entrando con autorevolezza nel processo di ri-codificazione contemporanea di questo.
Codice civile è ‘codice del cittadino’. ‘Civile’ deriva dal latino ‘civis’, cioè ‘cittadino’. È significativo per il sistema che ‘civitas’ e poi ‘civilis’, ‘civilitas’ derivino da ‘civis’. ‘Civitas’ indica ‘la condizione del cittadino’, ‘la cittadinanza’; poi ‘l’insieme dei cittadini’; infine ‘la comunità dei cittadini con il proprio governo’ e altresì ‘la città’.
La direzione di sviluppo dei significati e della realtà storica parte dai cittadini concreti, dalle famiglie che sono “semenzaio della repubblica” (Cicerone) e che sono aperte ad adottare altri membri anche al di là del vincolo di generazione; la direzione coglie l’unirsi dei cittadini, lo stare insieme come ‘con-cittadini’ aperti ad associare altri al di là di ogni preesistente vincolo di stirpe (“popolo è una moltitudine di persone associate dal diritto”).
Questo movimento è aperto, associante senza alcun limite. Anche questo Ccc entra nella logica aggregante del sistema, nella circolazione ad esso propria di concetti, principi, istituti e norme, e noi tutti riceviamo questo contributo.
A questa Parte generale abbiamo dedicato un Colloquio internazionale all’Università di Roma “La Sapienza”; gli Atti sono pubblicati nella più antica rivista romanistica italiana, il Bullettino dell’Istituto di Diritto Romano che celebrava il volume CX. La traduzione in italiano di questa Parte generale del Ccc. è in corso di pubblicazione con testo cinese a fronte. Al “Sistema per un codice civile per il XXI secolo” abbiamo dedicato il Sesto Congresso internazionale: “Diritto romano, Diritto cinese, Codificazione del diritto”, CUPL, Pechino, 2018.
Il giurista romano Ermogeniano, alla fine del III sec. d.C., aveva formulato il principio che «tutto il diritto è stabilito in funzione degli uomini» (D. 1,5,2). L’art. 2 di questa Parte generale, precisa per la prima volta in un codice che le persone precedono le cose. Rispetto agli anni ’80 nei quali l’attenzione in Cina era rivolta prioritariamente al mercato; rispetto a tutti gli altri codici del sistema, con la precisazione citata si fa proprio in modo nuovo un principio radicato e si prescrive un chiaro orientamento all’interpretazione futura.
Un primo, importante, riflesso di questo primato delle persone, si vede in relazione alle cose, per le quali si prescrive all’art. 9 che le persone devono curare la conservazione dell’ambiente e delle risorse naturali; sono infatti beni comuni e base della nostra vita. Questa prescrizione in un Codice civile è un altro primato. Anche la previsione di una parte speciale relativa ai diritti della personalità - parte difficile ma importante - si inserisce in questa linea.
La Costituzione italiana, art. 1, dichiara che la Repubblica è “fondata sul lavoro”. È questa un’importante area di accrescimento dei principi giuridici antichi. Il lavoro relaziona le persone fra loro e con le cose. La cooperazione fra le persone è centrale.
Fin dalle origini del sistema del diritto romano, è posta la distinzione fra il dominio sulle cose e il vincolo obbligatorio. Con questa distinzione, il diritto romano tutela un carattere essenziale della cooperazione fra persone libere quando questa passa dalla generale diligenza che impegna a non nuocere e ad aiutarsi vicendevolmente, al vincolo giuridico a compiere condotte determinate. La parte generale del diritto delle obbligazioni, sviluppata in tutti i codici civili, deve ancora crescere per perfezionare l’esplicarsi del vincolo obbligatorio senza che esso comporti una “alienazione di una particella della propria libertà” che si tradurrebbe in un dominio di una persona sull’altra, come pure è stato anche sostenuto all’inizio dell’età moderna. Una migliore messa a punto di una parte generale delle obbligazioni è necessaria sia per i rapporti obbligatori in generale, sia nell’ambito dei rapporti di lavoro. Avendo riguardo alla necessità di questa necessità di miglioramento, il Ccit./1942 ha dedicato un libro al lavoro; esso è stato largamente derogato perché inadeguato; esso però riflette una esigenza emblematica dell’ultimo secolo e mezzo; una esigenza non ancora adeguatamente soddisfatta. In America Latina abbiamo discusso la possibilità di un codice tipo di diritto del lavoro. In conseguenza di questa inquietudine del sistema, il Cc. del Brasile ha dedicato un libro all’impresa, ma ritengo più corretto il riferimento al lavoro, che include l’impresa e pone l’accento sulle persone. Costruire una adeguata parte generale delle obbligazioni e coordinare il primato delle persone con la produzione è una grande sfida per tutti i giuristi del sistema: questo, infatti, offre dei principi, che vanno sviluppati e accresciuti, perché «il diritto non può stare saldo insieme se non vi sono giuristi che quotidianamente lo conducono innanzi verso il meglio» (D. 1,2,2,13).
La sinergia con i colleghi cinesi sta crescendo ed è ricca di frutti e di ulteriori possibili sviluppi per lo sviluppo di questo patrimonio comune dell’umanità. Da ultimo, i colleghi cinesi stanno formando una importante biblioteca di libri giuridici cinesi presso l’Università di Roma “La Sapienza” e questa sta impegnandosi ad aprire una sede presso la Zhongnan Università.
L'autore è direttore dell'Osservatorio di Diritto romano-Diritto cinese, Università di Roma "Sapienza" e professore emerito