Genova per tutti
Di recente il governo italiano ha firmato con la Cina il Memorandum sull’adesione italiana alla “Belt and Road”, con cui i due Paesi hanno confermato i trasporti portuali essere uno degli importanti aspetti della cooperazione nel quadro “Belt and Road”.
Di recente il governo italiano ha firmato con la Cina il Memorandum sull’adesione italiana alla “Belt and Road”, con cui i due Paesi hanno confermato i trasporti portuali essere uno degli importanti aspetti della cooperazione nel quadro “Belt and Road”. Il porto di Genova è uno dei più grandi porti settentrionali d’Italia, e l’area portuale del golfo Ligure in cui situato sta partecipando attivamente alla cooperazione “Belt and Road”. Durante un’intervista esclusiva, Paolo Emilio Signorini, Presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure occidentale, ha osservato che l’iniziativa “Belt and Road” apporterà benefici reciproci e win-win a Italia e Cina.
La cooperazione nel quadro “Belt and Road” tra la città di Genova e la Cina é già in corso da tempo. Secondo quanto illustrato da Signorini, già due anni fa COSCO Shipping aveva partecipato alla costruzione del porto di Vado Ligure, e la Fincantini Shipbuilding Company e il Gruppo Leonardo hanno portato avanti una cooperazione approfondita con le imprese cinesi. Signorini ha affermato che la partecipazione ufficiale italiana all’iniziativa “Belt and Road” amplierà senz’altro ulteriormente l’ambito e il grado di sviluppo della cooperazione bilaterale, e con l’accordo ora ratificato tra Genova e il CCCG (China Communications Construction Group) verrà realizzato un completo aggiornamento e ricostruzione delle infrastrutture del porto di Genova.
“Abbiamo ritenuto utile firmare un accordo con una delle principali aziende cinesi nel settore della costruzione delle infrastrutture di trasporto per avvalerci della esperienza di questa azienda nella progettazione e realizzazione di alcune grandi opere che abbiamo nel nostro sistema portuale. È importante qui dire che a valle del crollo del Ponte Morandi l’autorità portuale e il commissario straordinario hanno approvato un programma di oltre un miliardo di euro. Abbiamo tre anni di tempo per fare queste opere. Così tante opere di grande complessità da realizzare in così poco tempo richiedono il supporto tecnico di strutture esterne. China Construction Company è a nostro parere una di queste realtà. Nell’ambito dell’accordo che abbiamo firmato, abbiamo riconosciuto che un’azienda cosiddetta pioniere della Via della Seta ci darà supporto tecnico”.
Il porto di Vado Ligure si trova 50 chilometri a nord di Genova, COSCO Shipping e il porto di Qingdao hanno già raggiunto con la Compagnia Vado Ligure un accordo di cooperazione azionaria e stanno partecipando alla costruzione e al funzionamento della banchina di container di Vado Ligure, che dopo la costruzione diventerà la prima banchina di container automatica d’Italia. Signorini ha affermato che la costruzione della banchina si trova in fase finale e il suo completamento e ricezione di navi cargo cinesi é previsto per la fine dell’anno corrente.
“Vado Ligure è un’operazione molto importante per capire cos’è la Via della Seta. La Via della Seta non è una cosa di cui noi conosciamo a priori tutti i possibili sviluppi. Ci possono essere opportunità commerciali che ieri non erano previste, un domani potrebbero aprirsi nuove strade. Le grandi navi che COSCO ha su questa rotta non possono andare in qualsiasi porto. Devono andare in porti che abbiano delle caratteristiche di lavorazione della merce nei terminali molto avanzate, automatizzate, con terminal in grado di svuotare la nave in poco tempo e di muovere la merce velocemente verso i mercati dell’interno. Vado Ligure, che inizierà a operare a fine 2019, è esattamente questo. Con queste caratteristiche stiamo curando molto anche la fase di accessibilità sia stradale che ferroviaria al terminal. Vado Ligure quindi si candida a essere un punto di imbarco/sbarco della merce che arriva con le grandi navi dalla Cina verso l’Europa e viceversa”.
È indubbio che un’interconnessione efficace tra l’iniziativa “Belt and Road” e “la costruzione dei porti al Nord” darà enorme impulso al futuro sviluppo del porto di Genova, e in tale prospettiva Signorini é pienamente fiducioso:
“Sulla base dei progetti e dei programmi esistenti, se saremo in grado di realizzarli in modo tempestivo, ed è per questo che abbiamo anche avviato la collaborazione con CCC, noi potremmo arrivare a trattare da qui a 4-5 anni circa il doppio dei volumi di traffico esistenti. Attualmente gestiamo 2,6 milioni di TEU, potremmo arrivare a 4,5-5 milioni. Avendo infrastrutture di un certo tipo, avendo delle vie di trasporto qualificate e avendo soggetti che detengono volumi di traffico molto significativi come COSCO, questa operazione è fattibile”.
In passato l’adesione del governo italiano all’iniziativa “Belt and Road” e la cooperazione tra il porto di Genova e le imprese cinesi erano stati posti in dubbio e addirittura contrastati. A tal proposito Signorini ha osservato che non vi sono aspetti da condannare nella cooperazione nel commercio e negli investimenti tra i due Paesi e non c’é alcun bisogno di preoccuparsi per la perdita del controllo di capitali strategici da parte italiana:
“Io parlo per il porto che presiedo. Direi che è di tutta evidenza che questo rischio non c’è a Genova e Savona. Noi qui abbiamo una decina di terminal, di cui tre molto forti e competitivi, ossia Vado, PRA (di Singapore) e MSC. Quand’anche uno di questi tre fosse gestito da aziende cinesi è evidente che c’è una competitività assoluta, quindi proprio Genova a mio parere non corre questo rischio. Avendo un programma di infrastrutture di un miliardo di euro, se un’azienda cinese dovesse curare la realizzazione di una di queste opere non vedo un pericolo. Francamente, non mi sembra che ci troviamo in una situazione di pericolo egemonico”.
In base al principio di consultazione, co-costruzione e condivisione, l’iniziativa “Belt and Road” sta portando enormi opportunità di sviluppo ai porti italiani quali quello di Genova. Signorini ha concluso dicendo che la cooperazione nel quadro “Belt and Road” permetterà a Italia e Cina di realizzare il win-win in sempre più settori:
“Ritengo che sia chiarissimo come si possa realizzare il win-win. Sono evidenti le sinergie commerciali tra le due aree. Noi parliamo di un porto su cui l’interscambio con il Far East pesa oggi per il 30%. La Cina sta tra il 20% e il 25%. Poi abbiamo parlato della seconda valenza, che è quella di collaborare sulle infrastrutture. Ce n’è una terza: calcoliamo che in questo momento in Cina ci siano circa 400 milioni di cinesi alfabetizzati digitalmente e anche con una capacità di spesa significativa. In Italia abbiamo molti brand poco conosciuti. Potrebbe essere un interesse comune di aziende cinesi e italiane realizzare una commercializzazione, una diffusione di questi brand, con un ulteriore beneficio per l’import-export tra questi due Paesi, anche con riferimento ad alcune aree produttive, ad esempio del Nord Italia, dove molte di queste aziende sono collocate. Come si vede ci sono vantaggi per entrambe le parti squisitamente commerciali. La mia visione su questo punto, che è anche quella di molti operatori italiani e cinesi, è molto chiara”.