BRI: connessione e sviluppo
L’antica Via della Seta partiva da Xi’an e arrivava fino a Roma: le due grandi civiltà, così, si guardavano da lontano.
Nel 2013, il presidente cinese Xi Jinping ha dato un nuovo significato alla Via della Seta, lanciando la “Belt and Road Initiative”, un progetto che mira a rafforzare i contatti tra i Paesi situati lungo il suo tracciato, promuovendo la circolazione libera e ordinata dell’economia, la distribuzione efficiente delle risorse e la profonda integrazione dei mercati, con l’obiettivo di costruire una comunità umana dalle responsabilità, dal futuro e dagli interessi condivisi.
La “B&R” porterà cambiamenti importanti in tutte le principali regioni del mondo. “È un grande progetto di cooperazione internazionale diretto a connettere economie e popoli. I principi del libero mercato, del multilateralismo e dello sviluppo sostenibile, alla base della ‘B&R’, sono da noi accolti con grande favore e condivisi”, ha dichiarato il ministro dell’Economia e delle Finanze italiano Giovanni Tria, il quale prosegue: “Sicuramente il progetto rappresenta un’opportunità che l’Italia vuole cogliere a tutti i livelli, sia sul piano economico che sul piano del nostro contributo a realizzare una grande area di coesistenza e collaborazione pacifica tra culture e popoli. D’altra parte la Via della Seta ha come terminale naturale e ideale proprio l’Italia e certamente noi ci candidiamo a essere il terminale principale della via marittima”.
È forte il desiderio dell’Italia di partecipare alla cooperazione internazionale instaurata nell’ambito della “BRI”. Il Bel Paese vuole infatti ritornare a occupare l’importante posizione di terminale dell’antica Via della Seta grazie ai vantaggi unici di cui gode.
Durante il Belt and Road Forum per la Cooperazione Internazionale organizzato a Pechino nel 2017, l'allora primo ministro italiano Paolo Gentiloni dichiarava che l’iniziativa “B&R” stava offrendo ai due Paesi maggiori opportunità di cooperazione. “L’Italia è leader mondiale nei settori dell'innovazione tecnologica e della produzione meccanica, e ha molta esperienza soprattutto nella costruzione delle infrastrutture, come quelle ferroviarie”.
Come ha affermato Gentiloni, nel 2017 la cooperazione sino-italiana in campo economico-commerciale ha raggiunto un nuovo livello: secondo un rapporto di ricerca pubblicato da SACE SIMEST, il periodo gennaio-ottobre 2017 ha segnato una crescita delle esportazioni pari a +7,7%, con la Cina che è diventata il principale mercato di sbocco delle esportazioni italiane. Nel primi 10 mesi del 2017, i beni esportati dalle imprese italiane in Cina hanno assicurato circa 11,1 miliardi di euro, con un incremento su base annua di 2,1 miliardi.
Sempre nel 2017, durante la visita del presidente italiano Sergio Mattarella in Cina, si sono tenuti a Pechino il Business Forum Italia-Cina e il Forum sino-italiano per la cooperazione economico-commerciale. In tale occasione, le due parti hanno considerato per la prima volta la “B&R” un tema di discussione, convenendo che questa iniziativa fornirà maggiori opportunità di investimento alle imprese di entrambi i Paesi.
Se analizziamo gli accordi siglati durante il forum, possiamo notare nuovi trend interessanti. Uno di questi riguarda l’estensione del raggio degli investimenti italiani in Cina, non più effettuati esclusivamente in metropoli come Pechino, Shanghai e Guangzhou, ma anche indirizzati verso altre città cinesi situate lungo la Nuova Via della Seta. Tra queste città c'è per esempio Chongqing, base importante dell’industria automobilistica nella Cina occidentale. Qui ha sede la nuova zona economica di Liangjiang, la prima nel suo genere istituita a livello nazionale nell’entroterra cinese. All’interno di quest'area c’è un parco industriale sino-italiano. Un altro esempio è l’accordo di cooperazione tra l’Italian Aerospace Network e il nuovo Parco ecologico sino-italiano istituito a Ningbo, un'importante città portuale nell’ambito del progetto della Via della Seta marittima.
Al contempo, le aziende presenti nelle città cinesi situate lungo la Silk Road si stanno muovendo attivamente verso l’estero: per esempio, la Gansu Gangtai Honding, azienda della provincia nordoccidentale del Gansu (zona di rilievo lungo l’antica Via della Seta), ha annunciato, di recente, l’acquisizione dell’85% del capitale di Buccellati Holding Italia S.p.a.
Durante la sua visita in Cina, il presidente Mattarella ha tenuto una bellissima conferenza alla Fudan University, lanciando l’idea di una “Nuova Via della Seta della conoscenza”, perché le nuove vie della seta sono infrastrutture, ma sono anche rapporti people to people e rapporti di collaborazione accademica e scientifica.
Questi fatti confermano che la Cina e l'Italia stanno portando avanti con vigore la cooperazione pragmatica instaurata nell'ambito della “Belt and Road Initiative”.
Storicamente, l’Italia rappresenta l’estremità occidentale della Via della Seta. Sul piano geografico, invece, l’Italia si trova nel cuore del Mediterraneo, dove si incontrano Europa, Asia e Africa. Il Bel Paese rappresenta il punto di intersezione del continente europeo con quello africano, due scacchieri con cui l’economia cinese è a stretto contatto. Sulla base di ciò, la “B&R” offre ai due Paesi una nuova piattaforma per l’esplorazione di mercati terzi.
Il 21 settembre 2018, il direttore della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma della RPC, He Lifeng, e il vice premier italiano, nonché ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, hanno firmato il “Protocollo d’intesa sulla cooperazione in Paesi terzi”, che segna l’istituzione di un meccanismo di cooperazione tra i due governi nei mercati terzi. Questa forma di collaborazione rappresenta un nuovo modello per la cooperazione internazionale tracciato dalla Cina, che connette in modo efficace la capacità produttiva della Repubblica Popolare e la tecnologia avanzata dei Paesi sviluppati con le esigenze dei Paesi in via di sviluppo.
Nel 2018, durante una sua visita in Cina, il sottosegretario allo Sviluppo economico italiano Michele Geraci ha dichiarato che: “La Silk Road nel mio immaginario comprende un po’ tutta l’Asia, tutta l’Europa e tutta l’Africa, quindi sono di particolare interesse tutte quelle che possono essere le cooperazioni tra Italia e Cina, per esempio, in Africa; questa è una geografia che guardiamo con interesse in aggiunta a quella dell’Asia centrale. Ci sono opportunità anche secondo le dimensioni dei settori industriali, quindi costruzioni, infrastrutture, trasporti, agroalimentare; a queste noi guardiamo con particolare interesse, salvo restando che a conclusione degli studi potrebbero emergere anche altre opportunità. Per il nostro governo, e penso un po’ per tutti, è importante stabilire delle cooperazioni in Africa affinché quest’ultima, forse per la prima volta nella storia, possa stabilizzarsi dal punto di vista economico e sociale. Penso questo sia un dovere dei Paesi sviluppati; aiutare l’Africa è nel nostro interesse anche per limitare questi flussi migratori che l’Europa non può contenere nella misura e nei numeri che l’Africa potrebbe avere in futuro. Dunque siamo molto concentrati sul far sì che l’Africa abbia uno sviluppo economico e sociale sostenibile non solo nel breve, ma anche nel lungo termine”.
In questa cooperazione concreta, le relazioni sino-italiane si sono costantemente rafforzate. Il 2020, anno del cinquantesimo anniversario dell’allacciamento dei rapporti diplomatici tra Cina e Italia, saluterà una nuova vetta nella storia dello sviluppo delle relazioni bilaterali. Nel 2019 si giunge nella fase finale del Tredicesimo piano quinquennale. Nell’ambito della “B&R”, una componente centrale di questo piano, la sanità, le tecnologie “green” e la sicurezza alimentare rappresentano aree prioritarie per la cooperazione: si tratta proprio di quei campi in cui l’Italia eccelle.
Il presidente dell'Associazione parlamentare amici della Cina, Vinicio Peluffo, ha osservato che in questa fase la Cina presta grande attenzione a uno sviluppo economico di alta qualità, altamente efficiente e sostenibile. “Questo scenario apre grandi opportunità di collaborazione con le aziende italiane di settore. In particolare, le nostre aziende possono puntare sullo sviluppo di alcuni settori innovativi (energie alternative, bioedilizia, geotermia, mobilità urbana) e sulla riconversione in chiave ecosostenibile di comparti tradizionali legati al manifatturiero (tecnologie per rendere efficienti le centrali a carbone e a gas, per il recupero di calore da processi industriali, ecc.)”.
Il presidente Peluffo ha inoltre sottolineato che, per cercare nuove opportunità, l’Italia deve prima di tutto costruire un modello di sviluppo più equilibrato e fondato maggiormente sulla domanda interna.
Sia da un punto di vista geografico che sul piano della cooperazione, la “BRI” tiene in grande considerazione la partecipazione dell’Italia, che, a sua volta, ha bisogno di questa iniziativa per rilanciare la propria economia. I risultati degli scambi bilaterali sono notevoli, ma per far diventare realtà le intenzioni di cooperazione e sfruttare i vantaggi di cui gode l’Italia sul piano geografico e tecnologico, occorrono decisioni più risolute, azioni più efficaci e uno sguardo più lungimirante.