[In altre parole] Le missioni aerospaziali cinesi: innovazioni e cooperazione
Lo scorso 5 giugno, la Cina ha lanciato in orbita tre taikonauti a bordo del velivolo Shenzhou-14. Partito dal Centro spaziale di Jiuquan, nel deserto del Gobi della Provincia del Gansu, il team ha poi raggiunto il modulo Tianhe della stazione spaziale cineseTiangong, la prima vera e propria stazione spaziale permanente, dopo le sperimentazioni condotte negli ultimi anni con i primi due prototipi.
I grandi passi in avanti compiuti negli ultimi venti anni dall'apparato aerospaziale cinese hanno indubbiamente aumentato la capacità tecnologica del Paese: basti soltanto pensare alla rete di comunicazione quantistica terra-satellite, la prima al mondo in assoluto, realizzata tra il 2016 e il 2021. Ne hanno tuttavia accresciuto anche la credibilità scientifica internazionale, favorendo una serie di programmi di cooperazione con agenzie straniere, tra cui l'ESA stessa.
Restando in Europa, Pechino ha portato avanti ricerche ed esperimenti congiunti nel campo dei satelliti scientifici con Svizzera, Italia, Austria e Regno Unito (oltre al Giappone). Nel dettaglio del nostro Paese, la Cina si è avvalsa della cooperazione dell'Agenzia Spaziale Italiana per lo sviluppo del Satellite Sperimentale di Monitoraggio Elettromagnetico Zhangheng-1, lanciato il 2 febbraio 2018.
Questo satellite è stato equipaggiato con il rilevatore di particelle d’alta energia (High Energetic Particle Detector, HEPD), sviluppato e costruito dall'Agenzia Spaziale Italiana, come parte del programma di cooperazione “Matteo Ricci”.