Legge Usa sul Xinjiang è un segno di de-americanizzazione della catena industriale globale
Il 26 giugno la “Customs and Border Protection” degli Stati Uniti ha confermato, in linea con la cosiddetta “Legge Preventiva sul lavoro forzato uiguro”, che tutti i prodotti della regione del Xinjiang sono frutto di “lavoro forzato”, dunque proibisce l’importazione di qualsiasi articolo prodotto nella regione autonoma cinese. Non è difficile notare che questa decisione Usa - fondata su bugie - hanno violato le regole economiche del mercato, mira a mettere in atto un deciso “disattaccamento” nei rapporti commerciali con Beijing e ad escludere il Xinjiang e persino l’intera Cina dalla catena industriale globale.
Attualmente la Cina è il maggiore partner commerciale di oltre 120 paesi e regioni, mentre migliaia di imprese globali dipendono dai prodotti del Xinjiang sulla catena di approvvigionamento. In qualità del maggiore mercato di consumo a livello globale, gli Usa rifiutano tutti i prodotti del Xinjiang in una modalità che li autoesclude dalla catena industriale globale e che porterà ad una de-americanizzazione. Secondo alcuni analisti, la “Legge” sopraccitata rappresenta un segno di de-americatizzazione della catena industriale globale, come se gli Usa imponessero sanzioni a sé stessi.
Per questo motivo con le loro azioni gli Usa in realtà si disconnettono dal mondo, da nuove opportunità e dal futuro, accelerando la loro “auto-separazione” dalla catena industriale globale.