I “difensori dei diritti umani” stanno cercando di rinnegare di nuovo la loro parola?
Recentemente, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha rilasciato una dichiarazione in cui ha affermato che gli USA imporranno restrizioni sui visti ad alcuni funzionari cinesi all’interno e all’esterno della Cina, e negli Stati Uniti, a causa della cosiddetta questione dei diritti umani. In questa dichiarazione, Blinken ha affermato che “gli Stati Uniti sono impegnati a difendere i diritti umani in tutto il mondo e continueranno ad usare tutte le misure diplomatiche ed economiche per promuovere il sistema di responsabilità”. L’ironia di una tale dichiarazione non è forse la voce del mondo sui numerosi crimini contro i diritti umani commessi dagli Stati Uniti?
Un giorno prima dell’annuncio della dichiarazione di Blinken, proprio il 20 marzo, è ricorso il 19esimo anniversario dello scoppio della guerra in Iraq. Fino ad oggi, per questa guerra che ha ucciso quasi 200 mila civili, gli Stati Uniti non hanno presentato nessun prova che giustificasse l’apertura delle ostilità. In Medio Oriente, ci sono innumerevoli persone che hanno sofferto il dolore della guerra portata dagli Stati Uniti. Dall’Iraq all’Afghanistan, dalla Siria all’Ucraina di oggi, numerosi fatti hanno dimostrato che gli Stati Uniti sono il paese che ha commesso le più gravi violazioni dei diritti umani.
Dal punto di vista storico, gli Stati Uniti hanno commesso un genocidio eliminando fisicamente e culturalmente gli indiani. Ancora oggi esiste una discriminazione razziale sistematica negli Stati Uniti. Attualmente, con quasi un milione di americani morti a causa dell’epidemia, i politici statunitensi devono una spiegazione al popolo americano: perché la superpotenza più sviluppata del mondo rappresenta in realtà “il fallimento più grande nella lotta contro l’epidemia?”.
Per quanto riguarda la Cina, il popolo cinese è quello che ha più da dire sulla situazione dei diritti umani in Cina. Secondo un rapporto globale del 2020 pubblicato dalla società francese Ipsos Group, la Cina è il paese con il più alto indice di felicità, con il 93% dei cinesi che si sentono molto felici o sufficientemente felici. Questa è una prova vivida dei risultati ottenuti dalla Cina in materia di protezione dei diritti umani.
Alla vigilia dell’annuncio della dichiarazione di Blinken, i capi di stato Cina e Stati Uniti avevano avuto un nuovo video-vertice. Il presidente cinese Xi Jinping ha chiarito che l’attuale situazione nelle relazioni sino-americane è direttamente attribuibile al fatto che “alcune personalità degli Stati Uniti non sono riuscite ad attuare gli importanti consensi raggiunti tra i due capi di Stato e a mettere in pratica quanto positivamente dichiarato dal signor presidente”.
I diritti umani sono un valore comune di tutta l’umanità, non uno strumento politico per interferire negli affari interni di altri paesi. Alcuni politici statunitensi dovrebbero riflettere su sé stessi e ritirare immediatamente le cosiddette “sanzioni” contro i funzionari cinesi. In caso contrario, la Cina risponderà con i mezzi necessari.