[In altre parole] Il 2022 visto dalla Cina, la democrazia popolare dell’intero processo

2022-03-09 11:17:08
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A marzo 2021 un emendamento alla Legge organica ed un altro al Regolamento interno dell'Assemblea nazionale del popolo hanno codificato questo concetto, che è stato arricchito del termine “renmin”, cioè popolo, da Xi Jinping durante il discorso tenuto il primo luglio a Piazza Tienanmen, in occasione del centenario di fondazione del PCC. Democrazia popolare dell’intero processo è quindi la nostra parola chiave di oggi.

Il 4 marzo scorso si è aperta a Pechino la Conferenza Consultiva Politica del Popolo cinese. Si tratta dell’organizzazione del Fronte Unito, il fronte patriottico del popolo cinese, che raccoglie membri in rappresentanza dei diversi settori della società, le organizzazioni sociali ed i rappresentanti delle regioni amministrative speciali di Hong Kong, Macao e Taiwan. Il 5 marzo sono iniziati, invece, i lavori dell’assemblea nazionale del popolo, che è la più alta istituzione legislativa della Cina. In questi giorni sono riuniti a Pechino circa 2900 deputati, che sono stati eletti dai rappresentanti delle strutture di base. I deputati delle assemblee provinciali e cittadini, sono invece eletti direttamente tramite un meccanismo di elezione diretta. Tra il 2016 e il 2017 più di 900 milioni di elettori hanno partecipato alle elezioni locali determinando, per partecipazione, il record delle elezioni dirette più grandi al mondo. Nel corso di queste elezioni sono stati eletti quasi 2,48 milioni di deputati.

Tra i membri della Conferenza Consultiva Politica e i deputati dell’Assemblea nazionale, troviamo i membri del partito comunista cinese, quelli degli altri partiti politici e gli indipendenti. Quattro anni fa, nel 2018 alla prima sessione del 13º comitato nazionale della conferenza consultiva politica del popolo cinese hanno partecipato oltre 2100 membri, il 60,2% dei quali non sono membri del PCC.

Se si vuole conoscere meglio la Cina è estremamente importante prestare attenzione alla Doppia Sessione ed agli esiti della sua discussione, perché fornisce una finestra per comprendere meglio qual è la direzione della politica cinese e come la sua peculiare forma di democrazia prende corpo.

Accanto a questo, non va dimenticato il cosiddetto sistema di democrazia di base: ossia forme di autogoverno che coinvolgono la popolazione nel proprio luogo di vita o di lavoro. A fine 2020, in tutti i 503.000 villaggi e nelle 112.000 strutture locali, sono stati eletti comitati di cittadini. Dall’inizio del processo di riforme di apertura la Cina ha avuto 12 elezioni dirette per le assemblee del Popolo a livello comunale e 11 elezioni dirette per quello di contea con una partecipazione popolare di circa il 90%. Questo aspetto è il terzo pilastro che, con l’assemblea del popolo ed il sistema di cooperazione multipartitica e consultiva, guidata dal partito comunista, rappresentano i perni su cui è incardinato il sistema di democrazia popolare dell’intero processo.

Per comprendere come la partecipazione dal basso dei cittadini viene recepita nel sistema decisionale cinese, consideriamo questo dato: l’anno scorso, l'ufficio di raccolta dei suggerimenti di Shanghai ha ricevuto più di 70.000 consigli dai suoi cittadini. Circa il 98,5% di questi suggerimenti sono stati adottati dai dipartimenti governativi competenti. Come era già accaduto a Noyan Rona, cittadino turco che lavora a Shanghai presso la Garanti Bank turca che nel 2018 ha fatto delle proposte in merito alla legge allora in discussione sull’imposta sul reddito individuale. La sua proposta, raccolta dal sotto-distretto di Hongqiao dove vive a Shanghai è approdata fino al livello nazionale, per essere poi adottata dal Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo, ad agosto dello stesso anno.

Altri consigli hanno riguardato proposte sulla raccolta differenziata, la vivibilità delle città o gli animali domestici, creando un intreccio tra funzione legislativa e consultiva degli organi preposti e ruolo attivo della cittadinanza, anche straniera.

Tutte queste strutture locali, unite alle cellule del pc, e dalle organizzazioni sociali, rappresentano inoltre una rete sociale pronta a mobilitarsi per fornire assistenza alla popolazione in casi di calamità. Lo abbiamo visto quando il COVID-19 a colpito la Cina: più di 4 milioni di lavoratori e 650.000 comunità locali si sono messe in moto per fornire aiuto diretto ed assistenza alla popolazione, gestire l’enorme massa di test screening a livello capillare e permettere quindi alle direttive centrali di essere pienamente attuate. Senza questa poderosa schiera di volontari, funzionari e membri di partito, sarebbe stato impossibile sconfiggere il virus in un arco di tempo così breve. E dall’intreccio di tutte queste questioni che noi riusciamo a comprendere cosa la Cina intenda con democrazia popolare dell’intero processo. La democrazia con caratteri cinesi assomma alla fase dell’elezione della delega anche l’autogoverno il controllo la vigilanza da parte dei cittadini dei lavoratori e la mobilitazione sociale. per spiegare questi aspetti il 4 dicembre scorso l’ufficio informazioni del Consiglio di Stato ha pubblicato il libro bianco “La democrazia in Cina”. e la discussione in corso da venerdì alla doppia sessione a proprio il compito di definire i contenuti peculiari della forma di democrazia cinese per questa fase storica.

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