Gli Stati Uniti devono fermare la persecuzione politica degli scienziati di origine cinese
Il 20 gennaio il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha ufficialmente lasciato cadere le accuse contro il professore cinese Chen Gang del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Chen è stato arrestato nella sua casa in Massachusetts a gennaio dello scorso anno. Gli Stati Uniti lo hanno accusato di non aver rivelato la presenza di una partnership con un’università cinese nel momento in cui aveva fatto domanda per una sovvenzione da parte del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti. Tuttavia, in una lettera aperta, il presidente del MIT L. Rafael Reif ha chiarito che la cooperazione e i rapporti di finanziamento del MIT con l’università partner cinese sono un atto ufficiale tra le due università. Centinaia di docenti e personale di MIT hanno anche firmato una lettera aperta per esprimere la loro solidarietà a Chen Gang.
Nel 2018, nel tentativo di contenere e ostacolare la Cina, gli Stati Uniti hanno lanciato la cosiddetta “China Initiative”, che richiede a 94 giurisdizioni statunitensi di presentare almeno una o due cause contro la Cina ogni anno. In assenza di nessuna prova reale, il governo statunitense ha palesemente imposto una “presunzione di colpevolezza” sugli scienziati di origine cinese. Quasi 2 mila accademici delle università di tutto il paese hanno scritto congiuntamente al procuratore generale degli Stati Uniti per protestare contro queste azioni.
Secondo quanto riportato, gli otto casi legati alla “China Initiative” sono stati ritirati, incluso il caso Chen Gang. Questa è una forte prova che la cosiddetta “China Initiative” non è altro che un maldestro strumento delle forze anti-cinesi negli Stati Uniti per contenere e colpire la Cina.
Il creare ostacoli ai normali scambi scientifici e di personale tra gli Stati Uniti e la Cina per scopi politici sta provocando non solo maggiori problemi alle relazioni Cina-Usa, ma anche un danno sostanziale all’innovazione tecnico-scientifica degli Stati Uniti. La rivista “The Atlantic” ha recentemente pubblicato un articolo in cui ha indicato che la “China Initiative” sta “creando un clima di paura che soffoca la legittima cooperazione scientifica”. Alcuni critici hanno anche sottolineato che quest’iniziativa ha messo in evidenza la mentalità distorta degli Stati Uniti verso la Cina e ha aggravato il già grave problema della discriminazione razziale nella società americana.
Recentemente, la Chinese American Federation ha organizzato una protesta per chiedere di fermare la “China Initiative”.
Di fronte a queste voci di opposizione, l’attuale amministrazione statunitense deve tracciare una linea chiara tra il suo operato e quello anti-cinese del suo predecessore, assumere una visione sana degli scambi scientifici e culturali tra le due parti, smettere di considerare la Cina un “nemico immaginario” e di abusare del potere giudiziario per molestare e ostacolare studenti e ricercatori cinesi negli Stati Uniti. Questa sarebbe una decisione saggia in favore degli interessi comuni di Cina e Stati Uniti.