Il risarcimento del "carcere nero" con tre anni di ritardo non può saldare il debito degli Usa sui diritti umani
Di recente il caso di Abu Zubaydah, noto come "prigioniero permanente", ha attirato ancora una volta l'attenzione del mondo a causa del un ritardo di tre anni nel pagamento del risarcimento.
Nel 2018, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che il governo lituano aveva consentito alla CIA di detenere Zubaydah nella propria "prigione nera", in violazione delle leggi europee che vietano l'uso della tortura, e ha chiesto al governo lituano di pagare a Zubaydah un compenso di 100.000 euro. Dopo tre anni di ritardo, il governo lituano ha annunciato il pagamento dell'indennizzo.
Dopo l'incidente dell'11 settembre 2001, gli Stati Uniti hanno istituito prigioni segrete all'estero, dove sono stati detenuti i cosiddetti “sospetti terroristi”, e torturati allo scopo di estorcere confessioni. Le "prigioni nere" degli Stati Uniti all’estero sono diventate sinonimo di violazioni dei diritti umani come la detenzione arbitraria negli Stati Uniti.
Non c'è da stupirsi che gli esperti dell’Onu per i diritti umani abbiano definito Guantanamo "un brutto capitolo di violazione sconsiderata dei diritti umani" da parte degli Stati Uniti.
Da questo è possibile vedere come nel dizionario dei politici di Washington non esiste la parola umanitarismo, ma solo egoismo politico e spregiudicatezza.