Il tentativo degli Usa di attaccare la Cina giocando la carta del Xinjiang fallirà
Recentemente la Cina ha annunciato che, in risposta alle sanzioni illegali messe in atto dagli Usa con il pretesto della protezione dei diritti umani nel Xinjiang ai danni di 4 funzionari cinesi, la Cina ha deciso di applicare sanzioni ritorsive in accordo alla legge dirette contro 4 membri della “Commission on International Religious Freedom” degli Usa.
Tali misure, giustificate dalla legge e dalla ragione, sono necessarie per rispondere a questo attacco mosso dagli Stati Uniti. Esse non hanno l’unico scopo di difendere la sovranità, la sicurezza e gli interessi di sviluppo del Paese, ma anche quello di salvaguardare il principio di non ingerenza negli affari interni di altre nazioni, mostrando la chiara volontà di respingere l’egemonismo e le politiche di potere.
Le cosiddette sanzioni degli Usa contro cittadini cinesi si fondano su bugie e informazioni false. Già da molto tempo la Cina ha spiegato la necessità di attuare misure preventive contro il terrorismo nel Xinjiang e la verità sullo sviluppo economico della regione. Tuttavia i politici statunitensi fingono di non vedere le verità, continuano ad assumere “attori” e a produrre delle vere e proprie messe in scena che distorcono la realtà della situazione sui diritti umani nel Xinjiang. Il loro scopo è quello di bloccare lo sviluppo regionale e di attaccare la Cina.
Le azioni degli Usa rappresentano una brutale ingerenza negli affari interni della Cina e insieme una violazione del Diritto internazionale e delle norme fondamentali che regolano i rapporti tra gli Stati. Inoltre, esse danneggiano gravemente il sistema internazionale che pone al centro le Nazioni Unite. La Cina hanno comunicato molte volte che la questione del Xinjiang è un affare interno nel quale gli Usa non hanno diritto né titolo per intervenire. Se gli Usa insisteranno nelle loro azioni sbagliate, la Cina dovrà necessariamente adottare misure in risposta. L’applicazione di queste ultime sanzioni ritorsive mostra nuovamente che la Cina fa che dice; per questo nessuno deve sottovalutare la determinazione e la volontà di difendere i suoi diretti legittimi.
In accordo alla lista dei sanzionati, pubblicata dalla Cina, le 4 persone interessato provengono tutte dalla “Commission on International Religious Freedom” degli Usa. Tale organizzazione mostra costantemente una posizione di pregiudizio nei confronti della Cina e pubblica rapporti con l’intenzione di diffamare la politica e la situazione religiosa per intervenire direttamente nella politica cinese.
Sulle questione del Xinjiang, la Cina non consentirà alcun tipo di ingerenza straniera, e il tentativo di attaccare il Paese giocando la carta del Xinjiang non potrà che rivelarsi un fallimento. Gli Usa sono chiamati ad annullare le sanzioni contro i funzionari cinesi e a sospendere ogni atto di ingerenza sia negli affari nel Xinjiang che nella politica cinese in generale. Se gli Usa continueranno a seguire questa strada sbagliata, la Cina sarà costretta a decidere nuove misure in accordo al cambiamento della situazione; tutti i “maestri dei diritti umani” intenzionati a ferire la sovranità, la sicurezza e gli interessi di sviluppo della Cina non potranno non rivelarsi per quello che sono: un gruppo di completi perdenti.